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columnist
Siamo al 23 gennaio e ancora non è arrivato nessun rinforzo. Certamente Mihajlovic avrà avuto le sue colpe e per quelle ha pagato con l’esonero, ma oltre a sostituirlo con Mazzarri cosa intende fare la società e, soprattutto, in che tempi? Me lo chiedo perché diminuiscono le giornate di campionato ed il Torino ancora non riesce ad affondare la zampata decisiva per balzare almeno al settimo posto (eventuale ultimo posto disponibile se, considerando la classifica attuale, a vincere la Coppa Italia sarà una tra Juventus o Lazio). Ad ogni modo il settimo posto dista ancora due punti e i treni per acciuffarlo stanno passando, ma il Torino continua a lasciarli andare grazie a prestazioni opache contro squadre ampiamente alla portata come quella offerta a Reggio Emilia contro il Sassuolo.
Dispiace ripetere le stesse cose, ma finché la società non deciderà di colmare le lacune della rosa, non mi fermerò dal ribadirle. L’anno scorso il Toro giocava sugli esterni con Barreca e Zappacosta avendo come rincalzi Molinaro e De Silvestri. Ceduto Zappacosta l’ultimo giorno della sessione estiva di mercato, e con Barreca tormentato da mesi dalla pubalgia, il Toro sta giocando la stagione con le riserve dell’anno precedente. Per la società è normale? E’ sotto gli occhi di tutti che al Toro sia necessario un ritocco sugli esterni.
Ansaldi, giocatore preso per sostituire Zappacosta che purtroppo si è infortunato più volte, domenica è stato messo in campo da Mazzarri come mezzala nel passaggio dal 4-3-3 al 3-5-2. Il laterale può giocare su entrambe le fasce, ma il neotecnico granata ha preferito schierarlo in quel ruolo perché non ha alternative. Magari sarebbe stato più utile metterlo al posto di Molinaro visto come si è fatto banalmente superare da Berardi, ma non ha potuto per i motivi già detti. Cosa si aspetta a prendere Donsah, se è quello il giocatore che ha chiesto Mazzarri? Si sta come sempre tergiversando sulle cifre, quando siamo in una situazione quasi emergenziale, per cui anziché puntare all’affare acquistando al minor prezzo possibile, sarebbe utile soddisfare il bisogno urgente di colmare una mancanza in rosa. Come si può temporeggiare? Come si può non dare modo al nuovo tecnico di poter lavorare con l’organico a lui più congeniale? La cosa antipatica è che i soldi ci sono, ma non vengono utilizzati. Le plusvalenze incamerate dal mercato sono state enormi e probabilmente la scelta del Toro è quella di pagare tutti i costi gestionali con l’autofinanziamento generato dal mercato, ma ora, in questo preciso momento il Toro necessita di rinforzi e dunque di investimenti dal suo patron, ma la società da quell’orecchio pare non sentirci.
Non mi reputo il più fine intenditore di calcio, ma credo di capirne abbastanza, almeno quanto basta per comprendere, sin dal giorno del suo arrivo, che Sadiq non poteva essere un sostituto all’altezza di Belotti. Dire che si deve prendere un giocatore a fine carriera o un giovane (e a questo punto valorizziamo De Luca piuttosto che prendere Sadiq), come annunciato dai vertici granata motivando l’arrivo del giovane nigeriano dalla Roma, non mi convince. Ad esempio Babacar, 25 anni tra due mesi, non mi sembra né un giovane di belle speranze né un vecchietto, eppure fa panchina alla Fiorentina. Come mai per la Viola è possibile avere un giocatore come il senegalese in panca ed per il Toro no? Qual è il senso – oltre a quello di non voler investire sui rincalzi – dietro questa scelta? Magari il Toro avesse avuto un giocatore come Babacar al momento dei due infortuni subiti dal Gallo, così forse a questo punto avrebbe ottenuto qualche punto in più. Ed invece il direttore sportivo Gianluca Petrachi dichiara che davanti la riserva di Belotti sarà Niang. Posso capire questo ragionamento perché non si vuole distruggere il cospicuo investimento fatto per acquistare l’ex Milan su pressione di Mihajlovic, ma lo reputo un rischio.
Dunque la società dovrebbe rimboccarsi le maniche e dare il meglio in questa finestra di mercato, facendo anche qualche sacrificio. Anche perché ora che Mihajlovic non è più sulla panchina del Toro, il mancato arrivo in Europa League sarebbe un fallimento non più solo ascrivibile all’ex tecnico granata, ma le responsabilità saranno anche della società.
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
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