29 settembre 2013, si giocava il derby. Le tifoserie erano agli ingressi dello stadio a scaldare le corde vocali per supportare la propria squadra, i giocatori erano in campo per il riscaldamento e per trovare la giusta concentrazione. Gli allenatori prendevano posto nelle rispettive panchine studiando i movimenti dei propri uomini. Smartphone, tablet e pc erano tutti freschi di carica per seguire in diretta la partita e commentare in tempo reale con tweet, hashtag e chi più ne ha più ne metta. Tutto era pronto per l’inizio del derby più vecchio d’Italia, nella sua versione più complessa. Eh sì, perché, non so voi, ma io ho visto quattro derby in contemporanea domenica. Uno, quello classico (che detto così sembra quasi una noiosa banalità), giocato sul campo 11 contro 11, palla al centro. Il secondo, giocato tra le panchine, tra due allenatori molto esperti, molto criticati. Il terzo, tra le due curve, molto suggestivo, coinvolgente, quasi una linea invisibile che rimbalzava sul campo a mezz’aria da una curva all’altra, a suon di canti, cori più o meno appropriati ed eleganti, ma sicuramente aggreganti. Il quarto, il più “all’avanguardia”, quello giocato sui social network: una battaglia in pochi caratteri, tra i tifosi delle due squadre, se non addirittura fra le società stesse. Una cosa impensabile fino a qualche anno fa, quando il calcio era solo un campo verde, un pallone, 22 uomini e migliaia di tifosi, lì, a fianco dei loro idoli, fisicamente, non “virtualmente”. Ora, non voglio fare la solita “bacchettona”, anche perché sono io la prima a sfruttare i social network per espandere l’esperienza calcistica oltre lo stadio e commentare le partite con altri tifosi, però credo ci sia un limite da non oltrepassare. Credo che, nonostante tutto, sia sempre meglio viverla una partita e non pensare subito a come commentarla per far colpo su amici e follower. Credo che se il calcio ti piace davvero, lo vuoi assaporare dal vivo e non dietro uno schermo. Credo che sia sempre meglio far due chiacchiere sulla partita al bar o per strada, piuttosto che dietro una tastiera. Credo anche che sia giusto unire le due cose, campo e social network, per arricchire l’esperienza, ma forse ogni tanto è giusto ritornare nostalgicamente al buon vecchio modo di guardare il derby: tutti insieme allo stadio, abbracciati a cantare. Così, per riassaporare quella genuinità che a volte manca, ma che profuma di “Derby della Mole”, il derby storico d’Italia! Roberta Picco (foto Dreosti)Segui @roberta_picco
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Toro, quattro derby in uno
29 settembre 2013, si giocava il derby. Le tifoserie erano agli ingressi dello stadio a scaldare le corde vocali per supportare la propria squadra, i giocatori erano in campo per il riscaldamento e per trovare la giusta concentrazione. Gli...
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