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Voglia di Toro

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Il segno dei tacchetti / Mentre il resto del mondo pallonaro è indaffarato su altri versanti, godiamoci Bormio e la stagione che verrà.
Diego Fornero

Bormio, decimo giorno di ritiro concluso. In altura, dove ormai il Toro è di casa, si respira sempre un'aria un po' frizzantina. Sarà che in estate è lecito avere buoni auspici, sarà che i giocatori vivono l'avventura un po' come quei campi estivi che organizzava la parrocchia, ai quali andavi convinto di farti due scatole così (e magari in parte era anche vero) e poi tra pallone, carte e prime cottarelle, finivi pure per divertirti.

Insomma, il ritiro è bello perché non devi preoccuparti di nulla: il gruppo si forma, i tifosi ti vogliono bene (non sempre sempre, ma quasi sempre), ci sono i ragazzi della Primavera in gruppo che sognano ad occhi aperti, i nuovi arrivi con il loro carico di aspettativa, il Mister è di buonumore e il Presidente ancora di più.

Non torno su queste colonne per analizzare nei dettagli un calciomercato che ha ancora tanto da dare e tanto da chiedere (arriverà il momento), ma per dedicare due righe a questa atmosfera: la sgambata contro la Bormiese e la festa in piazza hanno rappresentato una di quelle care vecchie abitudini alle quali non vogliamo rinunciare, e ci stiamo anche affezionando alle Instagram Stories di un po' tutta la rosa impegnata a trasformare Bormio in una Sanremo di Valtellina.

Mentre il resto del calcio italiano si divide tra l'arrivo di un giocatore che di fatto chiude il campionato ancora prima di iniziarlo (non neghiamo l'evidenza); illeciti sportivi veri o presunti e una Serie A della quale non conosciamo ancora la fisionomia, e – soprattutto – i soliti tristissimi addii a Club che hanno rappresentato tanto e che scompaiono tra l'indifferenza generale (Bari e Cesena su tutti, ma non sono i soli), ecco che le sessioni di allenamento al fresco, gli scherzi, le imitazioni di Celentano, i sorrisi, il pallone che rotola, una campagna abbonamenti tanto per cambiare un po' discutibile (ma diciamocelo: quale tifoso granata si abbona perché convinto dalle scelte di marketing? Ci si abbona con il cuore e basta) e quella maglietta granata che – volenti o nolenti – non sarà mai come tutte le altre, ci restituisce un po' di gioia disincantata.

Quest'anno sarà diverso da quelli appena conclusi? Difficile, se si guarda alla rosa così com'è ed alle operazioni di mercato delle dirette rivali per la tanto mitizzata Europa, ma una cosa è certa: il Toro c'è, è pronto a tornare, e noi abbiamo tanta, tantissima, voglia di riviverlo. Così, con bellezza, semplicità e quel tanto di illusione che a luglio rivendichiamo il diritto di permetterci.

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