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Toro: Termopili o Forche Caudine?

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Il Granata Della Porta Accanto / Milan e Juve saranno la cartina tornasole delle ambizioni granata: più del risultato, sarà l'atteggiamento a segnare uno spartiacque netto all'interno di questa stagione
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Avete presente quei Gran Premi di Formula 1 dove un pilota, sorpasso dopo sorpasso, si ritrova in zona podio e poi gli tocca fare il cambio gomme col rischio di uscire dai box e vedersi di nuovo scavalcato dagli altri piloti? Ecco, al Toro potrebbe accadere la stessa cosa nelle prossime due partite: ora che per la prima volta ha “conquistato” una posizione da Europa League (il sesto posto non è subordinato alla vincitrice della Coppa Italia come il settimo) il calendario gli presenta due sfide dall'alto coefficiente di difficoltà come il Milan a San Siro e la Juve nel derby. Come i cambi gomma nella F1 anche nel calcio certe partite prima o poi le devi fare e questo vale per tutti. Il problema è che se non ne esci con dei risultati positivi rischi di veder svanire quel piccolo vantaggio di classifica che ti sei acquisito.

Se mi sentisse Marco Cassardo, il “nostro” mental coach, mi cazzierebbe pesantemente, rinfacciandomi l'estrema debolezza di un pensiero del genere, figlio di una mentalità accontentista e perdente e siccome non voglio beccarmi la reprimenda di chi invece, giustamente, cerca di scuotere l'ambiente granata sostenendo la forza che una mentalità vincente può trasmettere alla squadra, mi appelleró alla storia che è sempre magistra vitae come dicevano gli antichi Romani.

Non è un mistero che dopo l'importantissima vittoria contro il Genoa, importante più che altro in termini di punti in quanto accompagnata da una prestazione che potremmo eufemisticamente definire non del tutto convincente, i tifosi aspettino al varco la squadra per capire se di fronte ad impegni più corroboranti alzerà lo standard del proprio rendimento o cederà il passo accartocciandosi sui propri limiti. Appellandoci alla storia, come accennavo prima, anch'io sono curioso di capire se l'atteggiamento di Belotti e compagni sarà più simile a quello dei Romani sconfitti senza di fatto combattere ed umiliati alle Forche Caudine o a quello degli Spartani alle Termopili indomiti e valenti nel frenare un nemico cento volte più potente. Inutile dire cosa gradirei, sebbene sia conscio che gli eroismi nello sport sono rari quantunque non impossibili. E le motivazioni, da sole, purtroppo non bastano. Se io salissi su di un ring con Tyson, per quanto motivato e pieno di mentalità vincente, ne uscirei conciato molto male (eufemismo). Diverso sarebbe se avessi un certo talento, mi allenassi duramente per anni e lo affrontassi mentalmente e fisicamente preparato: perderei, ma magari non mi raccoglierebbero col cucchiaino.

E allora, visto che il Torino è costruito su una base di professionisti di buon talento con un allenatore che fa del culto del lavoro un caposaldo fondamentale della sua gestione tecnica, mi auguro che si rompano gli indugi e si affrontino le prossime due partite con il desiderio fermo ed indomito di fare la storia: due imprese storiche (espugnare la San Siro rossonera e tornare a vincere un derby) con ciliegina sulla torta il raggiungimento della zona Champions. Un volo pindarico? No, semplicemente la voglia di tornare a vedere un Toro che sa rendere possibile l'impossibile come ha fatto più volte in 112 anni, e qualche giorno, di storia.

 

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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