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columnist
Domenica 17 marzo 2013. Dopo 29 giornate il Toro ha conquistato 35 punti (36 sul campo direbbe qualcuno), la salvezza è praticamente conquistata!
Chi di noi ad agosto non avrebbe firmato ad occhi chiusi davanti ad una prospettiva simile?
Sicuramente tutti quanti avremmo accettato di buon grado una situazione di classifica, come quella attuale, ad inizio stagione.
Credo che partendo da queste considerazioni sia necessario lavorare in funzione del prossimo anno, considerando questo come un anno di transizione.
Nonostante alcune sconfitte rimediate in modo alquanto sciocco, vedi Cagliari e Parma, possiamo reputare il rendimento della squadra in linea con il proprio potenziale tecnico.
Per larghi tratti della stagione la difesa del Toro è stata tra le migliori cinque dell’intera serie A e solamente nelle ultime due sciagurate trasferte, in cui sono state subite ben 8 reti, è stata particolarmente vulnerabile.
Il centrocampo in un modo o nell’altro ha spesso arginato le linee mediane avversarie, mentre anche quest’anno come era già accaduto nello scorso campionato l’attacco è stato il reparto con le maggiori difficoltà.
Speriamo che chi di dovere riesca per tempo ad adocchiare quei giocatori, che nel prossimo campionato, potranno essere utili alla causa granata.
Non è mia intenzione fare nomi di giocatori promossi oppure bocciati, però è indubbio che questa squadra necessita di interventi mirati, per fare in modo che pian piano il Toro possa tornare a stazionare stabilmente nella parte sinistra della classifica.
Il fatto stesso di essere riusciti a centrare per tempo la salvezza potrà far sì che si possa ragionare con tranquillità sulle prossime strategie di mercato e soprattutto potrà permettere a Ventura (sempre che ne abbia la volontà) di sperimentare nuove soluzioni tattiche e di lanciare alcuni giovani della formazione Primavera, proprio nell’ottica futura di poter capire chi di loro possa essere lanciato in serie A oppure essere mandato a farsi le ossa nelle categorie inferiori.
Una cosa però balza agli occhi guardando la classifica, e cioè che quasi la metà delle squadre di serie A, a nove giornate dal termine del campionato, non ha più interessi di classifica. Fra due settimane se il Genoa dovesse sconfiggere il Siena, la pratica retrocessioni sarebbe praticamente già bella che archiviata. Nel frattempo il primo posto è saldamente in mano ad una squadra che come sempre mi rifiuto di nominare. Rimarrebbero quindi in ballo solamente i posti in palio per la Champions League e l’Europa League.
Inutile sottolineare come da qui a fine campionato avremo modo di assistere a partite perlomeno strane, per non dire accomodate, nel solco della tradizione italica.
A questo punto non sarebbe molto più intrigante avere un campionato snellito a sole 16 squadre, sperando che il nostro Toro possa esserci fra le 16 elette, dove a fine torneo le prime otto verrebbero ammesse ai Play off per incoronare i Campioni d’Italia mentre le ultime 8 sarebbero costrette a giocarsi i Play out per evitare la retrocessione.
Praticamente la prima giocherebbe contro l’ottava, la seconda contro la settima e così via sul modello di un tabellone tennistico. Naturalmente le squadre meglio piazzate durante la stagione regolare avrebbero il vantaggio di passare il turno in caso di parità di reti segnate durante la doppia sfida di andata e ritorno, come già accade in serie B e nelle categorie inferiori durante gli spareggi promozione e retrocessione.
Con uno svolgimento simile del campionato quante squadre avrebbero interesse a mollare prima del previsto? Probabilmente nessuna, perché ogni singola posizione, alla fine della stagione regolamentare, potrebbe essere determinante per conquistare una posizione privilegiata nel tabellone finale, ma soprattutto durante lo svolgimento dei play off si potrebbero verificare delle sorprese non preventivabili. Si potrebbe, che ne so, vedere lo splendido Catania di questa stagione eliminare in una doppia sfida coloro che si sono classificati al primo posto al termine della stagione regolamentare.
Sicuramente una proposta del genere non potrebbe essere gradita dalle grandi società, ma sarebbe considerata così balzana dai veri proprietari del baraccone, ovvero le televisioni?
Lo sport americano da anni ha una struttura simile e per quanto ne so io nessuno ha mai avuto niente da ridire su questa formula.
Chissà se questa proposta rivoluzionaria potrà mai avere un seguito qui in Italia dove da ormai troppi anni lo scudetto è proprietà privata di tre società strisciate…Beppe Pagliano(foto Dreosti)
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