columnist

Una bandiera per il Toro

Una bandiera per il Toro - immagine 1
Calciatori? Vil razza dannata! Mi riferisco all'80% della categoria militante oggi nella nostra serie A. Gente col portafoglio al posto del cuore, e non solo! STOP AI MERCENARI! - Già me li vedo. In questi giorni sono in vacanza,...
Renato Tubere

Calciatori? Vil razza dannata! Mi riferisco all'80% della categoria militante oggi nella nostra serie A. Gente col portafoglio al posto del cuore, e non solo!

 

STOP AI MERCENARI! - Già me li vedo. In questi giorni sono in vacanza, questi impiegatucci dallo stipendio principesco, e che fanno? Si attaccano al telefonino coi loro famelici procuratori per l'ingaggio da ridiscutere coi club dove sono parcheggiati. Le loro società? Stanno alla finestra, in attesa di sapere come comportarsi. Il dilemma per molti direttori sportivi è: questi personaggi è meglio covarseli come serpi al seno oppure cercare di sbolognarli al più presto? Loro intanto, fra una sabbiatura, l'inaugurazione di un negozietto dell'amico o parente invadente e una festa in discoteca in qualche località esotica, riposano le stanche membra. C'è da capirli, poverini: sono lungamente provati da una serie impressionante di passaggi, traversoni, tiri e stop regolarmente cannati nei nove e più mesi di campionato! Tutti quei fischi inspiegabili alle loro orecchie devono sembrare esagerati. L'80% dei calciatori di serie A e B? Mercenari, nient'altro che mercenari!

 

PER AMORE DELLA MAGLIA - Eppure, qualche anno fa, si vedevano parecchi seri professionisti che puntavano a terminare la loro carriera, udite udite, con lo stesso club che li aveva lanciati nel variopinto mondo del calcio professionistico. I giocatori bandiera esistono ancora nell'anno di grazia 2013? Sì, ma sono come animali preistorici in via d'estinzione. Vivono in un loro mondo fatato, mettendo addirittura la famiglia e la qualità della vita davanti al trasferimento che significherebbe un'altra fetta di torta da spartirsi con l'agente procuratore. Sanno dei soldi facili garantiti anche all'ultimo dei panchinari. "E' riserva: però in serie A!" Giorgio Gaber docet! Ma, per amor di maglia, i giocatori bandiera resistono: sempre di meno ma resistono, impavidi, allo sgretolamento di certi valori. Riuscirà mai questo Toro a crearne uno, o addirittura due, di questi eroici sopravvissuti al calcio usa e getta che va di moda oggidì? Chi sarà il nuovo giocatore simbolo di questo club tormentato da anni dal male endemico della provvisorietà? Intanto sugli spalti dell'Olimpico torinese continuano a mancare quasi 15mila potenziali abbonati: e non è solo la grave crisi economica a tenerli lontani dalle loro adorate maglie granata!

 

NEESKENS LO SCUDIERO - Sono passati quasi 40 anni dalla finale di quei mondiali. Eppure ancora sto saltando sulla sedia dall'esultanza. Mi riferisco a Germania-Olanda del 1974. A noi italiani, si sa, i tedeschi non sono certo simpatici, quindi ... Fischio d'inizio a Monaco di Baviera: il pubblico di casa è in estasi, già pregustando la vittoria. Il frastuono è assordante. Dopo appena 45 secondi di possesso palla insistito la stella di quei mondiali, Johan Crujff, viene atterrato in piena area di rigore. Sul dischetto va l'altro Johan olandese: è Neeskens lo scudiero e, glaciale come non mai, insacca la rete dell'illusorio uno a zero. Johan Primero e Johan Secundo: così li soprannominò rapiti dal loro talento e dalla capacità di creare calcio dal nulla il quotidiano spagnolo Marca quando la fantastica coppia dall'Ajax si trasferì al Barcellona. Tutti o quasi erano incantati da Cruyff e dalle sue divine intuizioni? Io per primo lo ritengo il più forte calciatore - persino più di Pelè, Rivera e Maradona - dell'era moderna del football. Ma, fra quelle maglie arancioni, dieci calciatori formidabili più un portiere per caso come il mediocre e pur sempre leggendario Jongbloed, la mia simpatia va tutta a Johan Secundo lo scudiero. Neeskens non era un mediano nè una mezz'ala, ma il più totale discepolo del calcio totale di quell'Olanda che avrebbe ispirato magnificamente il Toro scudettato di Gigi Radice. Neeskens cantava e portava la croce, contrastava come un martello pneumatico e meno di mezzo minuto dopo faceva assist o segnava come un dieci tradizionale, fra svolazzi e intuizioni soavi. Non parliamo poi di come tirava! Era un moto perpetuo, lo si notava subito per il portamento eretto, i basettoni da prog rockere incallito e quei capelli sempre in ordine in aperto contrasto con le zazzere bionde e scomposte degli altri orange. Lo notò esattamente 4 anni dopo in un'altra finale dei Mondiali a Buenos Aires, e con esiti davvero nefasti per lui, un certo Daniel Passarella. Quell'olandese si stava facendo beffe di lui e dei biancocelesti padroni di casa e obbligati a tutti i costi a vincere per compiacere, soprattutto, il generale Videla. Una testata, ovviamente non vista dalla pavida terna arbitrale italiana, e zàc: quattro denti volarono via! Il giorno dopo ai microfoni della tv olandese Johan Secundo, ancora sotto choc, non le mandò a dire all'argentino ex Inter e Fiorentina: "Non importa quando, non importa dove. Magari in un bar, ma un giorno lo incontrerò di nuovo. E mi vendicherò!". Caro Passarella, mi raccomando: trovati un bravo odontotecnico, lo scudiero Neeskens te l'ha giurata!

 

Renato Tubère

tutte le notizie di