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Uno zar nel taschino

Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 
Culto / Culto compie un anno e lo festeggia ricordando uno splendido pomeriggio di sole dove Polster si mise Vierchowod nel taschino ed Ezio Rossi decise di emulare due leggende

Pietro Vierchowod, detto lo “Zar”, uno di quei difensori che solo nominarlo fa sudare freddo molti attaccanti. Un difensore così arcigno che a Vicini rimproverano ancora adesso di non averlo messo su Maradona nella semifinale mondiale del ’90, così forte fisicamente da smettere di giocare a quarantun anni. Non tutti gli attaccanti, però, sono caduti sotto i suoi colpi implacabili. Alcuni lo hanno messo in difficoltà come, parole dello stesso Vierchowod, Spadino Selvaggi. Ma ce n’è uno che, in una soleggiata domenica di settembre, esaltando chi era al Comunale o con l’orecchio incollato a “Tutto il calcio minuto per minuto”, ha preso lo Zar e se l’è messo nel taschino: si chiama Toni Polster.

Il Torino 1987/88 ha dato degli addii importanti, innanzitutto al presidente Sergio Rossi che cede la società a Gerbi e De Finis avviando inconsciamente l’effetto domino che paghiamo ancora ai giorni nostri. I giocatori che salutano sono tanti e forti: Francini, Junior, Dossena, Zaccarelli che lascia il calcio giocato, Kieft. Ci lascia anche un giocatore di rendimento e una colonna come Beruatto, un secondo affidabile (tranne su un corner di Hansi Muller) come Copparoni, un buon centrocampista come Pileggi. Gli ingressi sono pochi, ma importanti. Escludendo Zaninelli, che farà da riserva a Lorieri, sono tutti titolari o potenziali tali: Benedetti che rientra dal prestito all’Ascoli, Crippa che giunge dal Pavia e sarà l’incredibile rivelazione stagionale, il danese Berggreen, il prezioso Gritti e poi, ovviamente, Polster, voluto fortemente da Radice, con una media gol clamorosa nell’Austria Vienna. Alto, potente, ma con piedi educati, bravo a mettersi in proprio, ma anche ad aiutare la squadra.

Dopo aver passato il turno in Coppa Italia, il Toro esordisce in campionato con una sconfitta rocambolesca ad Avellino con gol dell’ex di Schachner, pareggio proprio di Polster (bel dribbling sul portiere e freddezza nel trasformare l’invito di Comi), 2-1 su punizione di Alessandro Bertoni e beffa finale col rigore parato da Di Leo a Gritti al 90’. La sfida con la Sampdoria è già un crocevia importante, mentre, sullo sfondo, si parla addirittura di un ritorno di Dossena in granata. I blucerchiati non sanno ancora che stanno entrando al Comunale nel momento sbagliato, in uno di quei pomeriggi in cui, semplicemente, non ce n’è.

Il Toro attacca sotto la Maratona e parte fortissimo. Ci prova subito Sabato da fuori costringendo in angolo Bistazzoni, poi è proprio Polster a mettere i brividi ai blucerchiati dopo un errato disimpegno difensivo. Al 6’ il vantaggio è pura conseguenza. Polster batte una punizione da diciotto metri, Salsano devia, la barriera inizia a pasticciare su un pallone che sembra non volerne sapere di uscire da lì. Il numero nove, dopo aver battuto il piazzato, non ha smesso di correre, una rincorsa infinita che lo porta sulla sfera giusto il tempo per piazzarla in rete di sinistro e poi continuare a correre dove più conta. Verso la curva.

E’ una delle migliori partite del Torino del Radice-bis, intensissimo e spettacolare. La cosa che inganna gli avversari è proprio che Polster non è la classica torre che aspetta ferma, ma lo trovi ovunque, come al 20’ quando si inventa un lancio da regista sui cui sviluppi Gritti tirerà a lato. Per un attimo, però, Toni lascia il palcoscenico a un ragazzo del Filadelfia, uno che è l’utilità fatta persona, uno che quando segna raramente fa gol brutti. Questo, forse, è il più bello. Un gol alla Pulici e non lo dico io, ma lo dice proprio Pulici che è in tribuna. La rete la segna Ezio Rossi. Berggreen crossa col destro dalla sinistra ed Ezio, che ha avviato l’azione e si è fiondato in area, stoppa con il petto e invece di calciare col mancino, come logica vorrebbe, tocca in acrobazia col destro mettendo imparabilmente dentro. Toro due, Samp zero.

Il Toro esce dagli spogliatoi caldo come il fuoco, esattamente come ne era rientrato, e chiude subito i conti. Al 46’ una verticalizzazione per Corradini basta per scatenare nuovamente Polster che insegue la sfera e, in area, cerca di rientrare sul sinistro. Toni vince il rimpallo con Vierchowod che è disorientato, ma gli rimane tra i piedi. Polster cerca lo spazio per calciare e appena il “russo” glielo lascia mette in rete con un sinistro forte e preciso. Vierchowod è impietrito e, dopo un paio di secondi, si mette le mani sui fianchi: è la resa. Polster corre gioioso verso la panchina.

Il poker arriva al 79’: Ezio Rossi compie un pulitissimo anticipo difensivo a testa alta e parte a impostare l’azione. Dopo aver fatto un gol alla Pulici, Ezio prova un’azione alla Beckenbauer, ma purtroppo per lui, al contrario di Pupi, Kalle non è in tribuna a confermare, ma bastano i nostri occhi per capirlo. Il numero cinque granata taglia in campo con un rasoterra per Polster che si libera di Vierchowod con una spinta quasi infastidita, un gesto che si ammanta di una logica tale che l’arbitro non fischia. Polster controlla col sinistro e batte Bistazzoni per la terza volta, ritrovandosi in testa alla classifica marcatori con quattro reti in due partite. Il gol della bandiera di Vialli passa quasi inosservato.

Di quel pomeriggio resta una foto meravigliosa su Stampa Sera: un Radice fighissimo con gli occhiali da sole a braccia aperte che aspetta l’asso austriaco per un abbraccio liberatorio. C’è tutto quel Toro di fine anni ottanta che in quel pomeriggio scopriva ancora il gusto dei sogni in una giornata praticamente perfetta, dove le belle notizie non smettono di arrivare con Crippa che scopre a fine gara di essere stato di essere convocato nell’under21. Sarà una stagione lunghissima, fatta di sogni e di un finale amarissimo e ingiusto. Polster abbasserà la media gol, ma resterà comunque preziosissima in campionato e in coppa Italia. Verrà inspiegabilmente ceduto in Spagna dove farà sfracelli. Luis Muller, tecnicamente un mezzo fenomeno, non riuscirà mai a scaldarci come fece Toni in quel pomeriggio da sogno, in quel pomeriggio dove il gigante di Vienna prese Vierchowod e lo mise nel taschino prima di portarsi il pallone a casa.

Ps Culto compie un anno. Gli faccio gli auguri e sono sempre più stupito del fatto che, finita una storia, ne escano sempre altre dieci da raccontare. Col Toro, d’altronde, non potrebbe essere altrimenti.

Ps 2 nota personale. Tra le mail ricevute dai lettori, tutte preziosissime e che mi fanno davvero piacere, ce n’è una, inviatami la scorsa settimana da Giorgio dopo il pezzo sul derby del 3-2, che ho amato molto, ma a cui non sono riuscito a rispondere, perché mi dava errore. Ne approfitto per ringraziarti qui. Forza Toro.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.