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columnist
di Guido Regis
Ce l’aspettavamo. Non credo che “l’amico Rizzoli” abbia letto il mio articolo prima dello spareggio con il Brescia ne abbia voluto farmi un regalo per consolidare un superego di cui sono ampiamente fornito ed un senso di onniscienza e preveggenza che tale non è, riproponendo alla lettera il film della partita già da me, e non solo da me scritto.
Continuerò a ripetere che è sufficiente osservare con attenzione ed analizzare con un minimo di obbiettiva intelligenza i comportamenti ed i fatti per “prevedere”. D’altronde ogni scoperta scientifica nasce dall’osservazione attenta dei fenomeni della natura, e la psiche umana che nel calcio si manifesta e lo governa sostanzialmente come in tutte le altre forme di aggregazione sociale, è un fenomeno della natura.
Quanto è accaduto per l’appunto non ci ha colti di sorpresa; prova ne sia il fatto che durante tragitto di ritorno dal Rigamonti al parcheggio autostradale, stipati come bestiame sui bus di linea, nei più non si avvertiva disperazione ne tristezza, sentimenti apparentemente più consoni all’accaduto, ma una euforica rassegnazione, già rivolta a pensieri di ricostruzione.
Forse hanno patito maggiormente quelli che sono rimasti a casa, ma anche da costoro nel giro di poche ore ho avvertito un immediato desiderio di ripartire con ancora più entusiasmo e fiducia di prima.
Penso che tutto ciò non sia casuale, indipendentemente dalla nota ed impareggiabile forza della tifoseria granata nel superare le avversità senza farsi minimamente scalfire nelle sue giuste convinzioni di essere comunque e sempre sul tetto del mondo in quanto a sostegno, storia e tradizione ( I Granata sono qua, non importa dove il Toro giocherà – Da Madrid a Licata, fieri d’essere Granata) .
Penso e spero ci sia qualcosa di più questa volta.
Ricordo le prime frecciate diventate per l’appunto recentemente “bisturate” quando dopo la prima ( e per ora unica) esaltante promozione dell’era Cairo, si iniziarono ad intravvedere i segni dell’inesperienza e forse anche della spocchia di chi pensava di sbancare il banco al primo colpo, dimenticando in breve tempo quale squadra e con essa quale tifoseria e quali principi fossero stati “acquistati”.
Non so e non voglio più rivangare se il Pres. sia stato consigliato male, forse preso in giro; sta di fatto che raramente ho proferito ma anche letto corali commenti di entusiasmo convinto da allora. Bene o male tutti abbiamo saputo leggere le avvisaglie del fallimento, immancabilmente verificatosi. Talvolta, in questi anni, alcuni me compreso, hanno provato a non essere negativi, ma più per, come dire, cercare di dare una spinta che per reale convinzione. Così è stato anche all’inizio di questo campionato. La conferma di Foschi non mi faceva impazzire ma l’ho accettata non vedendo altre prospettive all’orizzonte, Colantuono non mi andava giù ( “Camola forever” scrissi) ma soprattutto lo zuccone di Guidonia capitano ed una solo parziale epurazione delle zavorre della squadra appena retrocessa mi avevano indotto a promuovere lo sciopero dell’abbonamento, oltre che una campagna contro il foraggiamento dei diritti televisivi da parte della tifoseria granata ( gli undici goal validi annullati e gli altri regalini che ci hanno fatto anche quest’anno è bene che non finiscano presto in una debole memoria remota). Penso che in modo diverso tutti bene o male avevamo i nostri validi motivi per non credere che si fosse intrapresa la strada giusta, anzi. Come sempre i fatti ci hanno dato ragione.
Ma a gennaio sembra essere finalmente accaduto qualcosa di positivo e, l’ho già scritto, il merito è di tutti, dalle “più che folcloristiche” proteste alla SISPORT o in un ristorante di alcuni ragazzi della Maratona, ai silenzi allo stadio, ai cori senza Maratona di chi normalmente tifa poco o nulla, agli articoli più o meno pertinenti sui forum e sui siti ( la carta stampata , scusate, ma proprio non riesco a mettercela anche quando si esprime con penne “indiscutibili”) fino alla apparentemente definitiva presa di coscienza degli errori commessi di un Papa Urbano, sprofondato negli inferi del gradimento. Forse ci ha messo lo zampino anche un po’ il destino che proprio sempre avverso non è ( Petrachi onestamente non saprei dove inserirlo se non nella casualità favorevole di una scelta del presidente finalmente azzeccata). Peccato che la stagione calcistica non inizi a gennaio, ne finisca con l’anno solare. Probabilmente se così fosse stato in A ci saremmo andati diretti, ma forse anche con Camola allenatore sarebbe accaduto, o se non fosse stato esonerato temporaneamente Colantuono, o se avessimo insistito con Beretta, o se o ma………dei se e dei ma ne son piene le fosse, è noto.
Capitolo chiuso in sostanza, ma fatti che parlano: il fallimento di questa gestione quinquennale penso non sia in discussione. Che c’è di nuovo ed apparentemente confortante allora?
Per ora l’inevitabile conferma di Petrachi, uomo nuovo della squadra costruita “ low cost” anzi “ without cost” che se non si monta la testa e continua con l’umiltà, la grinta,la risolutezza e la lungimiranza dimostrata fino ad ora ci e si darà finalmente delle vere soddisfazioni.
Ma c’è anche la conferma di Giacomo Ferri, lo snellimento dei “vertici” societari e soprattutto il rapido reclutamento di altri due cuori granata, Lerda e Destro, che hanno già dimostrato comunque capacità e qualità indipendentemente dal loro legame di “sangue”.
Sono altri tasselli posti, seppur con lentezza ed incomprensibile fatica, nella ricostruzione di quel Toro che tutti i tifosi, ma penso ogni persona di normale esperienza e saggezza, auspica da tempi ormai memorabili.
Ora non ci resta che attendere ed osservare, prima di capire se il vento è realmente cambiato. E’ indubbiamente scorretto pensare che chi più spende meno e meglio spende, in questo calcio e soprattutto in questo periodo storico socio economico, vittima delle truffe e degli sperperi incontrollati del passato.
Ma è altrettanto poco credibile pensare di costruire una squadra per la A ( perché questa volta in A diretti si deve andare senza alcun intoppo) esclusivamente all’insegna del “low cost”. Alcuni segnali devono arrivare in fretta.
Bianchi ne ha dato da subito uno importante che oggi è ormai certezza; lui non molla il Toro ed è intenzionato a rispettare il contratto che lo lega ancora per tre anni a questi colori, ma è la società che deve dimostrare di voler costruire attorno a di lui finalmente un reale progetto serio per il futuro. Questo è il primo segnale, e non dovranno essere messe in giro “bufale” da vendere ai tifosi ed ai giornali, per giustificare eventuali insuccessi, o dipartite del capitano, perché tanto prima o poi le verità anche più scomode sappiamo tutti che verrebbero a galla.
Purtroppo di altri tasselli da inserire per completare il quadro in modo sufficiente per restituire un minimo di credibilità a questa società ed al suo vertice, ce ne sono ancora tanti.
Proverò ad analizzarli in un futuro prossimo.
Ora voglio ancora una volta unirmi ai cori di tanti amici che scrivono, sussurrano o urlano da tempo, da sempre, invocando l’unità dei tifosi.
Il “Dividi et impera” è un banale e ripetitivo detto, lo so, ma quanto mai vero.
Non permettiamo che si verifichino altre divisioni, o si acuiscano quelle già esistenti, tra i tifosi. Chi non comprende questo e procede per la sua strada di separazione nei fatti, anche se a volte professata come unione, non fa altro che fare il gioco di chi non ama sinceramente il Toro o peggio di chi proprio lo detesta. A buon intenditor.
Noi dobbiamo insieme ripartire “in marcia verso future conquiste” essendo ogni giorno più consci che la squadra e la società che ci troviamo è quelle che ci meritiamo e se ne vogliamo una migliore dobbiamo meritarcela tutti.
Dobbiamo dimenticarci la finale spareggio con il Mantova che non è e non deve essere la nostra meta. Senza andare troppo lontano c’è una storica eliminazione del Real Madrid a cui fare riferimento ed è verso quella, se non oltre, che dobbiamo tendere, perché quelli sono i palcoscenici che ci competono.
Infine, siccome sono costantemente sottoposto a piccole o grandi censure ( magari anche a ragione, per carità) fornisco un input ai lettori affinché prestino attenzione alle iniziali del sottotitolo.Non ci sono riferimenti alla gobba, volutamente, perché siamo in tempo di mondiali ed una certa squadra è l’espressione di una federazione che si è occupata troppo di interessi privati e non collettivi. A questi interessi privati il nostro Toro è di assoluto ostacolo. Senza essere leghisti penso che molti di noi ieri abbiamo avuto una piccola soddisfazione.
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