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columnist
E' sempre difficile valutare con il giusto equilibrio ed una grossa dose di buon senso l'andamento della propria squadra del cuore: se una squadra è "del cuore" già questo implica che la testa spesso passi in secondo piano lasciando la maggior parte della scena all'emotività. Da qui il classico "campioni" alla prima vittoria e "brocchi" alla prima sconfitta...Mettendo, però, da parte le iperboli e concentrandoci sul Toro, che è ciò che ci interessa, proverò a fare un'analisi equilibrata dell'inizio di campionato dei ragazzi di Ventura. Partiamo da un dato di fatto: tre punti in meno dell'anno scorso. Considerando la prima parte dello scorso campionato condotta a ritmi diesel, causa una serie di errori arbitrali (Bergamo e derby su tutti) e la non ancora scoperta vena realizzativa di Immobile, verrebbe da pensare che quest'anno siamo messi peggio, ma in realtà non è del tutto vero. Innanzitutto perché il calendario finora è stato più duro avendo affrontato tre big come Inter, Fiorentina e Napoli e due sorprese come Verona e Sampdoria che hanno avuto una partenza davvero sprint. L'unica squadra sulla carta meno forte di noi, il Cagliari, è stata infatti battuta in trasferta, analogamente a quanto avvenne col Sassuolo l'anno passato, che di fatti fu regolato in casa come da pronostico.In secondo luogo, quest'anno rispetto alla stagione passata abbiamo l'impegno infrasettimanale in Europa League, impegno che sicuramente dà entusiasmo all'ambiente e alla squadra, ma probabilmente fa pagare qualcosa in termini di brillantezza la domenica in campionato. Se a ciò aggiungiamo che i preliminari sono stati affrontati con successo e dopo due giornate del girone siamo in testa col Bruges, non si può certo dire che la stagione sia, in termini di risultati, più deludente di quella passata.Allora perché c'è una certa vena di preoccupazione nelle fila dei tifosi granata?I motivi sono diversi: una certa fatica della squadra a creare gioco, una iniziale preoccupante sterilità offensiva che tuttavia è sembrata migliorare lentamente nelle ultime partite, elementi della rosa che non stanno rendendo secondo lo standard mostrato l'anno precedente, la cessione di un giocatore in grado di fare la differenza come Cerci.Sul piano tattico non mi dilungherò perché credo sia giusto dare a Ventura il tempo necessario per sviluppare un gioco corale differente che tenga conto della pesante assenza di un solista sopraffino com'era Cerci. Lui, più di Immobile la cui vena realizzativa sembra poter essere in buona parte compensata da Quagliarella, è l'elemento che è venuto a mancare a questa squadra in questa prima parte di stagione. Coi suoi dribbling, i suoi assist ed i suoi gol era in grado in qualunque momento della partita di inventarsi una giocata risolutiva. Non è scorretto dire che sotto questo profilo la campagna acquisti non sia andata a colmare il vuoto tecnico lasciato dall'addio del talento di Valmontone. Gli unici tre giocatori che vestono la maglia del Toro e che vagamente potrebbero fare le "veci" di un Cerci sono El Kaddouri, Martinez e Sanchez Mino. Il primo non ha nulla da invidiare tecnicamente a Cerci ma non riesce a dare continuità alle proprie prestazioni, né ad acquisire una mentalità vincente che lo faccia sbocciare come campione. Il secondo è un mix di incoscienza, imprevedibilità e di grandi potenzialità: non un'ala come Alessio, ma una vera seconda punta che fa dell'esplosività e della velocità il proprio marchio di fabbrica. Peccato che Ventura finora l'abbia impiegato col contagocce vista la tendenza del giocatore a vestire i panni della mina vagante in campo, tatticamente parlando. Il terzo, infine, è quello con le stimmate del grande giocatore, ma, essendo appena arrivato dal Sudamerica, ha la necessità di capire i meccanismi del calcio italiano (ed europeo in genere) per poi una volta assimilato il differente modo di giocare, provare a fare davvero il ruolo di stella della squadra. Ci vorrà tempo, ma è chiaro che se uno di questi uomini di qualità non spicca il volo sarà dura ripetere la stagione dell'anno scorso.Una parte dei problemi viene dal capitolo "gente che non rende come prima". Vives, Maksimovic, Padelli, e volendo anche Darmian e Moretti. Questi giocatori, chi più, chi meno, per svariati motivi personali, finora hanno un po' deluso. Niente di grave, s'intende, confermarsi è sempre più difficile che raggiungere elevati livelli di rendimento e anche se non ce la facessero a ripetere gli exploit della passata stagione resterebbero comunque dei buoni giocatori, capaci nell'arco di una stagione di dare il proprio fondamentale contributo. Darmian, in particolare, secondo me non è vero che stia rendendo meno, è solo che dopo la "fama" ottenuta ai Mondiali da lui ci si aspetta sempre che faccia giocate da fuoriclasse: in realtà la sua forza è la costanza di rendimento. E' il classico giocatore che prende un'insufficienza a stagione, ma non può essere il campione che ti cambia le partite. Inutile aspettarsi da lui ciò che non è nel suo DNA.Infine credo che un'altra buona parte di problemi derivi da un altro capitolo altrettanto importante: "nuovi giocatori che non rendono come ci si aspetterebbe". Tralasciando Jansson, Ruben Perez e Gaston Silva, poco giudicabili perché quasi mai impiegati, di sicuro un po' sotto le aspettative finora hanno reso Benassi (ma ha 20 anni, quindi tutte le attenuanti del mondo!), Amauri (ma a molti la cosa non stupisce), Sanchez Mino (per i motivi di cui sopra) e soprattutto Nocerino, il quale doveva essere l'uomo in più per esperienza, carisma e tecnica nel centrocampo granata e invece, infortunio a parte, non è stato all'altezza della sua fama. Personalmente non sono preoccupato da questo inizio di stagione del Torino. Il fatto di non aver reinvestito una parte dei soldi incassati dalle cessioni di Immobile e Cerci, poteva far presagire una stagione maggiormente in salita, però nulla (a parte la sconfitta di Genova) si può imputare a questa squadra che sta pian piano trovando una sua fisionomia ed un proprio equilibrio. Di sicuro entro Natale si capirà di che pasta è fatta.
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