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Toro, quando la matematica è un’opinione

Più volte ho sottolineato su queste colonne il concetto che non c'è nulla di meno oggettivo ed estremamente opinabile quanto il discutere di calcio. E lo è ancor di più, a mio parere, se l'oggetto ne è il Toro,...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Più volte ho sottolineato su queste colonne il concetto che non c'è nulla di meno oggettivo ed estremamente opinabile quanto il discutere di calcio. E lo è ancor di più, a mio parere, se l'oggetto ne è il Toro, cioè una squadra che alcuni, come il sottoscritto, si ostinano a vedere e pensare come “differente” nel panorama calcistico nazionale e non.

 

NUMERI A FAVORE - Mi viene quindi da sorridere pensando a tutti i dati oggettivi che in questo momento danno pienamente ragione a Ventura ed alla società per il campionato sin qui portato avanti dalla squadra: 20 punti (21 sul campo non riesco proprio a dirlo, sa troppo di quelli là...), tredicesimo posto in classifica, sempre al di sopra delle ultime tre posizioni, sesta miglior difesa, sesta squadra per minor numero di sconfitte, differenza reti appena negativa. Se la  matematica non è un opinione, i numeri sono in gran parte dalla parte del Torino e giustificherebbero non dico entusiasmo, ma almeno del sano ottimismo e un buon livello di soddisfazione da parte dei tifosi. Ma, ahimè non è così. Larga parte dei tifosi, infatti, non riesce ad essere contenta del campionato dei granata e non solo per ragioni prettamente irrazionali tipiche del modo di pensare del “granata medio”. D'altronde se il “vincere è l'unica cosa che conta” di bonipertiana memoria non è un motto che dalle nostre parti ha mai fatto breccia, neppure il “perdere sì, ma in un certo modo” dev'essere l'unica lente sotto il quale valutare quest'insoddisfazione dei tifosi. Perdere “bene”, come ad esempio fu con l'Inter alla terza di andata può essere metabolizzato senza problema dai tifosi un paio di volte a stagione, ma ciò che non andrà mai giù alla gran parte di loro è pareggiare partite come quelle di Catania. Perchè in casa granata, da sempre, esistono pareggi che fanno più male delle sconfitte. Catania è uno di quelli, ma quello di Castellammare di Stabia dell'anno scorso per certi versi rende l'idea di quello che voglio dire. Lottare e perdere con onore è retorica obsoleta che non porta punti e non fa raggiungere obbiettivi vitali come la salvezza, ma non lottare affatto e raggranellare (con una buona dose di fortuna) qualcosina rappresenta però ciò che maggiormente il tifoso del Toro non vorrebbe proprio mai vedere dalla sua squadra. Si sa infatti che la realpolitik non ha mai stuzzicato la fantasia di noi granata, a meno che non fosse bilanciata  da altri fattori quali ad esempio una squadra stracolma di giovani del vivaio.

 

NUMERI CONTRO - Anche abbandonando il piano sentimentale, che a onor del vero spesso distorce la serenità del giudizio, scopriamo comunque che la matematica, sempre lei, può essere un'arma a doppio taglio i cui numeri a volte non danno per nulla ragione a Ventura e i suoi. Per stessa ammissione del mister dopo le sonore sconfitte col Parma e nel derby  fu detto che“l'uomo in più nel calcio moderno è un vantaggio troppo grande”, ergo giocare ottanta minuti su novanta in superiorità numerica e fare zero a zero mi sembra che non faccia per nulla tornare i conti. Nella trasferta di Venaria si rimase in dieci sul punteggio di parità e con la spinta psicologica positiva di un rigore subito ma non trasformato. A fine partita, con tre gol sul groppone, tutti, dall'allenatore ai giocatori, si affrettarono a dire che “di più proprio non si poteva fare”. Eppure qualcuno stranamente ci è riuscito. I numeri, infatti, ci dicono che domenica la Doria (non il Barcellona ma una squadra che, sempre i numeri, pongono al nostro livello), in quello stesso stadio ha avuto simil sorte con l'aggravante di trovarsi oltre che sotto di un uomo anche sotto di un gol. Eppure il risultato finale è stato decisamente diverso. Troppo facile cavarsela dicendo che ogni partita fa storia a sé e che Buffon fa un errore ogni morte di Papa: se non gli tiri almeno addosso, non potrà fare nemmeno quello...

 

COETANEI - Infine un'ultima considerazione: matador della gobba è stato un ragazzino di 19 anni che, per un'incredibile coincidenza, è coetaneo del nostro Diop. Il quale addosso a Buffon ci avrebbe tirato anche volentieri se avesse giocato un po' più che cinque minuti in tutto il girone d'andata. Certo l'argentino Icardi ha avuto spazio con continuità tra i titolari blucerchiati per l'infortunio di Maxi Lopez (mandando in tribuna lo stesso Pozzi che i dirigenti doriani ci vogliono rifilare valutandone la metà 2 milioni!) così come El Sharawi è esploso nel Milan (non nel Padova...) perchè Ibra è stato venduto al PSG, mentre al povero Diop è capitata la sfortuna di essere chiuso da “mostri sacri” come Meggiorini e Sgrigna. Delle due, allora, l'una: o conta la fortuna e al Toro stiamo freschi, o contano i numeri e purtroppo al Toro, come visto, non sempre i conti quadrano, dal momento che nel calcio tutto quanto, matematica compresa, è un'opinione!

 

Alessandro Costantino

Foto Dreosti

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