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Toro: settimo posto, non… settimo cielo

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto/ E' la miglior classifica da vent'anni a questa parte, ma non è tutto oro ciò che brilla...E' buffo il calcio per la sua incredibile capacità, più unica che rara, di distorcere la realtà a seconda dei risultati...

Il Granata della Porta Accanto/ E' la miglior classifica da vent'anni a questa parte, ma non è tutto oro ciò che brilla...

E' buffo il calcio per la sua incredibile capacità, più unica che rara, di distorcere la realtà a seconda dei risultati ottenuti sul campo. E pure ingiusto, oltretutto, perchè il Toro quest'anno ha giocato ottime partite da cui è uscito senza raccogliere ciò che meritava mentre in una delle sue domeniche più opache non solo si è ritrovato a festeggiare una vittoria importantissima, ma addirittura si è scoperto issato sul settimo gradino della classifica di serie A. Considerato che ciò non avveniva da un ventennio è esaltante dal punto di vista statistico, ma poco consolante sotto tanti altri aspetti. Tutti noi tifosi abbiamo intensamente desiderato per anni una classifica come questa per tornare a sognare un po' ed in effetti confesso che continuo a riguardarla sebbene mi piacerebbe che fossimo già alla terz'ultima di campionato invece che nemmeno alla fine del girone di andata. Lasciando la curva Maratona domenica pomeriggio non ero proprio al settimo cielo: voglio dire, il gol decisivo è stato segnato da quel roccioso difensore che è capitan Glik e questo è un evento molto "da Toro", ma in generale il Toro come squadra mi è piaciuto solo nella sua capacità di soffrire (e noi sugli spalti pure!) perchè per il resto ha lasciato parecchio a desiderare. Di sicuro vincere senza meritare è una cosa che in casa nostra si vede piuttosto raramente e alla quale non credo riusciremmo ad abituarci più di tanto (però si potrebbe provare!). Una delle cose che non ho molto gradito sono state le parole di Ventura a fine partita. Invece di dire che "non avevamo concesso nulla alla Lazio" ed altre amenità per giustificare i tre punti ottenuti, il mister avrebbe fatto più bella figura a fare i complimenti alla Lazio e ad ammettere serenamente che la nostra vittoria era stata un premio forse superiore a quanto visto in campo, ma che finalmente il Toro aveva avuto indietro ciò che in altre partite non aveva potuto raccogliere. Si parla spesso di cultura sportiva, di accettazione della sconfitta, di rispetto dell'avversario, però è in questi momenti e, aggiungo io, in nome dei valori della tradizione sportiva granata, che occorrerebbe essere "diversi": conta il risultato, è vero, ma non c'è nulla di male a riconoscere che l'avversario non è stato inferiore ed anzi per larga parte dell'incontro si è dimostrato addirittura superiore (15 corner a 1 e il 62% di possesso palla certificano una certa supremazia dei biancocelesti di Petkovic...). Se è giusto tuonare contro l'ingiustizia per le sconfitte immeritate di Bergamo e Cagliari o i pareggi stretti col Milan e col Genoa, bisogna avere il coraggio di essere sinceri dopo una vittoria stiracchiata come quella con la Lazio. Crescere come dice Ventura dovrebbe passare anche per questo tipo di atteggiamento. E badate che non sono critico verso il gioco catenacciaro messo in mostra dal Toro: se questo è il mezzo più efficace per ottenere risultati ben venga il caro vecchio catenaccio. Basta saperlo ammettere. A me un Toro letale nelle ripartenze non dispiace affatto. Il problema è che contro i laziali di ripartenze se ne sono viste pochissime e pure sfruttate male, mentre la cosa più preoccupante a mio avviso è stata l'incapacità della squadra di fare tre passaggi consecutivi che non fossero il giro palla Moretti-Glik-Darmian e viceversa. Poi magari vinciamo a Udine e tutti questi discorsi sapranno di aria fritta, ma con un po' di buon senso non si può pensare che tutto vada bene solo perchè si è vinto. Cerci ha tirato la carretta sinora ed è ancora straripante nel costruire e costruirsi l'azione ma appare un po' appannato nella fase conclusiva della stessa, D'Ambrosio, l'altro talento in squadra, potrebbe aver giocato la sua ultima partita in maglia granata, Pasquale che ne dovrebbe prendere il posto, se è quello visto con la Lazio, fa quasi rimpiangere Masiello, il calendario non è proprio in discesa perchè ci presenta l'ostica trasferta in Friuli e il Chievo lanciatissimo di Corini in casa prima della sosta natalizia: insomma, va bene festeggiare il settimo posto, ma qualche nube in questo cielo che sembra apparentemente così azzurro io la vedo. Di sicuro mi si accuserà di essere il classico tifoso del Toro che non è mai contento e sa solo criticare. In realtà penso solamente che il risultato di una partita non sia l'unica cartina tornasole dello stato di salute di una squadra. E se dico certe cose è solamente perchè vorrei che questo settimo posto non fosse un lampo nel buio, nè un traguardo effimero, ma il punto di partenza del Toro dei miei sogni.