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columnist
Se non hai 30-40 milioni di euro da spendere per l'acquisto di un singolo giocatore difficilmente i giornali sportivi parleranno di te in termini di regina del mercato. E quando Alex Sandro vale quanto l'intera campagna acquisti del Torino è chiaro a cosa ci riferiamo... Eppure chi ne capisce di calcio e sa estraniarsi dall'informazione sportiva schiava di qualunque cosa facciano (o non facciano...) le solite ben note tre-quattro squadre, non farà fatica a riconoscere che una delle migliori campagne acquisti di questa sessione di mercato è stata proprio quella del club di Cairo. Una cessione eccellente (Darmian allo United) e tutta una serie di acquisti giovani, di qualità e, soprattutto, funzionali al rodatissimo impianto di gioco costruito da Ventura. Quattro undicesimi di Nazionale Under 21 italiana, oltre a riportarci (con le dovute proporzioni) alla colonia azzurra del Torino anni Settanta, fa sgranare gli occhi e sfregare le mani pure ad un impresentabile come Tavecchio la cui criticatissima riforma in realtà proprio a questo vorrebbe arrivare: all'utilizzo dei giovani italiani nei club di serie A. E se lo fa l'Empoli si può parlare di necessità fatta virtù, ma se lo fa il Toro si può anche scomodare la parola "progetto". Eh già, perchè questo Toro sembra aver messo la freccia e svoltato verso una linea ben precisa che non ammette alcun tipo di illazione sulla reale matrice qualitativa del progetto di medio termine della squadra granata. Tra l'altro la resistenza che Cairo sta opponendo alla cessione di Maksimovic e Bruno Peres lascia intravedere che le intenzioni di fondo della dirigenza granata siano proprio quelle di aumentare il livello qualitativo globale della rosa pur vagliando ogni anno la cessione di un pezzo pregiato della casa. Che tradotto significa che un sacrificio sull'altare del bilancio è accettabile e necessario se a corollario di questo si inseriscono più tasselli di un certo livello nello stesso tempo: il classico modello scandinavo che per ogni albero tagliato ne prevede due piantati in modo tale che ci sia sempre legno per i mobili e le stufe, ma foreste sempre rigogliose e ricche di piante da poter nuovamente tagliare.
Il mondo granata è in fibrillazione perchè per la prima volta da decenni vede le cose fatte bene, gli acquisti sensati e ponderati, le uscite calibrate e la squadra stabile e rodata dove i nuovi si inseriscono con meno difficoltà perchè tutto funziona come un orologio svizzero e chi entra nell'ingranaggio sa che cosa deve fare e, cosa non da poco, è certo di cosa faranno gli altri. Ne consegue che ci sia consapevolezza nel cuore e nella testa dei tifosi di poter fare bene nel campionato che sta per cominciare. Quanto fare bene è una misura che nessuno si azzarda a pronosticare. Ma l'aspettativa sembra davvero alta. Forse ne ho già parlato, ma credo che quest'anno la situazione oggettiva della serie A potrebbe creare le condizioni giuste ed ideali perchè una squadra come quella del Torino faccia molto più di quanto ci si aspetta. Perchè dico ciò? Innanzitutto perchè, per fare un nome a caso, la Juventus ha perso tre dei suoi giocatori più decisivi degli ultimi due anni e, sebbene li abbia rimpiazzati bene, non sempre chi subentra può dare in termini di rendimento quanto dava chi ne è uscito, soprattutto a livello di carisma, una dote che in certi frangenti della stagione o anche di singole partite è fondamentale per ottenere risultati insperati. Poi perchè molte squadre di vertice, vuoi per cambio di tecnico, vuoi per massiccio turnover di giocatori, hanno mutato sensibilmente volto e non sempre questo dà i propri frutti nel breve termine. Se il ritmo del campionato si dimostrasse veloce ma non insostenibile ecco che non è peregrino immaginarsi un Torino rodato e ben lanciato poter mantenere un cammino non così distante dalle posizioni di testa. E' un augurio, una speranza o una cosa concretamente possibile? A mio parere tutte e tre le cose insieme. Non v'è certezza nel football e pertanto è molto complicato fare pronostici a priori: la miglior campagna acquisti del Torino dai tempi di Borsano potrebbe rivelarsi alla prova del campo un buco nell'acqua o confermare oltre modo le sensazioni positive di chi vede e crede in un Toro più forte. Fra quarantott'ore avremo un assaggio di ciò che sarà: un primo boccone saporito farebbe crescere fame ed entusiasmo, un boccone amaro metterebbe invece subito alla prova la maturità dei tifosi. Comunque vada a Frosinone, vorrei vedere in questo campionato un Toro stare a ruota del gruppo di testa pronto a sfruttare la crisi di qualcuno di quelli che devono "fare" la corsa. Perchè non basta pedalare con tutta la determinazione e la grinta del mondo: per stare coi migliori bisogna anche saperlo fare con classe, proprio quella che quest'anno sembra essere aumentata in maniera molto, molto interessante....
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