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Tutto cambia, nulla VARia

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / Il problema non è la tecnologia, ma sono le persone che utilizzano la tecnologia: è sempre una questione di uomini...

Inutile tornare sui fatti di Udine: sappiamo tutti com'è andata, sappiamo tutti che tipo di danno ha subito il Toro, sappiamo tutti che i punti persi tali rimarranno a meno che uno voglia credere alla favoletta che tutto si compensa nell'arco di un campionato. È giusto invece sottolineare che la società, in questo caso, ha pubblicamente protestato contro l'ennesimo episodio, tranquillamente definibile grottesco, da parte di chi avrebbe il compito di garantire il regolare svolgimento delle gare. C'è un neo in questa protesta, però: il presidente Cairo ha puntato il dito contro il senso generale della VAR quando in realtà il problema non è così filosoficamente grande, ma molto più prosaicamente piccolo. Se un arbitro fischia a priori quando sa benissimo che deve aspettare per permettere ai colleghi dietro al monitor di fare la propria parte, la “colpa” non è della tecnologia ma di chi avrebbe il dovere di avvalersi di tale tecnologia. Inutile sparare sulla VAR quando il problema è insito nell'uso che della VAR se ne vuole o non se ne vuole fare.

Tutti noi sappiamo quanto in passato gli errori delle giacchette nere abbiano condizionato l'esito di partite e di campionati interi. Errori ovviamente fatti in buona fede secondo le versioni ufficiali. Oggi esiste un modo (il Var) per limitare questi errori al minimo, ma si fa fatica ad accettarlo. Da sempre chi detiene un potere è restio a vederselo limitare. E allora il potere sotto attacco cerca di gestire il cambiamento affinché tutto cambi perché nulla cambi, come veniva già raccontato ne « Il gattopardo ». Alla fine è sempre una questione di uomini. Come si spiega altrimenti che un giocatore si possa permettere di dare gomitate, addirittura una testata sotto gli occhi dell'arbitro ed essere espulso solo al terzo episodio, uno sputo, scovato dalla VAR ?

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Il problema non è la tecnologia, ma sono le persone che utilizzano la tecnologia. E poi ci sono mille altri esempi di come sia l'intervento distorto dell'uomo a modificare la bontà di tutte le misure positive che il calcio cerca di darsi al punto di arrivare a pensare che il calcio stesso sia un ricettacolo delle peggiori pulsioni umane. Dalla legge Bosman, sacrosanta, ma trasformata nella tomba dei contratti, vampirizzati dal crescente potere dei procuratori ai vari doping sanitari e finanziari che hanno sforato il limite della legalità trasformando pratiche che dovevano giovare alla salute fisica dei calciatori ed economica delle società in scorciatoie per vincere barando.

È sempre una questione di uomini, comunque la si giri. Sbandieriamo l'esigenza di cambiamento, ma l'unico cambiamento (in peggio) che è avvenuto riguarda l’etica degli attori del mondo del pallone: un mondo che non è mai stato popolato da santi ma che aveva le sue regole anche non scritte, un mondo dove una stretta di mano valeva più di un contratto e una maglia spesso più dei soldi stessi. Tutto è cambiato formalmente perché nulla è cambiato nella sostanza a parte l'unica cosa che contava: il calcio aveva un’anima, un campanile, un orgoglio o qualsiasi cosa mettesse insieme undici giocatori ed i loro sostenitori. Oggi speriamo che una macchina come il VAR ci possa restituire parte di quello che i “mercanti del tempio” si sono comprati con l'arroganza, ma è un'ingenuità bella e buona pensare che basterà solo questo. La sensazione è che se anche la moviola in campo funzionasse a dovere ciò sarebbe solo una concessione di chi dà qualcosa con la mano destra per togliere il doppio con la sinistra. Perché alla fine c'è poco da aggiungere: è sempre e solo maledettamente una questione di uomini..

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.