Troviamo un compromesso accontentandoci di 45 minuti da dominatori e 45 da sprovveduti.
columnist
Un po’ sprovveduti, un po’ farfalle
Nei 45 da sprovveduti mettiamoci che giocavamo al sud ma non esattamente a Napoli, eravamo a Crotone. Ampio rispetto per un Crotone che difende serrando i denti e morde se vede carne. Mettiamoci pure che non deludono tanto i loro gol quanto il fatto che la difesa granata li aspettava schierata, quei gol. Schierata, ma inefficace. Con un De Silvestri davanti al pallone. Un pallone che non si ferma, entra, rete. Non si ferma, entra, rete. Due volte.
Sempre in questi 45 minuti da sprovveduti mettiamoci che dopo otto partite abbiamo una dignitosa classifica, certo, ma abbiamo giocato contro squadre che lottano per non scivolare in B (Bologna, Udinese, Verona, Benevento e il Crotone fresco fresco) o che dispongono di pari armi (Sampdoria e Sassuolo). Quello che abbiamo combinato contro l’unica che in Europa purtroppo ci gioca davvero, è meglio dimenticarlo.
Ora, Roma-Fiorentina-Cagliari-Inter-Chievo-Milan valutano la nostra partita contro il Crotone e fanno una smorfia. Ci aspettano.
In questi 45 minuti da sprovveduti ficchiamoci dentro anche un Baselli senza immaginazione e un Niang che Miha pizzica di continuo (e vorrei vedere, con l’assegno che abbiamo staccato) ma che stenta a dimostrare di non essere quello che si dice in giro, indolente.
Nei 45 minuti da sprovveduti non siamo stati noi a perdere 2 punti, è stato il Crotone a vederseli togliere dal pallottoliere al 94esimo.
Il cambio di Rincon per Boyè ho qualche dubbio se inserirlo nei 45 minuti positivi o negativi: ho consumato troppo tempo a urlare a Glik di non passare il pallone a Padelli, per non apprezzare l’atteggiamento mordace del nuovo corso del Toro. Però, però credere che basti cambiare un centrocampista con una punta per segnare, è sottovalutare il cuore e la mente di ogni azione offensiva. Il gol può nascere dall’estro di uno schizzo davanti alla porta, ma più spesso è l’infrangersi di un’onda che nasce nel mare aperto del centro campo.
È necessario prendere atto delle lacune, ma è importante riconoscere che ci sono stati anche 45 minuti di costruzione, se non proprio dominazione.
In questo elenco di buoni momenti ci metterei la fascia al braccio di Moretti, che mi dà sicurezza. Ci metterei l’espressione concentrata del suo vicino di banco, N’Koulou, che potrebbe dare soddisfazioni anche come “difensore di testa” nei calci d’angolo (calci d’angolo granata dalla strategia incomprensibile che neanche chi li batte, capisce), di "Glikiana" memoria.
Mi è piaciuto Ljajic che alimenta ansia negli avversari quando si prepara a calciare una punizione, e pazienza se la goal-line non ci assegna il punto, Ljajic quest’anno è un cuore dei nostri, che si sforza di trascinare la squadra. Naturalmente mi sono piaciuti Iago il dribblatore e Rincon il lottatore.
Nei 45 minuti di dominazione c’è posto anche per Sadiq. Infilare la maglia granata da vice-Belotti a 20 anni non è una passeggiata, infatti lui ha fatto tutto tranne che passeggiare in campo: gambe lunghissime a sfilare avanti a indietro nei pressi della porta. Non ha segnato, ma ci ha riempiti del gusto di vederlo sempre al posto giusto, proprio come faceva il Gallo quando ci provava ma non veniva fuori il chicchirichì.
Un gol non si disprezza mai, non può che stare sempre tra le positività, anche se quello di De Silvestri ha qualcosa del “mi trovavo qua per caso”. Ma nulla è mai per caso.
Infine nel lato costruzione ci metto il pensiero positivo che Ansaldi era in panchina, aspetto di vederlo in campo. Lyanco, Barreca, Obi, Acquah, rientreranno.
Noi ce la possiamo fare a conquistare il settimo posto, Fiorentina e Samp non hanno soldati migliori. Quel che ci serve, è un condottiero che sappia leggere le battaglie.
E infine, ma non per ordine di importanza, la nostra costruzione nasce dalla Primavera, che ci ha regalato un derby di granata intriso. La Primavera è il migliore dei modi per ricordare chi, 50 anni fa, giocava leggero ed estroso, come una farfalla.
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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