"Non sarà un'avventura / Non può essere soltanto una primavera!": mi tornano in mente Mogol e Battisti per descrivere il momento di stanca che affligge il Toro.
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Toro, voglia di rivalsa! Vedi Napoli, e poi…
COME SISIFO - Sfuma l'avventura Europa dopo ben quattro sconfitte nelle ultime cinque gare. Squalifiche, infortuni e qualche erroraccio delle terne arbitrali non bastano a spiegare il momento no degli uomini di Ventura. E se ci fosse un problema di comunicazione, anzi di mancanza di comunicazione, fra panchina e campo? Limitandoci alle due ultime uscite, Samp in casa e Inter al Meazza, Cerci e compagni al fischio d'inizio sembravano una vettura col freno a mano bloccato. Gli avversari, giocando in modo appena sufficiente, andati in vantaggio con relativa facilità. E poi? Beh, avete presente Sisifo quando spingeva il suo proverbiale macigno in cima a una montagna per poi vederselo tornare indietro? Il Toro di questo periodo si sta comportando allo stesso modo: reagisce sapendo che tanto lo sforzo da compiere non approderà a un bel nulla! Rassegnazione, non menefreghismo come ha insinuato qualcuno che attribuisce una mentalità da mercenario ai giocatori. Sbagliandosi di grosso! L'impegno e la dedizione alla causa granata non possono essere messi in discussione da una condotta di gara sbagliata. E' nella testa e nel cuore di titolari e rincalzi che deve scattare adesso una scintilla: il posticipo di lunedì contro una grande della serie A arriva proprio a proposito!
ICARO SOTTO IL VESUVIO - Dici Napoli e pensi a un altro personaggio mitologico: Icaro! Avere le ali grandi, saperle usare: ma dichiarare al mondo intero di essere diventato irraggiungibile. Poi avvicinarsi troppo al dio Sole e cadere rovinosamente per essersi bruciato un bel mazzetto di piume. Questo in fondo è successo alla coppia De Laurentis & Benitez. Troppa euforia fin dal ritiro estivo in Val Di Fassa. "Siamo noi la pretendente numero uno allo scudetto!". Perchè? L'acquisto di un grande bomber come Gonzalo Higuain in sostituzione di "core ingrato" Cavani. La conferma di "Marechiaro" Hamsik, giunto alla piena maturità agonistica e tecnica come uomo ovunque del centrocampo e dell'attacco partenopeo. L'arrivo di una folta truppa di giocatori ispanici, tutti con buone referenze, tutti legati a filo doppio con Benitez. La sconfinata fiducia nel trottolino Insigne, meraviglioso prodotto del vivaio valorizzato dal maestro Zeman a Pescara. L'entusiasmo proverbiale del San Paolo, dodicesimo uomo in grado di spingere al traguardo la squadra durante le grandi sfide interne. L'illusione di volare, di esser gli unici a farlo librandosi nel firmamento per agguantare il titolo di campioni d'Italia si è invece scontrata con una dura realtà. Quale? L'incapacità di metabolizzare il cambiamento di metodi di allenamento e di filosofia di gioco fra vecchio e nuovo mister. Risultato? I fedelissimi di Mazzarri confermati da Benitez non lo hanno ancora capito. I nuovi arrivati non si sono ancora inseriti al meglio. Ora non resta che lottare fino in fondo con la Roma per il secondo posto. Due le note positive in questa stagione un po' così per i fedelissimi del "Ciuccio" napoletano: 1) un bilancio in ordine che più in ordine non si può, il che permetterà ai dirigenti di rafforzare subito dopo i Mondiali in Brasile la squadra con nuovi innesti di valore 2) l'esplosione definitiva di Josè Maria Callejon, una vita da riserva nel pur prestigioso Real Madrid, e ora affermatosi a 27 anni come attaccante completo come pochi. Certo, stiamo parlando di un giocatore che ha spuntato un ingaggio di ben 3,5 milioni l'anno, non certo di un pivello alle prime armi! Ma in un calcio malato come quello nostrano che usa strapagare pipponi inenarrabili per poi tenerli confinati in panchina o in tribuna questi sono soldi davvero ben spesi: ne avremo una conferma osservando dal vivo Callejon nella serata di lunedì all'Olimpico.
UNA TESTATA PER DIRSI ADDIO? - Dal mal di testa a una testata il passo può essere breve. Alan Pardew, manager del Newcastle Utd, ha esagerato, lo sappiamo, quando ha colpito con la testa un giocatore avversario del Hull City che lo aveva spintonato a bordo campo per andare a prendere la sfera e rimetterla in gioco. E se lo avesse fatto apposta? Ora si ritrova con sette giornate di squalifica sul groppone e alleggerito di ben 60mila sterline dalla severa Premier League. In realtà il canuto e fino a poco fa tranquillissimo Alan sta cercando volutamente l'incidente per liberarsi di un contratto che lo lega addirittura fino al 2019 al più eccentrico, odiato e squattrinato proprietario di club che esista al mondo. Mike Ashley, corpulento tifoso padre padrone dei Magpies ridotti da Pardew a una succursale della nazionale transalpina, ha commesso l'ennesima follia. Con la sua formazione nelle prime posizioni della classifica ha infatti venduto il suo miglior giocatore, Yohan Cabaye, ai paperoni del Quatar del PSG. Da allora Pardew se l'è legata al dito e non vede l'ora di andarsene: e se una sorta di "guerra dei Roses" fosse appena iniziata sulle rive del pacifico fiume Tyne?
Renato Tubère
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