C'erano una volta i tifosi del Toro, quelli diversi dagli altri tifosi, capaci di elevare ad idoli giocatori che in altre piazze non avrebbero scaldato i cuori, ma che per grinta e spirito di sacrificio in granata venivano invece apprezzati di più. C'erano e per fortuna ci sono ancora, sebbene sempre più rinchiusi, come indiani nelle loro riserve, in sacche nostalgiche di calcio d'antan, quello, per capirci, anteriore allo sbarco delle pay-tv. Certo è dura mantenere intatta la voglia e la purezza necessaria a tifare per un'idea di squadra, giacché nella realtà spesso gli undici che indossano la maglia granata non sempre sprigionano in campo ciò che il tifoso vorrebbe vedere dagli spalti. Raramente (per fortuna) può invece accadere il contrario, cioè che chi è in campo si comporti " da Toro", ma ciò non venga recepito nella maniera più corretta dai suoi stessi tifosi.
columnist
Vives: giocatore da Toro, con quel timbro ingeneroso di “pupillo di Ventura”
Mi riferisco in particolare alla parabola in granata di Giuseppe Vives, arrivato assieme a Giampiero Ventura e diventato uno dei pretoriani di ferro del mister genovese nel quinquennio trascorso con lui. Che il centrocampista napoletano non fosse un campione non v'erano dubbi come però altrettanto indubbio era il fatto che il suo modo di stare in campo potesse ben sposarsi con quelle caratteristiche di generosità e dedizione alla causa che sono sempre molto amate dai tifosi del Toro. Vives a dispetto dell'età non più verde ha giocato tantissimo in queste cinque stagioni, battendo ogni suo record di minutaggio, incredibile a dirsi, proprio in quest'ultima stagione, quella in cui compie 36 anni. In una situazione normale (anche se viene da chiedersi quando mai ci siano situazioni "normali" nelle vicende del Torino) Vives sarebbe stato idolo indiscusso della tifoseria granata, esempio di longevità, attaccamento e tremendismo, oltre che applauditissimo beniamino della Maratona.
In parte ciò è avvenuto perché Peppe è stimato da una buona fetta di supporter e sebbene non più giovanissimo sforna ancora qualche giocata memorabile, tipo l'assist per Peres nella partita contro il Napoli (assist che se avesse fatto Pianjc o Pogba sarebbe stato mostrato a nastro da tutte le trasmissioni sportive nazionali nei giorni successivi...) o il gol del 2-0 al Bologna. Se non è avvenuto del tutto è solo perché Vives si è pian piano trasformato nell'immaginario collettivo granata nel simbolo della summa degli errori più contestati a Ventura: mancanza di un regista "vero" in mezzo al campo, ostinazione nel far giocare i vecchi a dispetto dei più giovani, mancanza di imprevedibilità nello sviluppo delle trame di gioco (i "famosi" retropassaggi, in primis..).
Una buona parte della tifoseria, non gradendo questi aspetti della gestione Ventura, ha incominciato a prendersela con Vives più con l'intento di criticare di riflesso l'allenatore che non il giocatore stesso il quale, pur con tutti i suoi limiti, ha sempre dato il massimo mantenendo un rendimento globale più che accettabile.
Ora che Ventura andrà via e Vives vivrà la sua ultima stagione da calciatore del Toro molto probabilmente da comprimario, mi piacerebbe che venissero meno i motivi per i quali è stato troppo spesso ingiustamente criticato. Sarebbe bello che nelle gare in cui verrà chiamato in causa (e che probabilmente giocherà da capitano se Glik andrà via) venisse applaudito come un giocatore "da Toro" quale a mio parere è. Se vogliamo come tifosi mantenere la nostra diversità non possiamo non riconoscere in chi incarna i nostri valori qualcuno da stimare e da sostenere.
E' facile amare i campioni. Più difficile amare i giocatori che campioni non sono, ma che dimostrano quotidianamente che si può sempre andare oltre i propri limiti. Una roba da Toro. E Vives, a prescindere da Ventura, ha sempre dimostrato di esserlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA