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Questione di tempo

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ToroSofia / Torna l’appuntamento con la rubrica di Elisa Fia: "La certezza è una: se per passare dall’astratto al concreto è necessaria la costanza, un eventuale esonero di Giampaolo sarebbe la peggior decisione da prendere"
Elisa Fia

La partita con l’Inter lascia sicuramente dell’amaro in bocca. Ogni tifoso granata, fino al 62’, ha sperato che, per la prima volta in questa stagione, il Toro non stesse facendo il solito match, ma un match magistrale, iniziato e finito con una gestione del gioco da considerarsi quasi impeccabile. Eppure, qualcosa è andato per la direzione sbagliata: a partire dal 63’ vi è stato un vero e proprio tracollo della squadra di Giampaolo, sostituito da Conti.

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Ma cos’è andato storto? Dalla mancata finalizzazione alla maggiore prestanza fisica dell’Inter, si può dire che il fattore da recriminare al Toro sia di essere ancora tanto astratto e poco concreto, di stagliarsi su una dimensione che è in potenza e, contemporaneamente, ancora troppo poco in atto. Ciò che bisognerebbe fare è spostarsi e spostare questo piano galleggiante nell’aria per renderlo un tappeto ancorato a terra sul quale camminare al fine di mettere qualche risultato in cassaforte. Sicuramente, l’involontario forfait iniziale di Belotti ed il k.o. in medias res di Verdi, il quale stava svolgendo un’ottima partita, non hanno aiutato nel rendere costante e concreta l’intensità del team granata che, tuttavia, aveva saputo reagire nel miglior modo possibile agli stop.

Giampaolo

La certezza è una: se per passare dall’astratto al concreto è necessaria la costanza, un eventuale esonero di Giampaolo sarebbe la peggior decisione da prendere perché, paradossalmente, un gioco così preciso, millimetrico e ben strutturato non si vedeva da anni. Solo che ci troviamo ancora in una fase pre-embrionale del suo sviluppo, dove la materia è informe e sta, pian piano, volgendo verso la sua formazione: interromperla ora sarebbe come fermare un processo, arrestare il sistema e riavviare un programma perdendo la maggior parte dei suoi dati.

Ciò che è necessario fare è dare fiducia al tecnico granata, lasciarlo lavorare senza mettere pressioni inutili che porterebbero soltanto al ricominciare da zero, inciampando nuovamente nelle stesse dinamiche ricadenti poi nelle medesime recriminazioni che si stanno mettendo sul piatto in questo momento. Necessario è fuggire al solito cane che si morde la coda se davvero si vuole dare al Toro una possibilità: le grandi squadre non si costruiscono in una stagione, ma nell’accumularsi di costanti progressioni tra di esse. Bisogna avere pazienza, dare spazio e tempo ma, soprattutto, aria ad una squadra che avrà tanto da darci.

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