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Toro, quanti insegnamenti dalla stagione dei record

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Occhi sgranata / Torna la rubrica di Vincenzo Chiarizia: "Questa annata potrebbe rappresentare il miglior insegnamento dal quale tutto l’ambiente Toro potrebbe trarre le opportune conclusioni"
Vincenzo Chiarizia

Il Toro ha chiuso la stagione alla grande, ma è innegabile che si sarebbe potuto fare molto meglio. Nonostante tutti i record battuti, in questo campionato il Toro avrebbe potuto tranquillamente ambire al quarto posto o addirittura essere al posto dell’Atalanta. Anche perché ad un certo punto della stagione il Toro aveva anche superato la formazione bergamasca. Molti punti si sono persi per errori arbitrali. Altri per prestazioni di squadra a dir poco sottotono ed altri per il frutto di scelte societarie che inevitabilmente hanno penalizzato la rosa del Toro. Senza voler fare a tutti i costi polemica, sin dalla cessione di Ljajic ho pensato che il Toro necessitasse di un giocatore dalla pari caratura tecnica in rosa. Anche il club la pensava così, tanto che arrivò Soriano che però in granata ha avuto una triste parentesi.

Tuttavia cedere l’ex Villareal al Bologna senza rimpiazzarlo, ha lasciato un buco tecnico e tattico nella rosa del Toro che in alcuni momenti si è fatta sentire. Tutti si aspettavano che a gennaio sarebbe arrivato qualcuno, ma così non è stato. Siamo sicuri che se il Toro avesse preso un centrocampista dai piedi buoni non ci avrebbe aiutato a raccogliere qualche punto in più? La certezza non ce l’avremo mai, ma è ovvio che un giocatore di qualità in più in mezzo al campo, in linea generale, porterebbe solo benefici per qualunque squadra di calcio. Per me avrebbe fatto comodo eccome! Inoltre la scelta di ridurre numericamente la rosa, a mio modo di vedere ha avuto anche i suoi effetti negativi. Ricordo ad esempio quando nella doppia trasferta romana, dopo il pareggio contro la Lazio il 29 dicembre 2018, il Toro tornò all’Olimpico contro la Roma con il centrocampo ridotto all’osso a causa di infortuni e squalifiche. Petrachi avrebbe avuto ben 20 giorni per ricorrere ai ripari, ma d’accordo con Mazzarri e la presidenza, si decise di non intervenire sul mercato. Contro i giallorossi Mazzarri schierò un inedito 3-4-3 con Ansaldi al fianco di Rincon. E’ vero che proprio loro hanno siglato i due gol del momentaneo pareggio, ma presentarsi a quel match con così poche alternative, non ha permesso al Toro i ricambi necessari per portare a casa almeno un punto. Se ci pensiamo quella partita è stata anche la nostra condanna a fine stagione perché dopo la vittoria della Lazio nella finale di Coppa Italia il Toro, sbagliando, non ci ha più creduto e ad Empoli è finita come sappiamo. Con un punto in più e due in meno alla Roma, probabilmente il Toro al Castellani avrebbe usato maggiormente la testa.

Tutto questo per dire che i 63 punti sono certamente frutto del buon lavoro societario, del mister e dei giocatori, ma è altrettanto vero che i rimpianti per la mancata qualificazione in Europa League, per non dire Champions League, sono allo stesso modo da ripartire tra tutti gli attori coinvolti.

Dunque c’è ora da pianificare la nuova stagione. Napoli Atalanta e Torino sono le uniche tre squadre tra le prime dieci ad avere la certezza della guida tecnica per la prossima stagione e questo è indubbiamente un aspetto positivo visto che il rapporto tra squadra e tecnico è qualcosa che si struttura e consolida con il tempo. Va però definita la posizione al più presto del direttore sportivo. Cairo deve sciogliere le riserve perché pur comprendendo la volontà del patron granata di ottenere il massimo (Cangiano dalla Roma?) come indennizzo per liberare Petrachi, sarebbe opportuno definire chi dovrà occuparsi del mercato del Toro, per consentire almeno un confronto proficuo tra tecnico e direttore sportivo per pianificare la costruzione della rosa. E’ vero che la rosa è già ampiamente costruita, ma occorre capire quali saranno le pedine da prendere per consolidarla. Tra i confermati resto dubbioso sul riscatto di Ola Aina, annunciato imminente dal presidente Cairo, ma non ancora ufficializzato. L’anglo-nigeriano pur avendo fatto vedere buone cose, ha anche avuto delle amnesie che sono costate care al Toro. Ricordo ad esempio la dormita su Zaniolo all’Olimpico di Roma o il patatrac sul gol del vantaggio empolese al Castellani. Più che riscattare Ola Aina, avrei preferito puntare su Di Lorenzo, per il quale però il Napoli si è mosso in netto anticipo.

Ad ogni modo qualunque cosa deciderà la società, l’importante è che tenga in considerazione la stagione appena conclusa. Questa annata potrebbe rappresentare il miglior insegnamento dal quale tutto l’ambiente Toro potrebbe trarre le opportune conclusioni. Sono evidenti gli errori, ma anche quanto di buono è stato fatto è sotto gli occhi di tutti, basta solo evitare di perseverare negli sbagli ed insistere sugli aspetti positivi. Solo così potremmo crescere nel tempo.

 

Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.

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