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Toro, squadra ancora indecifrabile

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Dalle stalle alle stelle in una sola settimana. Dalla cocente eliminazione in Coppa Italia al primato in classifica di serie A (davanti alla Juve grazie alla differenza reti), il Toro di Ventura sul palcoscenico del Comunale sale...

Dalle stalle alle stelle in una sola settimana. Dalla cocente eliminazione in Coppa Italia al primato in classifica di serie A (davanti alla Juve grazie alla differenza reti), il Toro di Ventura sul palcoscenico del Comunale sale sull’ottovolante e inanella in otto giorni due risultati completamente diversi. Chi si limitasse allo score finale delle due partite potrebbe erroneamente pensare che i granata abbiano ingranato la marcia giusta con l’inizio del campionato ed abbiano superato tutti i problemi palesatesi in Tim Cup. Che la vittoria sia la medicina migliore per ogni squadra non c’è dubbio, ma che i tre punti ottenuti col Sassuolo siano la panacea di ogni male sarebbe una convinzione troppo semplicistica quanto sbagliata.

Il Torino visto in questo inizio di stagione resta una squadra, a mio avviso, parecchio enigmatica perché non ha ancora svelato il proprio vero volto. Dal modulo ai giocatori ci sono molte incognite e le due partite ufficiali sin qui disputate non hanno dato segnali chiari ed inequivocabili sulla forza o sulla debolezza della squadra proprio perché troppo segnate nel giudizio dal risultato finale. Se infatti a fronte di due prestazioni non così dissimili la sconfitta col Pescara aveva fatto gridare all’allarme e il due a zero di domenica ha fatto tornare azzurro un cielo che si stava tingendo di grigio sui granata, mi chiedo a che punto del mezzo stanno le virtù del Toro: è una Toro che necessita interventi in questi ultimi giorni di mercato altrimenti rischia grosso o è un Toro in effetti più coriaceo e strutturato di quanto fin qui dimostrato?

Mi tocca ripetere che mai come quest’anno non ho un opinione ben indirizzata, nel bene o nel male, sulla formazione allestita da Cairo e Petrachi. Sulla carta non mi sembra male, numericamente ben assortita in ogni reparto (tranne forse l’attacco dove però la nuova posizione di Cerci riduce lo spazio per nuovi arrivi) e con individualità tecniche parecchio interessanti (Bellomo, El Kaddouri, Immobile), però mi sa ancora di incompiuta o forse più correttamente detto di inaffidabile. Già, perché abbiamo passato due anni a sentire che era importante avere un impianto di gioco nel quale inserire a mano a mano le varie pedine e poi in un estate abbiamo rinnegato completamente quel gioco e siamo, di fatto, ripartiti da zero con tutti i rischi connessi. Dall’altro lato pensi di aver comprato buoni giocatori ma poi, all’atto pratico, dei nuovi l’unico che sembra avere una marcia in più finora è il solo Immobile. E poi si parla da sempre della necessità di prendere un regista e risulta che Vives, l’anno scorso più in panchina che in campo, nell’ultima partita è stato il migliore.

Chiaro che limitandosi a queste due o tre semplici considerazioni il quadro non sia ben definito e lo spazio per tutti i vari dubbi invece molto ampio. Di tutto quello che è stato detto sul gioco espresso dalla squadra io non sono solo preoccupato di una cosa: se dovessimo impostare un campionato con meno possesso palla e più contropiede sinceramente non mi dispiacerebbe. Per vedere sterili e noiosissimi passaggi nella nostra metà campo, preferisco lasciare maggiormente il pallino agli avversari e poi avere qualche emozione dalla nostre ripartenze. Meglio tante grandi e piccole fiammate che un flebile e costante fuocherello lungo tutto l’arco dei novanta minuti.

Forse con la trasferta di Bergamo capiremo qualcosa di più: poi rush finale del calciomercato (che si chiuderà il giorno dopo) e due settimane per lavorare sfruttando la sosta del campionato. Col Milan si dovrebbe già vedere un Toro decisamente più cresciuto. O almeno questo è quello che ci auguriamo tutti. Anche perché altre due settimane dalla partita coi rossoneri e sarà tempo di derby: l’ideale sarebbe arrivarci con un’identità di squadra precisa per giocarselo al meglio. Per il momento intanto godiamoci il punteggio pieno in classifica: la virtù sta nel mezzo e una virtù importante è quella di saper godere delle piccole cose della vita. Come ad esempio essere davanti alla Juve anche se è solo la prima giornata!

 

Alessandro Costantino

Twitter: AleCostantino74