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columnist
Più che della partita che ci aspetta domenica prossima a Roma contro la Lazio, vorrei parlare di quello che è accaduto sabato scorso. Vorrei iniziare dalla partita giocata in serata contro il Milan, dove per l’ennesima volta in stagione abbiamo visto un Toro timido che deve essere ferito affinché diventi un Toro con gli attributi. Il motivo non sta a certo a me capire quale sia, ma sicuramente qualcosa a livello mentale deve essere sistemato all’interno della truppa granata.
Torniamo invece a rivivere quello che è successo sabato mattina in via Filadelfia, quando migliaia di noi si sono ritrovati mostrando per l’ennesima volta la nostra unicità nel panorama calcistico mondiale. Non so se il Filadelfia verrà ricostruito davvero, perché troppe volte siamo stati presi in giro, anche se stavolta i presupposti sono davvero buoni, non so se e come questo nuovo Filadelfia, una volta ricostruito, riuscirà a d essere ancora quel luogo magico che fu, ma di certo noi siamo un popolo unico, noi non siamo una semplice tifoseria di calcio, noi siamo come quelle tribù antiche in cui i racconti orali vengono tramandati di padre in figlio, noi siamo i tifosi di calcio più fortunati di tutti quanti perché sappiamo vincere anche lontano da un campo di calcio, semplicemente incontrandoci e raccontandoci le nostre storie di vita vissuta, in cui tutti quanti ci riconosciamo.
Il mio pensiero va a quella famiglia incontrata nel tragitto che va dal Comunale a via Filadelfia giunta appositamente da Teramo e composta da tre generazioni di tifo, esattamente come eravamo io, mio padre e mio figlio, va a quel signore di 89 anni presente in fasce il giorno dell’inaugurazione del Filadelfia nel 1926 che è partito da Macerata per essere presente in questo nostro giorno speciale.
Il mio pensiero va a tutti noi, anziani, giovani, donne e bambini che eravamo lì per ribadire ancora una volta al mondo intero che il Toro non è solamente una squadra di calcio, ma un qualcosa di immensamente più alto e meritevole di rispetto ed ammirazione da che ci guarda da fuori e fa finta di non capire accusandoci di retorica. Noi non siamo retorici, noi siamo vivi e dobbiamo ricominciare ad essere ancora più battaglieri riprendendoci ciò che ci aspetta di diritto.
Tornando a parlare di calcio, non dobbiamo accontentarci di questo dignitoso presente, che sia ben chiaro, è già oro colato rispetto a quello che eravamo non tanto tempo fa, ma dobbiamo chiedere di più.
Dove sta scritto che nel calcio moderno è impossibile che squadre come il Toro possano rivincere uno scudetto? Quale legge lo impedisce? Quella degli interessi milionari? Ebbene noi dobbiamo lottare affinché i giocatori che arrivano al Toro capiscano che quello che possono ottenere qui è molto più appagante di quello che possono trovare in altri lidi, tra l’altro abbiamo esempi attuali di giocatori partiti da Torino come stelle e ritrovatisi comprimari in altre squadre.
Per fare ciò è necessario uno sforzo da parte di tutti: società, giocatori ed anche di noi tifosi. La società deve in qualche modo allargare i cordoni della borsa innalzando gli ingaggi nei confronti dei giocatori su cui investire per il futuro, i giocatori devono capire che è preferibile giocare 10 anni guadagnando X, piuttosto che guadagnare Y in meno anni, ma col rischio poi di finire fuori dal calcio che conta ed infine noi dobbiamo seguire la squadra, come ultimamente sta succedendo, dando un valido supporto economico.
Consideriamo inoltre che molte squadre di calcio prima o poi si troveranno a fare i conti con i debiti che continuano a portarsi dietro.Quindi non accontentiamoci, andiamo a riprenderci il Filadelfia e soprattutto più che a pensare allo scudetto revocato nel 1927 proviamo ad immaginare di vincere, che ne so, quello del 2027.
A pensarci bene non sarò ancora così vecchio e potrò festeggiare ancora alla grande in compagnia di tutti voi…..
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