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columnist
Il Granata della Porta Accanto/ Ci toccano i bianconeri sbagliati altrimenti con l'entusiasmo alle stelle e questa condizione psicofisica avremmo potuto sfatare anche l'ultimo tabù
Manca una sola cosa a Giampiero Ventura per poter dire, senza essere smentito da nessuno, di aver mantenuto tutte le promesse fatte da allenatore del Torino: vincere un derby. Ci è andato vicino a dicembre se non fosse stato per l'ingenuità di Benassi e i piedi di Pirlo, ma tutto sommato da quella partita in avanti non ci si può lamentare dei 12 risultati utili consecutivi in campionato e del passaggio agli ottavi di Europa League.E' chiaro che quando fai un'impresa del genere, superare il turno ed espugnare Bilbao come prima squadra italiana nella storia a riuscirci, la stanchezza fisica lascia spazio all'entusiasmo e all'adrenalina da vittoria, che sono il miglior viatico affinchè la testa non avvisi mai le gambe dell'eccessivo sforzo. Ce ne siamo resi conto domenica sera quando, di fronte ad un Napoli dato in grande spolvero, non abbiamo mollato un centimetro, nemmeno nei loro disperati ultimi minuti di forcing, ed abbiamo portato a casa una vittoria che va a compensare il furto subito l'anno scorso da Higuain e compagni. La cosa più impressionante è stata a fine partita vedere la curva Maratona rimanere per dieci minuti buoni ancora piena: erano le 23 passate eppure nessuno aveva voglia di andare a casa perchè l'unico desiderio di tutti quei cuori granata era di prolungare il più possibile quel meraviglioso momento carico di soddisfazione. D'altronde, lo sappiamo bene, non è che negli ultimi vent'anni ne abbiamo vissuti tanti di momenti così... Giusto il Toro di Mondonico del '92 è il paragone forse più azzeccato per spiegare qual è lo stato d'animo attuale di squadra e tifosi: Ventura non è Mondonico, Maxi Lopez non (ancora) Casagrande e non siamo a livello di semifinale o finale, ma le sensazioni da grande impresa sono le stesse sebbene l'Athletic non valga il Real Madrid. Per chi ama i corsi e ricorsi storici il primo aprile del '92 il Toro disputò la semifinale di andata a Madrid giocando a viso aperto contro il Real al Bernabeu e quattro giorni dopo trionfò 2-0 sulla Juve con doppietta di Casagrande, riuscendo poi dieci giorni dopo a passare il turno battendo gli spagnoli 2-0 al Delle Alpi. Oggi la situazione è diversa, ma mi viene da chiedermi: cosa sarebbe successo se domenica ci fosse stato il derby? Con l'attuale stato di grazia della squadra sarei stato facile profeta nel pensare che finalmente si sarebbe potuto abbattere quest'ignominioso tabù che da quasi vent'anni non ci fa battere la Juve. Il calcio non è una scienza esatta, ma credo che la maggior parte dei tifosi sarebbe del mio stesso avviso.Ci capitano invece i bianconeri "sbagliati", ma per sfruttare l'onda lunga dell'entusiasmo occorre affrontarli come se fossero "quei" bianconeri là... Vincere a Udine è possibile e siccome vincere aiuta a vincere è anche importante per partire per la Russia con il massimo dell'autostima possibile. Lo Zenit è una corazzata, ma i nostri in questo periodo si sentono "corazzati" e potrebbero affrontare chiunque con l'umiltà e la consapevolezza di poterla spuntare.Non so quanto durerà (mi auguro almeno fino al 31 maggio...) però è bello vedere un Toro così. Ci fa sentire orgogliosi perchè l'orgoglio dei nostri colori è come una pianta che cresce nel terreno difficile delle sconfitte e delle retrocessioni, ma si nutre dell'essenziale acqua delle vittorie, delle promozioni e dei piccoli grandi traguardi che raggiunge. E' stato bello vedere quel Toro di Mondonico ed è altrettanto bello vedere questo Toro di Ventura. Peccato che domenica non ci sia il derby. Un vero peccato...
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