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columnist
Sarà che questa canzone del buon Ligabue mi ha sempre affascinato, sarà che quest'anno è stato unico, perché alla fine, qualche emozione forte, possiamo dire di averla vissuta. Merito dei grandi campioni che ci hanno fatto perdere il conto delle reti segnate, ma merito anche di chi, in silenzio, ha svolto il proprio lavoro, quasi nelle retrovie, o forse sempre lì, lì nel mezzo, dove fin che hai voglia e coraggio, ci stai. Perché stare in mezzo al campo, non è affatto facile. È uno di quei ruoli senza lode e con tanta infamia: quando sbagli sono subito tutti pronti a puntare il dito, ma quando fai bene, molto spesso, passi inosservato.
E il nostro mediano lo abbiamo avuto quest'anno, anche se il ruolo non è proprio quello, è il concetto che conta. Conta aver lavorato partita dopo partita, dimostrando di potersi caricare la squadra sulle spalle e andare avanti, come ha fatto Giuseppe Vives che, dalle numerose critiche del passato, ha imparato tanto e ha messo tutto in campo, dimostrando di valer molto. Una stagione splendida la sua, una sicurezza sempre più marcata e necessaria per i colori granata. Una chicca per i tifosi, inizialmente scettici, duri a convincersi, ma felici di ricredersi dopo tante partite combattute minuto per minuto.
È cosi che, magari non vincerai casomai i mondiali, come Oriali nella suddetta canzone, ma magari, puoi ambire , che ne so, a giocare in Europa League. Tutta, tutta, sudata e meritata sul campo!
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