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Quattro punti nelle prossime sei partite. Il campionato 2012/13 volge al termine: per i granata il traguardo della salvezza non è poi così lontano. Certo le ultime prestazioni dei ragazzi di Ventura sono state a dir poco contradditorie. MA IL PROGETTO C'E' SEMPRE O ... - Sono prestazioni che dovrebbero far meditare qualcuno in società. Su cosa? Ma sui vistosi cali di concentrazione che condizionano la squadra! Un dato su tutti spiega cosa intendo dire: 19 gol presi su 45 negli ultimi dieci minuti in 32 gare. Preoccupante, direi! L'equilibrio regna sovrano in un torneo dove in fondo fra la quart'ultima e la quarta non c'è poi troppa differenza. Mai però che questo Toro riesca a concretizzare momenti di grande gioco, di superiorità su avversari alla corda: perchè? Chi scende in campo è davvero concentrato sulle consegne che gli dà Ventura, oppure l'agitazione, l'ansia, una certa mancanza di fiducia nei suoi mezzi rischiano di compromettere la sua prestazione mandando a picco le aspettative dei compagni, del mister e del suo pubblico? Allenatore e giocatori, di fronte al direttore sportivo e al presidente, si parlino una volta per tutte lontani da occhi indiscreti. Tu sei confermato, tu invece si sa già che te ne andrai, tu devi dare il massimo se vuoi restare, tu in allenamento devi dare di più, ecc. ecc. Ammesso poi che i responsabili della prima squadra e quelli del settore giovanile si parlino, caro Gianluca Petrachi, a fine campionato si deve dare spazio o no a qualche giovane fra quelli valorizzati alla grande da Moreno Longo in questa stagione? Insomma, che ne è del tanto sbandierato progetto che dovrebbe riportare il Toro nelle posizioni che gli spettano: cioè al vertice del calcio italiano? TORO-ROMA, QUANTI RIMPIANTI! - Che Roma abbiamo visto domenica? Cinica, spietata, ma anche molto fortunata! I giallorossi, passati di colpo da un integralista del 4-3-3 come Zeman a un saggio e preparato mister proveniente dal vivaio come Andreazzoli, non potevano che migliorarsi. Abile la mossa di schierare due terzinoni sulla destra del fronte offensivo granata per bloccare come in una partita di scacchi le due Frecce Granata Darmian e Cerci. Al 10° però i due si scatenano e mettono nell'area piccola sotto la Primavera un pallone che andrebbe solo spinto in rete da Bianchi o Meggiorini ... se solo uno dei due avesse seguito più attentamente l'azione! Ci pensa invece Bradley, nuovo eroe di uno spot televisivo a fianco del Pupone, a liberare alla bell'è meglio. Sembra una gara equilibrata: e invece ... beh, se ti perdi uno come Osvaldo, cioè l'attaccante avversario più pericoloso, uno che quando vede granata non si fa pregare due volte pur di timbrare il cartellino, la frittata è fatta! Un innocuo traversone sul secondo palo dopo un innocuo corner battuto a due tocchi a metà primo tempo: Ogbonna spinto maliziosamente e l'estroso bomber argentino di testa infila Gillet fattosi pescare completamente fuori posizione. Ci pensa capitan Bianchi, giunto al 76° sigillo in serie A con la maglia granata, decimo in questo campionato giocato a spizzichi e bocconi, a rimettere a posto le cose. E' un gol alla Bianchi: testarda la sua determinazione a portar via sotto il naso di Burdisso e Castan la sfera a due passi dalla linea di porta, e conseguente cannonata liberatoria sotto la Primavera. Il Toro senza Rolly? Mamma mia, non fatemici pensare! Di lì in poi è Cerci contro tutti: Alessio si dà un gran daffare contro la società dov'è cresciuto. Due legni colpiti su punizione, l'ultimo dei quali dopo una deviazione che ha del miracoloso dell'olandese Stekelenburg. Neanche un minuto dopo arriva il gollasso dell'ex River Plate Eric Lamela: tiro delizioso d'interno sinistro dai 25 metri da destra, con Salvatore Masiello nell'occasione spettatore non pagante. Finirà 2-1 per gli ospiti, malgrado il forcing finale - ah quel salvataggio incredibile su Jonathas a pochi centimetri dalla linea di porta all'88°! - e il tifo commovente di tutti i 20mila presenti sugli spalti. Quanti rimpianti per un'altra occasione perduta di fare punti contro una grande! VALDERRAMA PERCHE'? - "Cambiano tante cose nel calcio, tra un po' arriverà addirittura l'occhio elettronico in campo: così anch'io ho cambiato look!": l'11 marzo 2013 un irriconoscibile Carlos Valderrama (nella foto), estroso centrocampista della Colombia, ha annunciato urbi et orbi di aver rinunciato per sempre alla sua monumentale capigliatura stile afro. Classe 1961, calciatore sudamericano dell'anno nel 1987 e nel 1993, più che per la sua tecnica raffinata il buon Carlos terminò di giocare nel 2002 con la divisa granata dei Colorado Rapids nella Major League statunitense. Ce lo ricorderemo sempre così: baffoni neri e capelli riccioluti biondo cenere, fisico un po' imponente e, al di là di un bagaglio tecnico decisamente al di sopra della media, un eterno caracollare da un'area di rigore a un'altra. Valderrama per tre mondiali - Italia 90, Stati uniti 94 e Francia 98 - riempiva le nostre televisioni col suo aspetto, diciamo così, leggermente imbarazzante. Valderrama senza quella chioma? E se adesso in Italia un certo Antonio Conte ... Renato Tubère
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