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columnist
Il bello dei pareggi è che sono come i famosi bicchieri, mezzi pieni o mezzi vuoti. Ed infatti spesso è un esercizio di pura soggettività attribuire un valore positivo o negativo al punto che da essi scaturisce. Per quanto possa valere, io vedo il pari dell'Olimpico come un punto positivo: avversario forte, campo ostico, partita tosta, un'insieme di valutazioni che mi fanno vedere comunque il bicchiere mezzo pieno. Certo resta il rammarico delle piega che avrebbe potuto prendere il match se De Silvestri non avesse sbagliato il gol (facile) del raddoppio, ma di questo parleremo più avanti.
Quello che mi preme sottolineare, invece, è la filosofia a tutto tondo che c'è dietro ai tantissimi pareggi che in ogni campionato, ormai, contraddistinguono, i cammini del Torino. Partiamo da un dato: il Toro è la squadra che ha pareggiato più di tutti in serie A nelle ultime due stagioni e mezza, con 38 pareggi su 95 partite disputate, facendo uscire il segno X nel 40% dei casi. É chiaro che i pareggi hanno un peso differente perché c'è quello all'ultimo secondo che ti salva da una sconfitta certa e c'è quello dove sei in vantaggio di due reti a cinque minuti dalla fine e vieni rimontato dall'ultima in classifica, però quello che conta alla fine è la matematica che molto banalmente sentenzia che su due partite se una la vinci ed una la perdi fai 3 punti, se le pareggi entrambe ne fai solo 2. I noni posti delle ultime due stagioni, concluse con 54 punti a 6/7 punti dalla qualificazione europea sono a testimoniare quanto 3 o 4 vittorie in meno pesino sulla classifica finale a fine campionato. E allora torniamo al famoso discorso sulla mentalità vincente. Per vincere di più (attenzione, ho detto di più, non sempre…) occorre accontentarsi di meno, osando qualcosa in più a volte e “sedendosi” di meno altre. Questo input in genere parte dall'allenatore, ma ancor prima dalla società che deve pretendere certe cose dal suo allenatore, ma deve anche mettergli a disposizione i giocatori adatti a certe pretese. Tradotto significa che Mazzarri dovrebbe dimostrarsi più propositivo nel presentare in campo una squadra che punta a darle invece che a non prenderle come sovente accade, ma il presidente Cairo dovrebbe essere il primo a pretendere risultati ed obiettivi di un certo tipo, facendo mercati consoni a tali obiettivi. E qui torniamo al famoso gol sbagliato da De Silvestri. “In che senso? ”, direte voi. Nel senso che secondo me Lollo è in questo momento il giocatore simbolo del Toro attuale: un grandissimo professionista, uno che dà l'anima in campo e negli allenamenti, un giocatore capace di gesti tecnici incredibili come quello in occasione del gol all'Empoli, ma anche di topiche clamorose come l'errore con la Lazio. Un giocatore che a mio parere ci tiene alla maglia e ne ha assorbito pure certe peculiarità (due pali nella stessa partita sono molto “da Toro”!), ma che alla fine resta il simbolo dell'incapacità di fare quel salto di qualità che da Bilbao in avanti tutti i tifosi si stanno aspettando.
Ecco quindi che, tornando ai numeri, se si vorrà andare in Europa occorrerà sfondare quota 60 punti, cioè fare un girone di ritorno da almeno 33 punti (e sottolineo almeno, visto che a volte i punti necessari per l'Europa League sono anche 62/64) ovvero fare un girone di ritorno superiore a quello di andata della Lazio che con 32 punti è quarta. Perché ciò avvenga occorre che Belotti faccia (e sia messo in condizione di fare…) più gol dei 7 segnati al momento, che centrocampisti come Baselli e Meite’ mettano in mostra con più continuità il proprio talento e che le fasce (Ansaldi, Aina, De Silvestri e Parigini o Berenguer) diventino un'arma letale che tatticamente faccia la differenza. Insomma, che il rendimento dei singoli, eccezion fatta per portiere e difensori che sono già su standard europei, cresca di un tot. Se poi si trovasse qualcuno che sappia calciare bene punizioni e altre palle inattive in genere qualche punto in più certamente verrebbe fuori. La ricetta per il 2019 mi sembra quindi molto chiara: meno pareggi, più vittorie, più consapevolezza, meno alibi. Buon anno nuovo a tutti.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita
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