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Toro, un bell’albero senza regali sotto

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / Una stagione nel complesso positiva sta mancando di quel salto di qualità che tutti attendono

E' Natale, dovremmo essere tutti più buoni, ed infatti non mi sento di attaccarmi alle ultime due prestazioni del Toro per esibirmi in critiche feroci o in facili invettive. Per farvi capire però come mi sento ve lo descriverò con un' immagine molto natalizia: mi sento come un bambino che ha fatto un albero di Natale bellissimo, pieno di palline, festoni e luci e che ha grande attesa di trovarlo pieno di regali ma che alla fine resta deluso dal numero esiguo e dalla pochezza di quelli che la' sotto vi trova.

Ma come? Si fa il miglior mercato degli ultimi dieci anni, la miglior partenza in campionato degli ultimi venti e ci si ritrova di fatto a fine girone d'andata più o meno allo stesso punto di sempre? C'è qualcosa che non torna...

Mi spiace aver letto le lamentele di Ventura sulle pressioni che mette questa piazza perché credo che mai come negli ultimi anni la "piazza" sia stata così positiva e comprensiva nei confronti della squadra. Forse Ventura non ricorda che quando la sua squadra falliva i due match ball contro Parma e Fiorentina per accedere all'Europa League dai tifosi di levarono solo applausi per la bella stagione che ci avevano regalato i ragazzi. E che l'anno dopo nonostante i tracolli con Empoli, Milan e Genoa furono solo applausi alla fine perché i tifosi riconobbero che la squadra aveva dato tutto ciò che poteva. Se si perde 4-0 un derby senza lottare, senza chiedere scusa, abbracciandosi e scherzando con gli avversari a fine partita senza dimostrare un minimo di delusione e incazzatura quantomeno momentanea per una tale debacle diventa difficile per il tifoso, che già ne possiede poco di sua, attingere alle proprie riserve di umana comprensione.

E se pochi giorni dopo nella partita del riscatto si rischia nuovamente la caporetto non facendo un tiro in porta contro l'Udinese pur giocando buona parte della partita in superiorità numerica non mi sembra così imprevedibile aspettarsi qualche fischio, giusto? Soprattutto se durante la partita, nonostante la mollezza della squadra, il tifo e il sostegno non sono mai venuti a mancare. Ora, se non fosse Natale e quindi non si volesse tenere lontani i cattivi pensieri, verrebbe da dire che si cercano all'esterno colpe che forse sono maggiormente da ricercare all'interno. Negli infortuni sicuramente che hanno privato il Toro di tanti giocatori importanti per tante partite, ma un po' anche in un gioco e in un modulo che sono scontati quanto lo era il risultato delle elezioni in Bulgaria al tempo del comunismo. E per fortuna che l'aria festosa natalizia ammorbidisce anche gli animi più duri perché altrimenti se ne potrebbe dire qualcuna su certe cervellotiche scelte del mister di puntare su giocatori palesemente fuori forma e di non osare mai rimescolare un po' le carte dando chance vere ad elementi della rosa che eufemisticamente si potrebbero definire poco utilizzati (no, non mi riferisco ad Amauri, tranquilli). E' Natale ed è giusto perciò prendere il buono delle cose e, per fortuna, nella stagione del Toro di cose positive ce ne sono tante.

E' per questo che se da una parte mi auguro che i tifosi dopo aver legittimamente sottolineato che i derby si possono perdere ma che la maglia va sempre onorata e rispettata in ogni modo (per fare due chiacchiere coi giocatori della Juve vivendo tutti nella stessa città si può evitare di farlo in mezzo al campo al termine della terza peggior sconfitta di sempre...)adesso si ricompattino al fianco della squadra, dall'altro auspico che Ventura e i suoi ragazzi abbiano l'umiltà di capire che nessuno chiede la Champions ma solo crescita vera. Termine con il quale non necessariamente si identificano solo le sconfitte, come spesso il mister ci suggerisce, ma anche le vittorie e soprattutto una certa evoluzione nel gioco e nella personalità con cui si affrontano le partite.

E per tutto questo, mi sento un po' come un bambino davanti ad un albero di Natale bellissimo, ma senza regali alla base...