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Toro, quell’ottimismo stroncato dagli zero gol

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Il Granata della Porta Accanto / Risultati accettabili, qualche nota positiva, ma la sterilità offensiva e di manovra preoccupa davvero tanto
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Nella settimana del ritorno in Europa dopo vent'anni, gli entusiasmi del popolo granata si erano leggermente sopiti dopo la brutta prestazione offerta dal Toro in quel di Marassi versione blucerchiata. Squadra molle, senza idee e senza nerbo, il Torino aveva lasciato l'amaro in bocca a moltissimi tifosi proprio per questi motivi più che per la sconfitta in sè.

In fondo a ben vedere i risultati di inizio stagione sono in linea con gli obbiettivi della società: raggiunto con qualche affanno di troppo il gironcino di Europa League, i granata hanno cominciato il campionato con un buon pari condito da rammarico al cospetto di un Inter vogliosa di rientrare nelle prime tre della A. Anche la sconfitta con la Samp tutto sommato può starci se vogliamo pronosticare i blucerchiati da parte sinistra della classifica, mentre il pari di Bruges è un ottimo risultato considerando che, a detta dello stesso Ventura, i belgi sono la squadra più forte del nostro girone.

Allora perchè l'umore della piazza non è proprio quello dei migliori?

La spiegazione è molto semplice e sta nella fredda ma impietosa statistica che recita: zero gol su azione nelle ultime cinque partite. A questo aggiungerei un po' impietosamente la considerazione che Viviano e Ryan escono dalle sfide col Torino con un s.v. in pagella. Il massimo dell'umiliazione per un attacco...

Non è questione di voler fare le cassandre di turno, nè di essere quelli mai soddisfatti. L'impressione che si ricava dal Toro 2014-2015 è quello di una squadra profondamente rinnovata che non ha ancora trovato i giusti meccanismi perchè le nuove pedine inserite nella rosa di Ventura non si sono ancora adattate al collaudato stile di gioco faticosamente messo in piedi durante la scorsa stagione. Già solo per la natura degli interpreti l'attacco ha cambiato in toto i propri movimenti e in secondo luogo gli attaccanti non sembrano finora essere stati all'altezza dei propri predecessori. Quagliarella cerca con troppa insistenza il tiro dalla distanza ed è poco reattivo con la palla tra i piedi facendosi spessissimo rubare la sfera, Amauri lotta ma anche lui non riesce a tener palla e a far salire come dovrebbe la squadra. Martinez ha giocato pochi spezzoni ed è sembrato propositivo, ma non ancora decisivo. Su Larrondo e Barreto purtroppo i giudizi sono unanimamente negativi e francamente sembra che i due giocatori si stiano giocando male gli ultimi crediti che hanno con la tifoseria granata.

Se una squadra in cinque gare fa meno di cinque tiri in porta significa che la colpa non è solo degli attaccanti ma anche dei centrocampisti che non sono stati in grado di mettere in condizione le punte di fare il proprio "dovere". Il centrocampo granata ad oggi sembra un cantiere in fermento. Non si capisce chi sono i titolari e, comunque, i presunti tali (vedi Nocerino) non stanno offrendo prestazioni all'altezza, cioè non sanno creare una mole di gioco sufficiente, nè finora sono stati in grado di sfruttare i propri inserimenti in zona gol.

L'unico reparto che sembra reggere è la difesa sebbene anche qui qualche scricchiolio si sia sentito in svariate occasioni. Bene Pontus Jansson che all'esordio assoluto nella partita coi belgi ha offerto una prestazione autoritaria ricordando in qualche frangente al sottoscritto capitan Glik, forse addirittura con un tasso tecnico più elevato rispetto al Glik della prima stagione in granata. Da rivedere Gaston Silva, mentre non sono d'accordo con chi non dà la sufficienza a Molinaro che invece mi pare che il suo lo faccia e pure qualcosa in più.

In definitiva non è il caso di lanciare un allarme rosso perchè i risultati non dicono quello e nel calcio alla fine della fiera sono loro che contano. Ma l'ottimismo con il quale di solito ci si approccia alle prime partite di una nuova stagione pare seriamente incrinato dalle performance offensive di questa squadra. Sostituire Cerci e Immobile non è sicuramente facile, ma trovarsi nella situazione paradossalmente opposta di una tale sterilità offensiva come quella palesata dal Toro in queste prime uscite mette a dura prova anche le menti di più ampie vedute e i soggetti affetti da inguaribile ottimismo. Cerchiamo già dalla partita col Verona di sporcare i guantoni del portiere scaligero o lasciarglieli intonsi, ma costringerlo a piegarsi più volte per raccogliere i palloni nella propria rete.

Alla fine la miglior medicina di tutte nel calcio è sempre il gol: quello sì che mette le ali!

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