Non abbiamo perso contro la Spal, ma l’amarezza di non aver vinto rilascia comunque un gusto sgradevole alle parole rimaste in bocca dopo la partita. In questi giorni di risultati clamorosi – dall’impresa della Fiorentina all’Atalanta, mai come quest’anno di esclusioni eccellenti, avremmo potuto lasciare le nostre ditate sulla Coppa Italia – volevamo vincere, farlo per due volte consecutive, tanto per prendere un po’ di confidenza con la classifica. E invece, pareggio. Il decimo pareggio. Noi abbiamo quella faccia lì, quella del pareggio, quella di chi non sfonda davanti, ma sa tenere blindato il portone dietro. Le chiavi di quel portone le hanno prese in consegna Sirigu e N’Koulou, una copia da sempre ce l’ha in tasca Moretti, un’altra per Izzo. Le rare volte che N’Koulou perde lucidità e traballa, tutto il Toro soffre di labirintite. Ma non cade. Si potrebbe provare a perdere volutamente l’equilibrio aizzando Izzo in attacco, Belotti a scrivere la sceneggiatura del centrocampo e Rincon a mordere le caviglie in difesa. Non segniamo. Boh, proprio non so cosa dovremmo inventarci per non assaggiare pareggi ma mangiare vittorie. Non segniamo.
columnist
Toro q.b.
Eppure la partita contro la Spal un retrogusto di Toro l’ha lasciato. Un po’ proprio per lo stesso sapore forte di N’Koulou, che dopo l’espulsione sente la necessità di alzare il dito su Instagram, avrei qualcosa da dire: mi spiace. Mi spiace di aver lasciato in inferiorità numerica la squadra e di aver chiesto ai compagni maggiore sforzo per coprire gli spazi che ho lasciato vuoti. Nicolas N’Koulou confessa di essere semplicemente un uomo quando scrive: ci sono giorni così.
Un uomo che partecipa all’onore di rappresentare qualcun altro, così come avverte l’ònere di averlo deluso.
Il mio Toro ha quel gusto lì, quello di chi non vanta i successi ma si rammarica per gli errori.
Ma davvero la partita è stata così violenta: più di 50 falli? L’arbitro ha fischiato di sì, e alla fine siamo rimasti in dieci.
Il gusto del Toro contro la Spal l’ho assaggiato poi guardando la panchina: Millico.
18 anni per 25 gol in 19 partite. Che golosità! È vero che siamo il paese dove i figli non diventano grandi mai, ma Millico lo spintonerei in campo con Iago, due esterni col Gallo in mezzo. Millico fa venire l’appetito di Toro ai bambini.
Il gusto buono del Toro me l’ha lasciato infine la panoramica sulla fetta ospiti della Spal: ma quante erano le maglie granata che urlavano e saltavano? Esserci. Nonostante tutto, esserci. Quell’ingrediente segreto Toro quanto basta, quello che o ce l’hai, o peggio per te, mangi altro.
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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