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Nel primo tempo della partita contro la Cremonese la squadra è sembrata quella dello scorso anno, timorosa e sfiduciata. Quella dal secondo tempo in poi mi è parsa invece consapevole del fatto che senza sofferenza non si migliora, ed in questo caso è molto meglio che si sia vinto ai rigori che non nei tempi regolamentari. Anche perché Juric in questo modo saprà dare le giuste indicazioni consapevole della note positive e di quelle negative. Riguardo le prime un Rodriguez perfettamente integrato negli schemi del Mister, ed un Verdi sulla strada del recupero. Come preventivato ad inizio stagione in questi ultimi quindici giorni tocca alla società colmare le lacune e migliorare la squadra con interventi mirati.
Ma la cosa che più mi ha preoccupato guardando la partita, e prima ancora di sentire le parole di Juric, è stato lo sguardo triste e comunque assente di Belotti nei minuti in cui ha giocato. Sono certo che dopo le soddisfazioni dell'europeo vinto, il Gallo abbia vissuto uno dei peggiori periodi della sua vita sportiva. Una delusione da cui faccia fatica a riprendersi, e cioè accorgersi che, pure essendosi aperto un vorticoso giro di centravanti, nessuna squadra importante sia interessata alle sue prestazioni sportive. Nel qual caso le reazioni non potevano che essere due. La prima. Rinnovare con entusiasmo e continuare ad essere il trascinatore di una squadra i cui tifosi ti adorano e dove potresti anche avere un futuro dirigenziale. La seconda. Entrare nel circolo vizioso della negatività e ridursi a discutere della clausola rescissoria. Non comprendendo che se perdi fiducia in te stesso, in misura maggiore la perde chi ti osserva e ti giudica. Sembrerebbe invece addirittura che non vuole rinnovare e decidere se rimanere una volta svincolato. So bene, per una lontana esperienza nel mondo del calcio, che quando si cercano giocatori importanti la loro accettazione è subordinata a che la squadra sia rinforzata. Ma al Gallo questo comportamento non fa onore. Credo che un minimo di riconoscenza debba averla, e se non è al centro del mercato come legittimamente sperava, non è certo colpa del Toro. Anche tenuto conto che gli è stata fatta una proposta di rinnovo, a quanto si legge, molto interessante. È vero che un anno è lungo e c’è tempo per cambiare idea. Ma a questo punto se non rinnova non è più il mio capitano e la stessa tifoseria deve fargli sentire il peso della sua scelta. Sempre e comunque forza TORO.
Avvocato generalista da oltre 40 anni, autore di un saggio sulla storia della professione forense pluripremiato (con un lontano passato di direttore sportivo di due squadre militanti in Eccellenza) e tifoso del Toro da quando Meroni ha vestito la maglia granata.
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