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Ventura, Sansone e i risultati

Il Toro vince a Pescara, centra la seconda vittoria consecutiva (evento addirittura statisticamente rilevante in serie A dato che non si verificava dal 2008) e si piazza in una posizione di classifica talmente tranquilla da far strabuzzare gli...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Il Toro vince a Pescara, centra la seconda vittoria consecutiva (evento addirittura statisticamente rilevante in serie A dato che non si verificava dal 2008) e si piazza in una posizione di classifica talmente tranquilla da far strabuzzare gli occhi anche al più ottimista dei tifosi. Spinto dal calendario, che era stato altrettanto determinante, ma in negativo, nel periodo “buio” a cavallo tra novembre e dicembre, da un mercato che lo vede finora assecondato in tutto e per tutto nelle uscite (parecchie) e nelle entrate (una sola, ma di peso) e dalle risposte finalmente positive degli uomini su cui aveva puntato maggiormente, Ventura si gode il suo momento d'oro dopo le critiche che lo avevano toccato prima di Natale. E' la solita storia vecchia come il mondo: quando vinci hai sempre ragione. E nel calcio, si sa, questo vale ancora di più. Se non tutto. L'unico forse che potrebbe spezzare una lancia a favore della pazienza delle società di calcio in assenza di risultati è Sir Alex Ferguson, il quale però, a ben vedere,  ha poi compensato con pesantissimi interessi in termini di vittorie e trofei i suoi anni di vacche magre nel suo quarto di secolo passato sulla panchina del Manchester United.    Anche Giampiero da Genova ha finora racimolato qualche piccolo record  alla guida del Toro: promozione al primo anno, allenatore più longevo ingaggiato da Cairo, maggior  numero di punti conquistati dopo 21 giornate nei campionati di A dell'era cairota. Mica poco per chi conosce le cose del Toro e sa che aria tira da queste parti. E i giovani che giocano col contagocce? E i figli e figliastri del tanto sbandierato gruppo? E i cambi tardivi? E la palla che frulla più dalle parti di Gillet che in altre parti del campo? Peli nell'uovo, argomentazioni capziose, al più meri effetti collaterali dell'unica cosa che conta: raggiungere gli obbiettivi. Se salvezza sarà, per quanti di noi conterà se Diop avrà giocato 56 minuti o 560, se Bianchi avrà passato le domeniche sperando che qualche pallone vinca la forza di gravità e si alzi fin sopra la sua testa, se Meggiorini avrà preso più ammonizioni di un mediano come Gazzi, se la formazione suonerà “vagamente” simile a quella del Bari di tre anni fa o se Sansone farà un girone di ritorno strepitoso ma con la maglia della Sampdoria? Suppongo a pochi.  E' simpatico, Ventura, ma soprattutto “la sa lunga”. Non so quanto sia entrato o quanto entrerà nei cuori della gente, sebbene non credo che a lui importi più di tanto: i risultati dicono che fa quel che dice e di questi tempi in Italia è una cosa quasi strabiliante. Che se non ti garantisce di essere amato per lo meno ti fa guadagnare il rispetto di tutti. Il commento più comune infatti che ho sentito ultimamente su Ventura è stato: non mi piace il suo gioco, non condivido tante scelte ma, vivaiddio, finalmente il Toro è una squadra, ha un gioco e sembra la cosa più vicina all'idea di un progetto che si sia vista negli ultimi sette anni. Se poi anche Cairo cala le braghe e dice che “farà tutto quello che il mister gli chiederà” allora il trionfo di Mr Libidine è totale: cose mai viste! Già sentite, forse, ma mai viste finora. Riuscirà il nostro eroe a mettersi in scia dei Mondonico o dei Radice o si accontenterà di essere migliore di un De Biasi o di un Novellino qualunque? Se i risultati continueranno a seguire il trend di crescita che hanno avuto da quando si è seduto sulla panchina granata non c'è dubbio che Ventura entrerà di diritto nel gotha degli allenatori del Toro. In caso contrario, mi chiedo quanto un ipotetico nuovo “caso Sansone” in futuro potrebbe rendere traballante la sua posizione. Perchè le chiavi di lettura della vicenda sono sostanzialmente due. La prima, pro Ventura, chiama in causa la condotta del giocatore: può un ragazzo che ha fatto tanta gavetta in C e in B come Sansone, raggiunta la serie A in una piazza importante, lamentarsi dopo appena sei mesi di non giocare con continuità e chiedere di volersene andare senza avere la pazienza, l'umiltà e la voglia di mettersi in gioco almeno per un'intera stagione? La seconda, contro Ventura, è invece decisamente sfavorevole all'operato del mister: può un allenatore non dare mai reale fiducia ad un giocatore talentuoso su cui la società ha investito economicamente tanto e, in assenza di una concorrenza spietata nel suo reparto, confinarlo in panchina per la gran parte della stagione sin qui giocata nonostante l'opinione pubblica lo sostenga a gran voce? Che la verità stia in mezzo è una banalità che probabilmente ha un suo fondamento più che consistente, ma se in questo momento i risultati danno ragione a Ventura, che ha ottenuto tanto anche senza l'apporto di Sansone, in caso di risultati meno buoni non so quanto un caso del genere potrebbe pesare sulle sorti del tecnico.    E' chiaro a tutti che l'uomo non teme di prendersi le proprie responsabilità se ha voluto a tutti i costi rischiare sulla scommessa Barreto e a Pescara non ha fatto nulla per nascondere il gradimento che ha verso il nuovo acquisto schierandolo titolare dopo appena due giorni di allenamento. In barba a tutte le gerarchie di gruppo e alla teoria più volte enunciata degli “inserimenti graduali”.... A fine stagione quindi se avrà centrato l'obbiettivo non ci sarà che da levarsi tanto di cappello di fronte a quest'uomo sulla cui caratura non ci sono dubbi e sui cui metodi si potrà discutere quanto si vuole ma non si potrà dire che non sono efficaci.   Alessandro Costantino twitter: alecostantino74   (foto Dreosti)

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