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Un atto di fede per il Toro e per Ventura

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Alea iacta est. Ormai è andata così, il dado è tratto, non si torna più indietro. La vicenda Bianchi è stato uno spartiacque nella storia recente del Torino: ripeto, non per l'aspetto tecnico dell'operazione...

Alea iacta est. Ormai è andata così, il dado è tratto, non si torna più indietro. La vicenda Bianchi è stato uno spartiacque nella storia recente del Torino: ripeto, non per l'aspetto tecnico dell'operazione quanto per il significato più profondo che il privarsi di una figura come Rolando ha comportato per il mondo granata. Di tutto questo resta una ferita aperta che solo le imminenti scelte di mercato e i futuri risultati contribuiranno pian piano sanare.

Inutile girarci ancora sopra, arrovellarsi sui se e sui ma, scaricare la propria rabbia su tizio o su caio: meglio provare a voltare pagina, a concentrarsi su ciò che di buono è emerso negli ultimi due anni e su ciò che di ancora meglio potrà arrivare nei prossimi. E' questo che ci viene chiesto ed è questo che, magari a fatica, faremo in quest'estate, sotto molti aspetti, catartica. Ci viene chiesto l'ennesimo atto di fede verso il Toro, innanzitutto, e qui non ci saranno molti problemi a rispolverare tutta l'ingenuità di bambini che ancora abbiamo per sognare una squadra che, finalmente, tornerà ad essere competitiva e a stabilirsi in quella che ormai sembra la chimera delle chimere degli ultimi vent'anni: la parte sinistra della classifica di serie A...

A cascata il passo successivo sarà la fiducia incondizionata nell'unico uomo che, oggi come oggi, sembra in grado di raggiungere questo prestigioso, e fino a pochi anni fa totalmente insperato, traguardo: Giampiero Ventura. Qui qualcuno incomincerà a non essere proprio a suo agio nel concedere carta bianca ad un allenatore che vanta i migliori risultati dell'era Cairo, ma che per indole caratteriale, scelte tecnico tattiche e alcuni atteggiamenti cervellotici non sempre ha raccolto vasti consensi all'interno della tifoseria.

Capisco, approvo, arrivo anche a giustificare chi la vede così (sono tra quelli...), ma mi vedo costretto dal buon senso di cui mi sento tutto sommato dotato, a spezzare più di una lancia in favore del mister. Non tutte le critiche a Ventura, infatti, soprattutto quelle più recenti, sono completamente giustificabili. Su Bianchi è indifendibile, è vero: la panchina col Catania è stato il gesto più meschino e gratuito che si potesse fare, anche se la colpa più grande del mister resta il non aver saputo sfruttare le doti tecniche di Rolando provando varianti tattiche che lo rendessero più pericoloso per le difese avversarie e, ancora di più, il non aver sfruttato, nel senso buono del termine, il positivo ascendente del capitano sull'ambiente, creando un binomio forte e compatto allenatore-giocatore simbolo. Purtroppo Ventura ha progressivamente alimentato l'idea che Bianchi fosse una presenza ingombrante invece che un valore aggiunto per la squadra e questo non è stato positivo per l'ambiente perchè ha portato i tifosi a schierarsi pro o contro l'uno e l'altro.

Al di là di questa grave miopia "politica", alcune critiche sono invece meno oggettive. Per esempio quella sugli ex del Bari voluti da lui non ha ragion d'essere: Gillet, Cerci e Gazzi hanno avuto un eccellente rendimento risultando decisivi per la salvezza, Barreto pare in netta ripresa dopo i due anni persi, Meggiorini ha fatto ciò che gli è stato chiesto (cioè tutto tranne l'attaccante, notte magica di San Siro a parte) e perfino Masiello, a parte alcuni clamorosi errori, ha nel complesso dimostrato di essere una buona riserva per la A. Inoltre il Torino, grazie a Ventura, ha avuto una sua fisionomia ben precisa, cosa che ha permesso a tutti i giocatori di potersi esprimere in linea con le proprie potenzialità e, a tratti, ha dato prova di saper proporre un buon calcio. Certo, resta il fatto che di gioco brillante in due anni non se ne sia vista traccia e che molti giocatori non siano stati quasi mai utilizzati, in particolare i giovani che la piazza sperava di veder lanciati in prima squadra. Dopo due anni, quindi, possiamo dire di conoscere Ventura con i suoi pregi e i suoi difetti. Al timone c'è lui e la nave è sempre stata condotta in porto seguendo la rotta prestabilita. Ammutinarsi non ha senso, non resta che continuare ad essere leali verso il comandante.

Piuttosto qualche dubbio sull'armatore io ce l'avrei. Attorno al Torino, si sa, l'ambiente mediatico-politico cittadino non è mai tranquillo e le acque tendono ad essere sempre agitate. Una domanda però sorge spontanea: una società più forte non garantirebbe anche più tranquillità al mondo Toro? In ogni polemica ed in ogni vicenda critica che coinvolge il Toro, la società spicca per i suoi silenzi, spesso più rumorosi delle parole. Dagli arbitraggi sfavorevoli, al Filadelfia, dal caso Bianchi alle polemiche sullo stadio mezzo vuoto, mai una volta, mai una, in cui la società abbia preso una posizione netta e decisa tale da non lasciare dubbi ai tifosi e stroncare sul nascere ogni effetto potenzialmente negativo. Silenzi assordanti da parte di chi non ha il coraggio di affrontare la piazza assumendosi il peso delle decisioni. Ci voleva tanto a dire chiaramente: la società appoggia l'allenatore al 100% per cui, per scelta comune e condivisa, a Bianchi non verrà rinnovato il contratto. Punto. Ci si attirava gli strali della piazza per un pò, ma alla lunga il messaggio di una proprietà forte e decisa che crede in un progetto avrebbe fatto scemare ogni contestazione. Invece si è fatto il balletto dei "vedremo", "è come un figlio", "ci incontreremo": mille scuse pur di non mettere la faccia. Ai tifosi si chiede pazienza, si chiede sostegno, si chiede appoggio, ma cosa si dà in cambio? E di quello che chiedono i tifosi, a cosa si è mai dato peso? Dignità, orgoglio, partecipazione, un vivaio forte, una casa comune: a queste esigenze quali risposte sono state date?

Come me, quest'estate migliaia di tifosi faranno l'ennesimo atto di fede verso il Toro e, obtorto collo, verso Ventura, ma verso la società non ci potrà che essere lo stesso atteggiamento con cui lei suole manifestarsi: un silenzio assordante. E non si tiri fuori la favoletta del "chi mette i soldi fa quel che vuole": quali soldi? O magari ora che non si dovrà più pagare il faraonico ingaggio di Bianchi ne vedremo finalmente investiti a palate?

 

Alessandro Costantino

Twitter: AleCostantino74

(Foto Dreosti)