In estate ne abbiamo parlato a lungo su queste pagine, snocciolando per filo e per segno l'ultimo bilancio del Torino: un conto economico in ordine, dove non figurano debiti con le banche e dove le plusvalenze fan da padrone.
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In una Serie A in deficit, il Toro è l’esempio economico da seguire
Cairo era partito da una situazione piuttosto sanguinolenta, dovendo risanare 59 milioni di perdite in 8 anni, questi frutto di campagne acquisti sbagliate e ingaggi al di sopra della propria portata. Quindi l'arrivo del direttore sportivo Petrachi che ha dato una grossa mano a Cairo nella gestione economico-sportiva: il Torino non va in perdita da due anni di fila e quest'estate ha potuto utilizzare a proprio piacimento sul mercato ben 10 milioni di euro. Senza contare la cessione di Darmian, anche questa prontamente reinvestita.
Quest'anno il Torino chiuderà certamente per l'ennesima volta in utile e avrà alla portata di mano (o meglio di tasca) i soldi per riscattare Immobile. Con o senza mettere in conto l'ultima rata che il Dortmund deve ancora saldare ai granata. Gli stipendi in questo momento sono aumentati, ma per lo stesso ragionamento di cui sopra, anche quest'estate partirà un pezzo pregiato: nuova plusvalenza e pressione salariale abbassata.
Quello del Torino è senza dubbio un modello da seguire sotto l'aspetto economico, in una Serie A dove squadre come Roma, Fiorentina, Inter e non solo, sono in pieno deficit. Ma che allo stesso tempo fatica a farti vincere: coltivare gioielli e vendere i propri pezzi pregiati non ti permette di fare quel salto definitivo verso un qualsivoglia trofeo.
Certo si potrebbe discutere su una più equa ridistribuzione dei diritti televisivi, sui reali benefici degli stadi di proprietà e sui modelli esteri da prendere in esempio. Ma questa è un'altra puntata, andrà in scena più avanti, sempre su queste pagine...
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