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Toro, un mercato enigmatico

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Il Granata della Porta Accanto / Inizia il campionato e si susseguono arrivi e partenze con logiche di difficile comprensione. E continuano a mancarne due o tre che facciano la differenza
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Difficile parlare del mercato del Toro. Difficile per due motivi: uno perché non siamo al 31 di agosto e tutto è ancora in divenire, due perché è come fare un puzzle senza avere davanti il disegno sulla scatola. Alcuni pezzi combaciano, altri sembrano apparentemente centrare poco, ma ciò è dovuto alla mancanza del disegno finale che (forse) solo Cairo, Petrachi e Mihajlovic conoscono. Ed infatti l'enigmaticità del mercato granata sta proprio nell'apparente assenza di un filo conduttore tra le varie operazioni: giocatori che vanno, giocatori che vengono, senza un'apparente logica di intercambiabilità. Sperando, ovviamente, che sia davvero solo apparente...

Che si possa ormai parlare di rivoluzione e' assodato. Mihajlovic, come aveva detto, ha valutato tutti in ritiro ed ha tratto le sue conclusioni. Conclusioni che magari a qualcuno non sono piaciute visto che ha bocciato la difesa in blocco e non sembra sia soddisfattissimo nemmeno del centrocampo. Ciò che lascia, però, perplessi i tifosi è l'assenza di decisione con la quale la società si sta muovendo per reperire quei due o tre giocatori fondamentali per rendere la rosa equilibrata e competitiva. Serviva un centrocampista affidabile e sono arrivati un cavallo di ritorno destinato a fare la riserva (Tachtsidis) e due scommesse (Gustafson e Lukic). Serviva un centrale forte (due ora che è scoppiata la grana Maksimovic) e sono partiti Jansson e Gaston Silva e sono approdati in granata Rossettini e Castan. Insomma, ci si attende il colpo vero ed invece si vivacchia su arrivi e partenze "minori", come se si stessero attendendo gli ultimi giorni di mercato per ottenere posizioni più morbide da parte delle altre società (Valdifiori?) e sconti più corposi ( Kucka?). Un modus operandi rischioso. Molto rischioso. Le lacune della rosa sono chiare, sperare di colmarle all'ultimo è un atteggiamento che potrebbe essere pagato caro, esponendo la squadra al malumore dei tifosi se i primi risultati non fossero positivi. Se Maksimovic sarà comunque ceduto perché la frattura è ormai insanabile, è inutile aspettare di avare i soldi della sua vendita in mano per andare a far acquisti: si compri ciò che è necessario e poi in un secondo momento si compenserà l'esborso con l'incasso derivato dalla cessione del serbo.

Una società seria e responsabile farebbe così. Contando anche che se dovesse andar male e non si riuscisse a vendere Maksimovic adesso o a gennaio, ci sono già comunque virtualmente in cassa i soldi che la Roma verserà il prossimo giugno riscattando Bruno Peres.

In definitiva, sebbene nebulose appaiano le idee di mercato del Torino, quello che maggiormente preoccupa è questa sorta di indecisione della società che nonostante le tasche piene temporeggia oltre modo ad affondare il colpo su obbiettivi grossi. Alla prima di campionato arriverà un Toro ancora in costruzione e qualunque sarà il suo aspetto finale, oggi come oggi, dà più ansia vedere che non si procede con determinazione al suo completamento piuttosto che la preoccupazione sull'effettiva valutazione di merito sui giocatori scelti. Le rivoluzioni sono sempre dolorose e molto nette: quella del mercato del Torino ha un non so che di naïf, poco in linea con l'immagine decisa e concreta del suo allenatore. L'importante è che alla fine i pezzi del puzzle vadano al loro posto. E allora sì che potremo capirne di più...

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