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Finita la stagione, è tempo di bilanci. Il Torino chiude il campionato al nono posto con il sesto attacco stagionale. Sono infatti 71 reti le reti messe a segno dietro a Napoli, Roma, Juventus, Lazio ed Inter, mentre quella granata è la quartultima difesa con 66 reti subite. Hanno fatto peggio solo Cagliari Palermo e Pescara. La sensazione è che il campionato di quest’anno sia stata una grossa occasione buttata al vento. Si poteva correggere in corsa a gennaio le lacune della retroguardia, ma la società ha ritenuto opportuno non intervenire.
Torino – Sassuolo è stato il simbolo di un’intera stagione. Toro arrembante, prolifico davanti, ma fragile dietro con un centrocampo che fa poco filtro. Inoltre Acquah contro il Sassuolo vive un momento di follia quando cerca di colpire con una gomitata Magnanelli nell’azione che porta alla rete di De Silvestri. Gesto che poi scatena il parapiglia di fine primo tempo. Domenica sì che il giocatore ghanese avrebbe meritato il rosso, ma probabilmente è per questo che Sinisa decide per la sua sostituzione, avvicendandolo con Gustafson, proprio per evitargli l’espulsione e le vendette dei neroverdi. Per quel che riguarda il subentrato nel secondo tempo, la prestazione risulta molto deludente. Non c’è una giocata di personalità, non uno spunto che faccia dire, “ah però Gustafson, non è proprio male!” Una partita all’insegna dell’anonimato.
Per Belotti ad un certo punto quella contro il Sassuolo assume i contorni di una gara maledetta con l’incantesimo del digiuno duro a rompersi. Ma l’atteggiamento del Gallo è sempre quello giusto. L’assist e l’esultanza al gol di Baselli ne sono un chiaro segnale, il riso amaro per essere incespicato sul pallone, favorendo con un assist involontario Iago Falque, dà proprio l’immagine di come Belotti stesse vivendo un momento particolare. Ma la liberazione al quinto gol, fa chiudere al nostro bomber la stagione con un bottino di 26 gol, al terzo posto della classifica cannonieri e come primo bomber italiano. Forse il nostro centravanti nel momento in cui capisce che il primato nella classifica cannonieri sarebbe stata ormai una missione impossibile, smette di incaponirsi e riprende a giocare per la squadra con la mente sgombra.
E Boyé? Meglio tardi che mai verrebbe da dire. Una giocata spettacolare sull’azione del gol che uccella completamente Biondini.
Adesso voltiamo pagina e prepariamoci alla prossima stagione. Ma prima di tutto salutiamo Joe Hart. Un portiere non fenomenale, ma che ha avuto il merito di internazionalizzare l’immagine del Toro. E’ stato un uomo spogliatoio e si è sempre impegnato nonostante i numerosi errori stagionali. Per il carattere e la professionalità dimostrata, Hart è un giocatore che vorrebbero tutte le squadre. Ha detto che tornerà e che gli mancherà il Toro e sono sicuro che non sono parole di circostanza e sarà un piacere ricevere la sua visita.
L’anno prossimo però dovrà essere l’anno della maturazione. Con Ventura abbiamo raggiunto l’Europa meritatamente, ma per caso, nel senso che alla vigilia di quel campionato non c’erano quelle aspettative. Il prossimo campionato invece l’Europa dovrà essere l’obiettivo stagionale da raggiungere ad ogni costo. Sarà tutto più facile con Belotti in rosa e con centrali di difesa veloci e affidabili. Inoltre allenarsi al Filadelfia sarà un modo per rafforzare l’identità granata e per permettere a Mihajlovic di lavorare nel quartier generale stando a stretto contatto con l’apparato dirigenziale. Questo potrà essere l’occasione di rafforzare le linee guida all’interno della gestione del gruppo.
La palla ora passa alla società. Dopo tutti i successi imprenditoriali, Cairo ha la possibilità di ottenere buoni risultati anche nel Toro, ma dipende tutto da lui e dalla sua volontà. Sarà essenziale non fare una squadra incompleta come quest’anno, ma saranno necessari i ricambi all’altezza per consentire alla squadra nei momenti di difficoltà di sopperire alle defezioni.
Infine due menzioni speciali sono per Francesco Totti e Davide Nicola. Totti è stato il capitano della Roma ed è veramente l’ultima bandiera del calcio italiano che se ne va. Chi vi scrive aveva 10 anni quando Totti esordì in A e il suo addio è un evento storico anche per la mia vita da calciofilo. Finisce un’era che sarà difficilmente ripetibile. A lui va il più affettuoso augurio per il prosieguo della vita e un grande ringraziamento per aver regalato a tutta Italia delle giocate grandiose, anche se alcune di queste ai danni dei colori granata. Davide Nicola invece è uno di famiglia, Il suo gol del 3 a 0 permise di salire in serie A nel primo anno di Cairo, regalando la vittoria nella finale Play-Off di ritorno. Dopo il suo ritiro è iniziata la sua carriera da allenatore, ma il dramma personale della perdita del figlio ha reso Nicola una persona fortissima e caparbia nonostante il dolore nel cuore. Nicola è riuscito nell’impresa di salvare il Crotone in un campionato dove tutti davano i rossoblù per spacciati. Anche a lui va un caloroso abbraccio e un grande ringraziamento per quello che ha dato alla maglia granata e per quello che ci ha insegnato con la sua forza d’animo.
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