C'è fiducia. C'è fiducia più che "intorno" al Toro, "dentro" al Toro e questo è un ottimo punto di partenza . In un mondo del calcio in cui normalmente si tende a "volare bassi", nelle interviste ufficiali dei nostri calciatori è addirittura stata sdoganata la parola Europa (da Tameze) e anche gente dal profilo solitamente molto basso come Rodriguez si è sbilanciata dicendo che "si può fare meglio dell'anno passato". Se le sensazioni, quindi, sono buone dall'interno, cioè da chi vive quotidianamente lo spogliatoio, significa che, appunto, c'è fiducia nel gruppo squadra per una stagione positiva e questo non può che farmi stare relativamente tranquillo. Dall'esterno, però, la situazione appare può poi leggermente diversa. Il tifoso del Toro, me compreso, vive ormai da tanti anni sul chi va là, scottato da troppe promesse non mantenute e, in certi casi, nemmeno doverosamente abbozzate da chi è al timone. Il mercato è ancora lungo e se questo rincuora in ottica di rafforzamento della rosa vista la necessità assoluta in di prendere ancora un trequartista, un esterno e, io aggiungerei, anche una punta sana fisicamente e che sappia fare anche gol (non Petagna, quindi, per capirci), dall'altro l'incubo di perdere Ricci o Schuurs rimarrà vivo fino alla chiusura delle trattative. È il nostro supplizio ad ogni sessione da tanti anni a questa parte: non si sogna chi potrebbe arrivare, ma si hanno gli incubi su chi potrebbe partire.
Il granata della porta accanto
Toro, quella “forchetta” troppo grande e rischiosa
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Il concetto è che gli equilibri della serie A sono talmente fragili che qualunque variabile, quindi anche quelle legata al mercato, può incidere nel definire una stagione sopra le righe o una decisamente più complicata. Lasciando perdere le prime solite sei/sette squadre per le quali una stagione storta può significare alla peggio un piazzamento fuori dall'Europa, ma comunque lì a ridosso, per la maggior parte degli altri team la forchetta del risultato finale è talmente ampia che tutto si gioca anche sui minimi dettagli. Torino, Bologna, Udinese, Sassuolo, Fiorentina vivono situazioni che cambiano di anno in anno e portano queste squadre a piazzarsi in range che svariano dalla lotta per l'Europa alla lotta per la retrocessione. Scenari, quindi, molto diversi fra loro e spesso causati da dinamiche particolarmente positive o particolarmente negative difficilmente ipotizzabili ad inizio stagione. Per dire, se Arnautovic imbrocca la stagione da 30 gol magari il Bologna va in Europa, così come se l'Udinese sbaglia a sostituire un paio di giocatori importanti che sistematicamente vende per monetizzare ecco che magari rischia di retrocedere. E infatti anche il Toro ha vissuto questi alti e bassi nonostante avesse rose sulla carta più o meno dello stesso livello, rischiando la B due anni di seguito e centrando l'Europa la stagione precedente.
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Va poi considerato che quest'anno, a parte il Frosinone che sembra la cenerentola di questa serie A, con il ritorno di Cagliari e Genoa il livello sembra essersi alzato ulteriormente contando anche che realtà come Salernitana ed Empoli si sono consolidate. Ci sarà dunque da partire bene e poi prendere consapevolezza della propria forza durante la stagione per provare a giocarsi le chance di un piazzamento europeo. Al netto ovviamente di mille variabili che possono scombinare i piani: resteranno Ricci e Schuurs? Si ripeterà Sanabria in fase realizzativa? Saprà Ilic crescere come Juric prevede? Vlasic senza il Mondiale di mezzo terrà un rendimento costante e alto per gran parte della stagione? Pellegri sarà una risorsa finalmente o il solito "titolare" in infermeria? Buongiorno si confermerà leader in campo? Bellanova esploderà come tutti si aspettano? Milinkovic Savic migliorerà ulteriormente o sarà sempre un portiere incompiuto come è al momento? Dalle risposte positive o negative a questi e a mille altri quesiti verrà fuori la fisionomia della stagione del Torino. I giocatori sembrano credere nella possibilità di fare un campionato tendente alla parte nobile della "forchetta". Se ci credono loro, siamo autorizzati a crederci anche noi?
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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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