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Toro, una stagione da 6,5

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Il Granata della Porta Accanto/ Nono posto punto di partenza, non di arrivo. Bene il fortino di casa e il ritorno del "cuore granata", male il disequilibrio tattico e la poca personalità in trasferta
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Finisce il campionato ed arriva il classico momento dei bilanci. Detto che anche quest'anno abbiamo stravinto (appena arriveremo a dieci ci fregeremo sulla maglia di una stella, o forse di una fiamma tipo quella del cappello della Guardia di Finanza...), dal punto di vista sportivo, che poi è quello che ci importa come tifosi, visto che, ahimè, nessuno di noi è il commercialista di Cairo, anche quest’anno i risultati sono stati discreti, ma nulla di più. Il mio voto complessivo alla stagione è un 6,5. Che fa media fra parecchie voci che qui vado a spiegarvi.

Sul piano del carattere e dell’atteggiamento non posso che dare un bel 9 ad una squadra che è tornata dopo anni a giocare "da Toro". Abituati ad altro tipo di ritmi e di aggressività in un quinquennio ricco di soddisfazioni e plusvalenze ma, appunto, scarso di furore agonistico e mentalità offensiva, già solo vedere le caterve di gol fatti e l’atteggiamento sparagnino della squadra specialmente nella prima parte della stagione mi ha riconciliato con la mia idea di Toro. L’Olimpico Grande Torino diventato finalmente un fortino, l’esplosione definitiva di Belotti, un tridente tutto in doppia cifra, una serie di giocatori rivitalizzati (Baselli, Zappacosta, lo stesso Acquah col cambio modulo) e un manipolo di giovani interessanti (su tutti Barreca, ma anche Boyé e Lukic) sono stati il volto positivo di questa stagione.

Il problema è che il nono posto finale è figlio anche di alcune insufficienze: 5 al rendimento in trasferta, inspiegabile se paragonato con quello molto positivo di cui dicevamo poc'anzi in casa. Un 5 anche al disequilibrio tattico tra fase offensiva e fase difensiva. Non so valutare se sia stato dovuto più alla scarsa qualità di molti singoli o più a lacune nella gestione tecnica di Mihajlovic (propendo per un mix equo fra le due cause) fatto sta che soprattutto nei mesi invernali, cioè quando il treno per l’Europa è andato perso, lo staff tecnico ha faticato a trovare correttivi per bilanciare le due fasi. Così nell'anno di un portiere di livello europeo abbiamo chiuso con dei numeri di difesa da serie B. Che paradosso!

Sono convinto che Mihajlovic non sia un fine stratega, e più che un Napoleone da battaglie campali sia uno Spartaco da rivolte di massa. Ognuno ha la sua indole e il proprio marchio di fabbrica: il suo può non piacere, ma si avvicina parecchio a quello che da sempre contraddistingue il Toro. Resta indiscutibile che, a parte Napoli andata e ritorno, abbiamo tenuto testa a tutti (Juve compresa) portando a casa anche brillanti vittorie ed uno storico punto dallo Stadium.

Insomma, la media fa proprio 6,5 e se il nono posto non può essere un punto d’arrivo, è sicuramente un discreto punto di partenza. Su cosa servirà perchè questo voto possa diventare un 7 o un 8 avremo tutta l’estate del lunghissimo calcio mercato per discuterne.

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