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WM: dal Grande Torino a questo Torino…

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata Della Porta Accanto / Si scelga una strada e la si percorra con coerenza fino alla fine: se è quella dell'Europa, allora si giochino le partite per vincere

WM sono le iniziali di Walter Mazzarri e sicuramente capeggiavano, in perfetto stile anglosassone, sulla sua tuta personalizzata quando allenava il Watford. WM però nella mente e nei ricordi di ogni sostenitore granata è anche il modulo, rivoluzionario nell'Europa continentale dell'epoca, (ma già in uso da tempo presso i maestri inglesi) con cui giocava il Grande Torino, il cosiddetto Sistema, cioè quell'inquadramento tattico che ha permesso a quei fantastici campioni di esprimere al meglio il proprio talento e di primeggiare nel campionato italiano sino alla tragedia di Superga. È una sigla talmente evocativa, WM, ed è stato un sistema veramente innovativo per quel football, che suona quasi bizzarro pensare che sia la stessa di un allenatore che, al contrario, sembra ancorato ad un calcio, quello del catenaccio all'italiana, che non esiste più da almeno una ventina di anni e che, giocato al giorno d’oggi, sembra da medioevo. Eppure io stesso elogiavo Mazzarri per il suo pragmatismo e la sua concretezza perché non ricordavo francamente che le sue squadre avessero questo atteggiamento così restio ad offendere, ma fossero sì solide dietro, ma sempre pericolose in avanti. Mi chiedo se le ultime avventure di Mazzarri in panchina (Inter e Watford), terminate non proprio in gloria, abbiano accentuato questa sua natura prudente che di sicuro ha contribuito al suo successo nella prima parte della carriera ma che ora sembra quasi un boomerang che gli si ritorce contro. In fondo nessuno chiedeva al mister di andare a Ferrara e vincere facile di 3 gol, ma solo di vedere in campo una squadra vogliosa di imporsi e di far suoi i tre punti “facendo” un po’ di più la partita. Sul piano della lotta e della grinta non si può dire niente a Belotti e compagni, ma l'atteggiamento in campo non è stato da squadra che punta ad entrare nelle prime sei della classifica. Abbiamo fatto la partita che avrebbe fatto la Spal su di un qualunque altro campo di serie A. Con la differenza che gli estensi puntano a salvarsi, noi, in teoria, all'Europa… 

Non credo di essere l'unico ad aver rivisto l'atteggiamento della famosa partita di Carpi di qualche stagione fa: il Toro gioca in anticipo e per una notte può essere primo in classifica come non accadeva da decenni. Tutti si aspettano una squadra arrembante che assapora il momento di gloria ed invece alla fine si registra una della più brutte prestazioni dell'era Ventura (nella Top 3 assieme alla vergognosa melina di Castellammare di Stabia e al non gioco di un Toro-Genoa 0-0 con punticino che sanciva la salvezza matematica). C’è quindi una serie di corsi e ricorsi nella recente storia granata di esami di maturità mancati. Il che fa supporre che non sia da addebitare solo all'allenatore di turno la mancanza di mentalità vincente. 

Sono arrivato anche a pensare che il presidente Cairo sia una furia con i mister quando si perde e che questi, pur di non rischiare di perdere una partita e sentirsi i rimbrotti del proprio datore di lavoro, preferiscano pareggiare per vivere sereni. Scherzi a parte, è quantomeno singolare però, che nell'era dei tre punti, dove lo sanno anche i sassi che su due partite è meglio vincerne una e perderne un'altra piuttosto che pareggiarne due, il Torino si ritrovi spesso a non osare mai, come se la differenza tra un ottavo posto o un quattordicesimo cambiasse qualcosa nell'economia di una stagione. Si scelga una strada e la si percorra con coerenza fino alla fine: se è quella dell'Europa si giochino le partite per vincere, se è quella della valorizzazione della rosa allora si facciano giocare i giovani o i prospetti interessanti e non si guardi più la classifica. Io sono ancora fiducioso che si possa togliere il freno a mano e lottare per qualcosa di grosso. Se lo fanno a Bergamo… 

Vorrei, quindi, che WM fossero non (solo) le iniziali del mister, ma l'incipit del motto W M.. azzarri! perché se dovessimo trovarci a scriverlo a fine anno vorrebbe dire che il tecnico livornese ha trovato la quadra e ci ha fatto raggiungere traguardi al momento impensati. 

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.