Che sciocchi a preoccuparci dell'immobilismo del mercato in entrata, della palese e grave mancanza di un centrocampista di qualità e quantità, della necessità di un difensore esperto, ma non a fine carriera, o dell'assenza di un sostituto, o all'occorrenza spalla, di Belotti. Ci aveva pensato il presidente Cairo, a margine della (benedetta) firma del contratto del Filadelfia, a tranquillizzarci tutti dicendo sostanzialmente che siamo a posto così. Cioè che qualcuno sarebbe ancora arrivato, ma trattasi di profili di secondo piano rispetto ai titolari già in rosa.
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Toro, quando l’Europa non è un azzardo…
Ammettendo che nessun presidente vada in giro a sbandierare le reali intenzioni di acquisto sul mercato per la propria squadra, c'è da dire che allo stesso tempo sarebbe meglio non farsi scappare cose che sono palesemente poco credibili e anche parecchio incompatibili con gli obbiettivi stagionali definiti insieme all'allenatore. Se Europa vuol essere, ci vogliono almeno tre rinforzi di livello medio alto, tre potenziali titolari, non tre riserve di complemento. Mihajlovic fa la sua parte e chiede, Cairo fa la sua parte e minimizza le necessità del suo allenatore. Strategia? Depistaggio? Possibile, infatti, di lì a poco è arrivato come per magia N'Koulou, giocatore di cui i giornali non avevano fatto menzione.
Brava la società a muoversi "sotto traccia" e prendere quasi a zero con un diritto di riscatto al limite del ridicolo un centrale di livello internazionale e che, giusto per smentire le parole del presidente, è a tutti gli effetti un titolare. Se N'Koulou sta bene, è in forma ed ha le giuste motivazioni, non vedo come non possa essere quel difensore che tutti i tifosi chiedevano a gran voce. Resta un dettaglio che non torna: i 25 (mal contati) milioni di euro che sarebbero a disposizione per il mercato al netto di future nuove cessioni. Con le valutazioni folli che caratterizzano questo periodo storico, non ultimi i 222 milioni pagati per Neymar, 25 milioni non sono una cifra ragguardevole, in effetti. Ma non sono nemmeno una cifra che ti obbliga ad aspettare i “saldi” di fine periodo o a prendere sempre e comunque giocatori svincolati o in prestito secco.
Alla fine è quasi legittimo domandarsi: ma il Toro società vuole davvero andarci in Europa oppure lo spera e basta? Se è vero quello che dice Cairo (“siamo a posto così sui titolari”) il dubbio che forse non sia proprio l'Europa l'obbiettivo stagionale c'è. I titolari dell'anno scorso sono quelli che hanno portato il Toro al nono posto, a dieci punti dall'Europa League. Come possono essere diventati quest'anno uno squadrone da primi sei piazzamenti? Si dirà che molti elementi sono maturati e pronti ad esplodere definitivamente (Baselli, Ljajic, Boye', Barreca, Acquah ecc.), che i nuovi sono qualitativamente ottimi (Sirigu, Lyanco, Berenguer, Bonifazi e ora N'koulou), che la filosofia di Mihajlovic ormai permea l'ambiente e che il gruppo è più coeso dell’anno scorso. Tutto vero, tutto giusto, ma il calcio, specialmente in Italia, ci insegna che la qualità globale della rosa nel lungo emerge (quasi) sempre perciò per stare nelle prime 6 mancano ancora due rinforzi di alto livello. Possiamo girarci attorno quanto vogliamo, portare gli esempi dell'Atalanta o del Chievo o dell’Udinese di anni fa, ma la sostanza resta quella. È un po' la differenza che c'è tra un campione di poker che partecipa ad un torneo o una persona qualunque che punta una fiche al casinò: entrambi sono azzardi, ma nel primo caso le possibilità di vincere sono decisamente più alte!
Bene quindi l'arrivo di N'Koulou che porta tanta qualità sebbene le modalità dell'operazione e la facilità con cui l'Olimpique Lione se ne sia sbarazzato facciano sorgere qualche legittimo dubbio. Quest'anno, però, non possono esserci scuse se non verrà allestita una squadra competitiva per puntare all’Europa: risorse, tempi e appeal di squadra ci sono. Chi afferma il contrario non è in buona fede. O è un pessimo giocatore d'azzardo.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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