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Toro, onora la ‘settimana santa’

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Ci ha pensato un polacco, teoricamente lontano anni luce dai significati più profondi della storia del Toro, a dire la cosa più "da Toro" che si potesse in un momento così delicato della stagione: "E' iniziata la settimana...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Ci ha pensato un polacco, teoricamente lontano anni luce dai significati più profondi della storia del Toro, a dire la cosa più "da Toro" che si potesse in un momento così delicato della stagione: "E' iniziata la settimana santa". Che Kamil Glik fosse entrato nei cuori dei tifosi granata era rispauto ma nessuno si sarebbe mai aspettato che fosse proprio lui a suonare la carica in vista della sfida alla Juve con un'affermazione tanto semplice quanto evocativa e tale da risvegliare in noi tifosi quella viscerale "garra" emotiva che solo il derby porta con sé.

Diciamoci la verità, il morale con cui arriviamo alla sfida coi gobbi è molto basso: vuoi per le tre sconfitte nelle ultime quattro partite, vuoi per la valanga di gol subiti ultimamente, vuoi per la sensazione di fragilità che è emersa in questa fase difficile della stagione complice anche il calendario, vuoi per l'illusione probabilmente errata che saremmo arrivati a questo punto realmente salvi e perciò in grado di giocare con tutt'altro spirito, fatto sta che ci accingiamo ad ospitare per la prima volta i bianconeri a "casa nostra" con uno scarsissimo entusiasmo se non addirittura con un malcelato timore. Certo l'ipotesi tutt'altro che remota che sabato sera "quelli là" possano festeggiare la conquista dello scudetto sul nostro campo è il pensiero più atroce che un tifoso del Toro possa avere (forse pari solo all'ipotesi che un derby possa sancire una nostra retrocessione) e contribuisce a raffreddare la voglia di derby: il masochismo granata ha collezionato tantissime perle nel corso degli anni e questa rischia di essere una delle più incredibili se non la più incredibile. Comprensibile che qualche tifoso pensando di non reggere anche questa, preferisca evitarsi uno spettacolo a cui nessuno di noi in effetti vorrebbe assistere.

Ebbene, per voi, sfiduciati, c'è però una notizia: non è fuggendo che starete meglio. Anche se non andrete allo stadio, non guarderete la partita alla tv o cercherete di evitare l'argomento derby nei giorni successivi alla partita, sarà tutto inutile, perchè, in caso di sconfitta, nulla allevierà il dolore. Ecco allora quanto sono importanti le parole di Glik e quanto dovrebbero fare breccia nel cuore di tutti i tifosi, specialmente i più scoraggiati: "E' iniziata la settimana santa". E lo dice Kamil che a dicembre ha sperimentato sulla propria pelle come sia facile avere recriminazioni quando si sfida la Juve. Lui è un novizio eppure ha già tanti motivi di rivalsa: se li ha lui perchè non ricordarci di quelle tonnellate che abbiamo noi? Sì, siamo più deboli di loro, sì, potenzialmente ci possono asfaltare, sì, rischiamo la peggiore delle umiliazioni: e allora? E' forse una novità? Non è già successo in passato? Quante volte siamo partiti sulla carta non battuti ma stra-battuti? Tantissime, eppure non sempre è finita come la ragione avrebbe suggerito. Perchè il derby è una questione di cuore, di fede, non di testa, perchè se così' non fosse sarebbe meglio non scendere neppure in campo.

E' la settimana santa. E nonostante siano lustri che non vinciamo un derby e anni che non facciamo neanche un gol, è la settimana che meglio caratterizza l'essere granata. Quanto ci è mancata durante gli anni bui della serie B? Già solo questo dovrebbe essere sufficiente a non vedere l'ora che arrivi domenica. Ci hanno fatto fallire, hanno provato a farci sparire, hanno fiaccato la resistenza delle vecchie generazione e falcidiato la speranza delle nuove, eppure siamo qui, ancora una volta a giocarcela, alla faccia di quelle centinaia di milioni di euro di differenza nella rosa e delle migliaia di metri quadrati regalati alla Continassa. Non mi interessa come finirà, non mi interessa quanto male starò prima, durante e (forse) dopo. Conta esserci. E conterà esserci di nuovo il prossimo anno e poi quello dopo e quello dopo ancora, fino alla fine del calcio. Non si libereranno di noi tanto facilmente.

E' la settimana santa. E' un rito che si ripete uguale da più di un secolo, che per due volte all'anno ti mette davanti a quello che non vuoi essere e ti chiede di professare la tua fede granata con fermezza, senza esitazioni e senza dubbi. E' la catarsi totale, è l'occasione di provare a vincere le tue paure affrontando a viso aperto ciò che non ti piace e che non ti è mai piaciuto. C'è da soffrire? Sì. C'è da gioire? Può darsi. Quello che è certo è che, comunque vada, esci da quello stadio più forte nelle tue certezze: se è andata male, aumenta la tua voglia di rivalsa e di rivincita, se è andata bene, hai la consapevolezza che tutto sia possibile.

E' la settimana santa.

Glik lo ha capito, noi lo sappiamo da sempre.

 

Alessandro Costantino

Twitter: AleCostantino74

(Foto Dreosti)

  Redazione TN (foto Dreosti)    

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