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Ventura e il falso problema dell’inizio del campionato

Ventura e il falso problema dell’inizio del campionato - immagine 1
Il Granata della Porta Accanto / Legittima e sensata la richiesta del CT, ma forse occorrerebbe ripensare l'intera logica del sistema calcio italiano
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Giampiero Ventura da quando ha fatto il salto della quaglia, spostandosi da una panchina di club a quella della Nazionale, come quasi tutti i suoi predecessori, ha scoperto che il ruolo di ct ha parecchi lati oscuri. L'ex allenatore granata, in una recente intervista, ha espresso l'auspicio che anche il campionato italiano come quelli di gran parte d'Europa cominci nella prima metà di agosto in modo tale che anche i giocatori italiani arrivino ai primi impegni di settembre in maglia azzurra con un numero maggiore di partite ufficiali nelle gambe. Pensiero, questo, al di là dello scopo, ragionevole e di buon senso.

Il problema è che le parole di Ventura si limitano a questo e non indagano oltremodo su aspetti più generici che a cascata si possono estrapolare dalla sua “denuncia”. Il CT, infatti, non menziona lo stravolgimento che ha subito la Coppa Italia negli ultimi decenni, trasformata da vera palestra ufficiale in vista del campionato a competizione farsa per formula e calendario. Un conto infatti è giocare un'amichevole estiva per prestigiosa che sia, un altro è essere impegnati in una competizione ufficiale in cui ci si gioca qualcosa tipo il passaggio di un turno o punti veri per la classifica di un girone eliminatorio. Certo il campionato è sicuramente più probante, ma una coppa resta una competizione in cui il tenore agonistico e la sollecitazione psicofisica dei calciatori è di gran lunga superiore ad una partita amichevole.

Insomma, volendo mantenere l'inizio del campionato più verso settembre (ma perché, viene da chiedersi, se poi si deve infarcire il calendario di insulsi turni infrasettimanali...), il modo per rendere più agonistica la stagione ci sarebbe. Ad essere onesti, però, non è solo in casa nostra che dobbiamo guardare. Com'è possibile che la UEFA non riesca ad imporre un calendario comune a tutte le sue federazioni con inizio e fine dei campionati uguali per tutti? Si dirà che l'aspetto climatico rende difficile questa uniformità (giocare all'inizio di agosto in Norvegia non è come farlo in Spagna),ma è una scusa che non regge. E' la volontà politica che non c'è. Così come non c'è una volontà chiara di uniformare e, soprattutto, limitare la durata del calciomercato, vero freno e limite dell'avvio delle attività agonistiche. Che senso ha giocare giornate di campionato con il mercato aperto? Che senso ha preparare ed allenare le squadre con rose in continua evoluzione costringendo tantissimi calciatori a cambiare cammin facendo metodi di preparazione o addirittura ad allenarsi male perché in attesa di sistemazione? Che senso ha far durare il mercato due mesi in estate e addirittura uno in inverno quando l'ottanta per cento delle operazioni viene fatto nei primissimi o negli ultimissimi giorni dell'intera finestra di mercato? Un movimento del calcio serio e responsabile aprirebbe il mercato il giorno dopo la fine del campionato e lo chiuderebbe una settimana prima del suo inizio, garantendo una finestra di riparazione solo durante le due settimane della sosta invernale.

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