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columnist
Alzi la mano chi, in queste ultime giornate, non ha mai pensato: “se le partite fossero finite qualche minuto prima…”. Ahimè, credo sia stato il pensiero di molti tifosi granata. Cagliari, Napoli, Fiorentina, Juventus, solo per citare alcune delle partite rovinate negli ultimi minuti. Ma cosa diamine succede in quegli ultimi minuti? L’ho notato soprattutto nell’ultimo match, il derby, dove ogni emozione è amplificata ai massimi livelli. Dopo quella rete di Vidal, la fine. Il silenzio attonito dei tifosi granata sovrastava le urla degli altri, un’atmosfera surreale circondava l’Olimpico. Nessuno ci voleva credere, quel derby poteva tranquillamente uscire in pareggio, i ragazzi di Ventura avevano dato tutto e ce la stavamo giocando bene. Qualcuno sicuramente avrà sognato una vittoria all’ultimo minuto, una vittoria granata. Ma dopo quel gol tutto è cambiato, gli occhi di tutti sembravano essersi spenti totalmente, è come se gli avessimo lasciato carta bianca da quel momento in avanti. L’umore era sotto terra, è comprensibile, ma la cosa che mi ha fatto più arrabbiare è che noi tifosi, che abbiamo il dovere di sostenere i nostri giocatori, abbiamo gettato la spugna: perché? Perché non ci siamo messi a urlare qualcosa del tipo: “Dai ragazzi, la partita non è ancora finita!”? Siamo stati lì, paralizzati, increduli, ma bisognava reagire, subito! Si poteva forse evitare il raddoppio dei bianconeri, perché, come hanno segnato loro in quei pochi minuti, potevamo farlo anche noi. È come se ci fosse un blocco mentale per cui le altre squadre possono beffarci all’ultimo, ma noi no… e perché? Abbiamo dimostrato più di una volta di saper salvare il risultato, ad esempio con il gol del Capitano al 94’ contro il Bologna, quindi perché non essere fiduciosi in queste capacità? Va bene, stiamo parlando di una squadra che lotta per la salvezza, non di certo di una squadra da Champions, ma è un gruppo che ha dimostrato di saper fare molto e che merita fiducia da parte dei suoi tifosi. Forse, una fiducia che potrebbe dargli quel poco di grinta in più per superare indenni gli ultimi minuti delle partite. Ultimi minuti che se, ipoteticamente, potessimo cancellare, cambierebbero totalmente lo scenario spaventoso in cui ci troviamo ora. La curva ha dimostrato, con la bellissima coreografia, di saper mettere il cuore in campo, di saper essere il dodicesimo giocatore, ma ora c’è bisogno di fare ancora di più e possiamo farlo, a costo di rimanere senza voce. Nelle prossime giornate ci giochiamo tutto e dobbiamo far vedere che i granata, giocatori e tifosi, sanno mettere tutto in campo, cuore, testa e corpo, fino all’ultimo secondo, fino al rientro negli spogliatoi, già che ci siamo. Roberta Picco (foto Dreosti)
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