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EDITORIALE

Vacanze romane

Gianluca Sartori Direttore 
Nel Torino assenza totale di reazione dopo il primo gol incassato. Altri segnali di poca fame dopo la partita di San Siro

Per la seconda volta in questo campionato il Torino ha dato la sensazione di non avere abbastanza fame di risultati e cattiveria agonistica. Dopo il ko contro il Milan, segnali simili si sono visti anche a Roma con la Lazio. Si può di certo perdere fuori casa e contro una squadra più forte, ma non è piaciuta la totale assenza di reazione dopo il primo gol incassato. Sicuramente ha ragione Juric quando dice che la squadra aveva speso tante energie psicofisiche contro la Roma tre giorni prima (e la Lazio aveva pure avuto un giorno di riposo in più). Altrettanto vero è che, soprattutto nella ripresa, non si è vista quella voglia di buttare il cuore oltre l’ostacolo e di fare tutto il possibile per creare problemi alla Lazio. A comandare il corpo è sempre la testa e, nel secondo tempo dei granata, non ci è parso di vedere quel sacro fuoco che ti fa andare oltre alla stanchezza, né in chi era in campo, né in chi è subentrato.

Ci sarà un motivo se da queste parti non si vincono tre partite di fila dal 2019. Forse ce n’è più di uno: da un lato il Torino, come dice Juric, è una squadra media che vince solo se è al 100%. Dall’altro, troppo spesso subentra una certa rilassatezza dopo alcuni risultati positivi. La Lazio vista in questa occasione di certo non era una squadra in un grande momento e con un altro approccio non sarebbe stato impossibile approfittare delle sue incertezze. Ora il Toro è chiamato a voltare pagina: detto che non è un delitto perdere in casa della Lazio, il salto di qualità lo si fa se si limitano i punti persi per strada contro le medio-piccole. Il match di lunedì contro il Verona proprio per questo non si può sbagliare.