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columnist
È insieme alle costine di ferragosto che Umar Sadiq arriva al Toro, e il 16, Cairo ufficializza la notizia: “"Umar è un talento emergente del nostro calcio, un giovane centravanti che nelle ultime due stagioni ha già avuto modo di maturare una formativa esperienza in serie A e a livello internazionale si è distinto contribuendo alla conquista della medaglia di bronzo della nazionale nigeriana alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Grazie alla sua importante statura sa rendersi temibile pure nel gioco aereo, sfruttando anche ottime doti in elevazione, perciò in virtù di queste caratteristiche può rappresentare un valore aggiunto per il nostro reparto offensivo. A nome di tutta la Società sono lieto di accoglierlo con un cordiale benvenuto. Sempre Forza Toro!" Sadiq ha 192 centimetri di altezza da giocare. Nascendo in Nigeria cresce calcisticamente nella realtà più importante laggiù, la Football Collage Abuja di Gabriele Volpi, il presidente dello Spezia nella B italiana, e del Rijeka nella A croata. Gli innumerevoli gol in patria determinano l’acquisto del suo biglietto aereo per l’Italia. È sufficiente un trolley per il suo risicato bagaglio perché la voglia di segnare fortunatamente non gliela pesano alla dogana, sennò l’areo non sarebbe bastato.
Nella Primavera dello Spezia infila 26 gol in 27 partite. E giocava da esterno. Lo Spezia si scontra con la Roma e De Rossi indica Sadiq: è lui che voglio! Per 500mila euro a luglio 2014 raggiunge la capitale, ricompensando la fiducia giallorossa con ben nove gol in tre partite, ai danni del Napoli, Lanciano, Ascoli. La Primavera della Roma è Sadiq, nella Youth League sbaraglia il Bayer con tre dei cinque gol inferti ai tedeschi. Presto la Primavera della Roma diventa stretta e corta per il gigante Sadiq, che è pronto a dire sì al cenno di Garcia: Roma, prima squadra.
Seduto in panchina tra Totti e Falque a veder giocare Dzeko, Salah e Gervinho. Quando si dice la concorrenza… Contro il Bologna, il 21 novembre 2015, entra per la prima volta in un campo di serie A nei 90 minuti amatissimi, prendendo il posto di Iturbe; contro l’Atalanta sostituisce il nostro Iago. Ancora panchina, panchina, panchina ed ecco finalmente acciuffare l’assist di Vainqueur e firmare il primo gol in serie A, contro il Genoa. È il 20 dicembre 2015.
A settembre 2016 Sadiq va in prestito al Bologna ma non è un anno fortunato, a fine stagione torna a Roma. E finalmente eccoci, è ferragosto, arriva in prestito al Toro. Sei milioni a riscatto. Che non son pochi.
Un paio di settimane e già qualcuno mormora che Miha lo guarda scuotendo la testa, non è convinto. Miha è l’irrequietezza di Niang che brama, nell’ultimo colpo di coda d’agosto. Bastano quindici giorni per pesare, svalutare e rispedire al mittente un giocatore di vent’anni? Meno ancora dell’avventura agostano-granata di Tachsidis, che almeno durò un mese intero. Ma agosto alla fine si chiude confermando Sadiq e portando Niang.
Sadiq ha 192 centimetri di talento destinati a crescere di potenza ma l’idea di fare di lui il Vice Belotti in qualche modo lo penalizza, è una responsabilità che si può caricare addosso a chi l’esperienza l’ha accumulata in tanti, tanti minuti di serie A. Vero è, che un Vice Belotti è destinato a fare ore di panchina. Insomma, il vicebelottismo è un profilo contraddittorio e forse – chissà – il gigante esile Sadiq si saprà ben destreggiare dietro e davanti le quinte del nostro amato primo attore, il Capitano.
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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