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Toro, sarà finalmente l’anno delle sorprese di mercato?

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Siamo appena all'inizio di giugno e il solo pensiero che ci sorbiremo altri tre mesi di calciomercato non mi entusiasma molto. Lo so, dovrei essere contento perchè nei prossimi novanta giorni potrò cullarmi quotidianamente col sogno...

Siamo appena all'inizio di giugno e il solo pensiero che ci sorbiremo altri tre mesi di calciomercato non mi entusiasma molto. Lo so, dovrei essere contento perchè nei prossimi novanta giorni potrò cullarmi quotidianamente col sogno di acquisti importanti e con la prospettiva che al 31 agosto potrò finalmente vedere un Toro forte, pronto a fare la sua parte nel campionato che sarà appena incominciato. E poi ci saranno tutte le amichevoli che faranno sembrare ogni giocatore "quello giusto", "proprio quello che mancava" per colmare le lacune della rosa e che, al di là "delle gambe imballate per la dura preparazione" faranno dire a tutti che "finalmente si vede un gioco" anche se poi "alcuni meccanismi sono ancora da rodare". Lo so, dovrei farmi travolgere da questa immensa, mediatica, fiera dei sogni che promette di appagare tutti i desideri calcistici, ma proprio non ci riesco.

Il campionato è finito da meno di due settimane, ma a me sembrano già due mesi. E questo sarebbe niente se non fosse che negli ultimi anni ogni sessione di calciomercato si è sempre caratterizzata dall'attesa di qualcosa che, o non è arrivata tout-court, o se lo ha fatto era decisamente diversa da come ce l'eravamo immaginata e, soprattutto, da come ce l'avevano fatta agognare. Dall'altro lato, l'ottimista che c'è in me pensa che non sia detto che quest'anno vada come i precedenti: forse, finalmente, il Toro agirà con decisione sul mercato spendendo poco ma in maniera mirata, chiudendo per gli obbiettivi che si è prefissato e poi restando vigile nel caso saltasse fuori qualche occasione della quale sarebbe sciocchi non approfittare. In fondo abbiamo già preso Padelli a parametro zero. Appunto, risponde il pessimista coinquilino dell'ottimista che c'è in me...

E' che quando ero ragazzino, e non c'era internet, si aspettava di leggere il giornale per vedere quali nomi erano papabili per il carrello della spesa dell'allora Torino Calcio. E tolti quegli acquisti da sogno tipo Junior e Martin Vazquez, ovviamente irripetibili anche in quegli stessi anni d'oro, almeno a livello di aspettative e di mere voci si stava decisamente meglio. Per esempio mi ricordo perfettamente che a metà anni Ottanta Toro e Fiorentina si contendevano Van Basten anche se non ricordo con quali effettive possibilità di prenderlo, tanto che poi, infatti, finì al Milan di Berlusconi come tutti sanno: a dirlo oggi si potrebbe essere scambiati per dei vecchi pazzi con dei ricordi distorti, ma realmente all'epoca il Toro aveva, non tanto i mezzi economici, quanto l'appeal da grande società per ambire almeno al tentativo di fare un colpo di mercato di quel livello. E il tifoso coltivava la segreta speranza che qualcosa di grosso sarebbe potuto davvero succedere.

Nel 2013 le cose sono molto diverse e nessuno chiede la luna a Cairo: il problema è che lui non ci fa vedere nemmeno il dito che indica la luna! Un sano realismo che ci evita la figura degli stolti, ma che rende i 90 giorni che ci separano dalla chiusura del calciomercato un supplizio castrante a cui tutti noi ci sottrarremmo volentieri. Una via crucis che si ripete ormai da anni seguendo una liturgia ultraortodossa: prima stazione i rinnovi contrattuali dei giocatori in scadenza, tappa di solito risolta con un liberatutti generalizzato, ovviamente mai chiaramente esplicitato ma per fortuna abbastanza celere nel suo complesso (sebbene i casi alla Bianchi lascino ferite non di poco conto). Poi ci sono le temute forche caudine delle comproprietà: lisce come l'olio quando sono semplicemente da rinnovare, strazianti quando vengono trascinate alle buste, spesso umilianti quando vengono rese note le offerte messe in busta (vedi caso Antenucci). La terza stazione è l'attacco agli obbiettivi concordati, generalmente contrassegnato dal silenzio più totale sugli esiti, rotto solamente dal susseguirsi dei rinvii di settimana in settimana su quale sarà la settimana decisiva per chiudere quei benedetti affari. Infine l'ultima tappa è quella degli scambi last minute che si consuma nei frenetici ultimi giorni di mercato, giorni in cui tutti cercano di vendere tutto il possibile e chi compra si ritrova spesso tra le mani affari di dubbia valutazione per cui se sbaglia l'acquisto di solito lo giustifica con un laconico "è un giocatore importante che arriva per dare una mano al gruppo".

Novanta giorni all'alba, si diceva una volta per fare il conto alla rovescia di qualcosa di cui non si vedeva la fine. Lo so, non è l'atteggiamento giusto, ma, io, di questo calciomercato ne ho già le tasche piene. Come sarebbe bello che qualcuno di voi mi scrivesse a settembre per dirmi: "Hai visto? Avevi torto, abbiamo costruito un grande Toro! Alla faccia tua, uccellaccio del malaugurio..."

Sì, vi prego, spero davvero di ricevere questo tipo di messaggi ingiuriosi. Anche peggiori, se fosse davvero così…

 

Alessandro Costantino

Twitter: AleCostantino74

(Foto Dreosti)