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Toro, un derby senza speranze: meglio così

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto/ Inutile farsi illusioni sul tremendismo da stracittadina: la Juve non è il Bruges e Ventura non è Giagnoni…

Massì, meglio così. Me lo continuo a ripetere da parecchi giorni. Negli ultimi due anni ci ho davvero sperato e sono certo che se si fossero giocati i derby più recenti con un po' di convinzione qualcosa di positivo ne sarebbe davvero venuto fuori. Ma quest'anno no, ho rinunciato a qualsiasi illusione di poter avere una gioia dalla sfida alla Juve.E il motivo non è il momento brutto della squadra che, sì, pesa e di certo non aiuta ad avvicinarsi ad una partita importante quanto dovrebbe esserlo il derby, ma più semplicemente la ragione primaria del mio sconforto è che ho realizzato che il gioco di Ventura (e più in generale la sua attitudine mentale) è quanto di più lontano ci sia da ciò che serve per affrontare un derby e sperare di vincerlo. Tutto qui.Il gioco ragionato, lento, metodico, monocorde con il quale Ventura ha plasmato il Toro di questi anni è perfetto per ottenere buoni risultati con le squadre di più basso o pari livello, quelle che devi stanare, sfiancare e poi colpire chirurgicamente. Ed infatti con tali squadre abbiamo quasi sempre fatto ottimi risultati. Con le cosiddette grandi, invece, dove è necessario oltre alla propria identità di gioco tirare fuori ardore agonistico, furbizia, sfrontatezza, velocità di pensiero ed opportunismo per sfruttare quel poco che ti concedono, non siamo mai riusciti a vincere in tutti questi anni. E non può essere un caso.Come si può pensare che domenica accada qualcosa di diverso? Dai, siamo sinceri, è meglio così. E' meglio giocare là dove, anche volendo, i posti a disposizione dei nostri tifosi sono talmente pochi che l'effetto del tifo non potrebbe comunque cambiare le cose nè trascinare la squadra come ha chiesto Ventura. Che poi ci vuole un bel coraggio a fare una dichiarazione del genere! Da quando c'è lui i tifosi sono stati vicinissimi alla squadra ed io mi ricordo più volte i giocatori venire a prendersi gli applausi sotto la Maratona anche dopo sconfitte casalinghe. Domenica scorsa col Sassuolo c'è stato un fisiologico spazientimento della gente stufa di vedere una squadra molle che continuava pedissequamente a passare indietro la palla fino al portiere nonostante gli avversari pressassero alti manco fossero il Bayern di Guardiola. Il problema del Toro di Ventura è che non cambia mai ritmo. Non interpreta i momenti del match: ci sono momenti in cui è giusto far girare la palla insistendo sul palleggio dei difensori, ma in altri occorrerebbe verticalizzare, aggredire alti, fare la partita e sfruttare l'inerzia quando è dalla tua parte. Sfido chiunque a dirmi quando in questi quattro anni abbiamo mai giocato una partita tutta cuore e grinta: non bastano cinque minuti come fu nel recupero col Genoa per poter sperare di affrontare la Juve e uscirne bene. Che poi l'altra cosa che faceva arrabbiare più di tutto era proprio vedere la Juve di Conte giocare con quella cattiveria e quella grinta che sarebbe stata copyright dei giocatori con la maglia granata addosso! No, lo ripeto, è meglio così. Meglio non farsi illusioni. Forse nel derby di ritorno giocato in casa nostra e con una situazione di classifica e di squadra che, speriamo, sarà più consolidata allora si potrà tornare a sperare di sfatare questi vent'anni di lacerante digiuno che umiliano la nostra tifoseria. Per questa volta auguriamoci almeno che provino a giocarlo il derby. Perchè perdere 1-0 tutte le volte senza nemmeno provarci è peggio che perderlo 4-3 mettendo un pò di sale in una sfida che era, un tempo, la massima espressione del granatismo. Mi permetto, infine, di dare un paio di suggerimenti a Ventura. Perchè non far giocare i giocatori nei propri ruoli naturali? Ad esempio Darmian a destra con davanti Bruno Peres per riproporre quella catena che l'anno scorso era devastante nel duo Darmian-Cerci. Oppure provare Sanchez Mino sul centro sinistra che è il posto dove ha giocato tutta la vita nel Boca Juniors (mica nel Cittadella...). Oppure non far fare a Gazzi il regista ma, giustamente, solo il conquistatore di palloni che gli riesce benissimo affiancandogli un vero centrocampista dai piedi buoni tipo lo spagnolo Perez o lo stesso El Kaddouri. E poi non tarpare le ali a quelli che hanno qualità zavorrandoli di eccessive preoccupazioni tattiche: per cui lascerei Maksimovic più libero di spingere anche se gioca come terzo centrale visto che è devastante quando avanza palla al piede o consiglierei a Martinez di seguire l'istinto e provare a saltare l'uomo ed attaccare la profondità.Cose così, semplici, ma che farebbero fare ad ogni giocatore quello che è davvero nelle sue corde. Provare quando non hai niente da perdere può essere una scommessa rischiosa in termini di figuracce, ma, magari, anche proficua e sorprendente. Troppo per l'ego del nostro guru?