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Toro, un film horror in cui sai quello che sta per succedere

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Avete presente quei film horror in cui ad un certo punto si sa perfettamente che sta per succedere qualcosa di terrificante? Una parte di noi non vorrebbe continuare a guardare lo schermo terrorizzata, mentre un’altra si ostina a continuare...
Beppe Pagliano

Avete presente quei film horror in cui ad un certo punto si sa perfettamente che sta per succedere qualcosa di terrificante? Una parte di noi non vorrebbe continuare a guardare lo schermo terrorizzata, mentre un’altra si ostina a continuare a fissare le immagini che scorrono sapendo che da lì a pochi istanti qualcosa di pauroso si manifesterà sotto i nostri occhi, rendendo così le nostre notti insonni e dense di incubi. Ebbene assistere alle partite del Toro è diventata una cosa simile a guardare un film horror, sembra che le cose possano prendere un verso positivo, ma poi ad un certo punto, verso il settantacinquesimo minuto tutte le nostre paure iniziano a manifestarsi e a prendere corpo. Il settantacinquesimo per il Toro è diventato la mezzanotte dei film horror, l’ora in cui tutti i fantasmi, gli spettri ed i terrori vari iniziano a materializzarsi. Domenica pomeriggio, sapendo che il gioco si stava facendo duro, io e mio padre ci siamo allontanati dal resto della famiglia, ci siamo rinchiusi nella mia abitazione.  Mia madre, mia moglie ed il mio piccolo, il quale il giorno precedente aveva assistito per la prima volta al 4 maggio a Superga, sono rimasti a casa dei miei genitori. Insomma quando il gioco si fa duro, tifare Toro diventa compito dei veri cuori Toro! Il modulo schierato in campo da Ventura è quello che avrei voluto vedere in molte altre trasferte in questa stagione, sono sicuro che con una difesa ed un centrocampo rafforzato a Cagliari ed a Parma non avremmo perso, forse non saremmo nemmeno stati sconfitti dal Napoli in casa e chissà, magari anche il derby sarebbe finito zero a zero. La partita ha inizio: su una cosa siamo d’accordo io e mio padre, difficilmente porteremo a casa un punto da san Siro e le nostre speranze sono legate al fatto che a Venaria l’arbitro di turno faccia il suo dovere. Per fortuna verremo poi a sapere che, come sempre, la categoria arbitrale in Italia si dimostra una delle poche istituzioni funzionanti: rigore inesistente e Palermo sconfitto dalla squadra che ha conquistato sul campo il suo milionesimosettecentotrentunesimo scudetto... cifre da fare impallidire qualsiasi società calcistica dell’universo e galassie assortite! Torniamo a noi, alla nostra partita di Milano, il 5-3-2 messo in campo da Ventura sembra dare i suoi frutti, il Milan non riesce a sfondare. Al sedicesimo minuto un perfetto colpo di tacco di Cerci libera Barreto tutto solo davanti ad Abbiati, ma il piccolo attaccante brasiliano aspetta a tirare fino a quando il portiere avversario gli si tuffa disperato davanti e lui non sa fare di meglio che calciargli addosso. In quel momento il più bel complimento che mi viene da regalare al centravanti dei sogni di Ventura è irripetibile! Il Toro comunque c’è, è messo bene in campo e l’enorme divario tecnico esistente fra le due formazioni non si riesce a notare. Il primo tempo finisce, rapido sguardo ai risultati: il Siena perde, il Genoa vince ed il Palermo pareggia, ma siamo fiduciosi sulla classe arbitrale, quindi tutto come da previsione sugli altri campi su cui sono impegnate le squadre in lotta per la salvezza. Inizia il secondo tempo, il Milan prova ad accelerare i ritmi ma il Toro tiene botta. Al ventesimo Darmian conquista palla in difesa, davanti a sé ha spazio e si invola sulla fascia, serve Cerci che arriva sul vertice dell’area e crossa basso  in mezzo, ancora Barreto, a tu per tu con Abbiati, calcia di prima intenzione, ma il portiere avversario d’istinto respinge. A quel punto non riesco nemmeno ad incavolarmi, guardo solamente il cronometro, mancano venticinque minuti più recupero e negli ultimi giri d’orologio incassiamo più gol di qualunque altra squadra del pianeta! Comunque continuiamo a tenere testa al Milan. Arriviamo così al trentesimo minuto, inizia quindi il nostro quarto d’ora granata al contrario, comunico terrorizzato a mio padre che da quel momento inizia la nostra vera partita.  Al trentaduesimo, però, succede quello che secondo me è l’episodio chiave della partita: Di Cesare in contropiede tenta la via del gol, ma la sua conclusione va a lato. Il generoso Valerio, come spesso gli accade, si dimentica di essere un difensore e va a cercare gloria in attacco, ma questa accelerazione gli causa dei dolori muscolari e di lì a poco è costretto a chiedere il cambio. Al trentottesimo minuto Gillet chiude in angolo su Robinho; prima che il corner venga battuto, Di Cesare è sostituito da D’Ambrosio. La nostra difesa avrebbe bisogno di risistemarsi, ma c’è questo angolo da battere. Cerco di capire se Darmian verrà spostato a fare il centrale difensivo, ma non ho il tempo di comprendere un bel niente perché la regia di questo ennesimo film horror ha deciso che è arrivato il momento che gli spettri si materializzino; infatti come sappiamo tutti fin troppo bene, gli spettri si manifestano prendendo le sembianze della cresta ossigenata di Balotelli, che ci castiga ancora una volta in vista del traguardo. Volete sapere qual è stata la mia reazione? Dopo essermi alzato di scatto dal divano sono stato tentato di compiere atti vandalici nella mia abitazione, solo le conseguenze derivanti dal rientro a casa di mia moglie mi hanno frenato dal creare danni irreparabili su tende e suppellettili vari. Ed ora quella che sembrava una salvezza ampiamente conquistata è diventata una salvezza tutta da conquistare, quindi da mercoledì sera spingiamo questi ragazzi a superare il Genoa in quello che è diventato uno spareggio salvezza. Arrivati al settantacinquesimo minuto, però, io propongo che tutti quanti dovremmo iniziare a toccare ferro, cornetti, ferri di cavallo, amuleti vari cercando così di sfatare questa autentica maledizione che attanaglia la nostra squadra, ma che probabilmente ha delle radici legate ai valori tecnici e tattici della nostra formazione.   Beppe Pagliano      

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