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Diritti Tv e Serie B: ecco quanto vale il paracadute in caso di retrocessione

Manolo Chirico

Nella nostra inchiesta estiva sull'ultimo bilancio del Torino (LEGGI QUI), avevamo sottolineato come il club granata utilizzi di fatto gli introiti derivati dai diritti televisivi interamente per coprire le spese fisse della società. Proseguendo la nostra analisi sul tema, poniamo l'occhio su quello che da tutti è definito come il modello più equo di ridistribuzione dei Diritti Tv a livello europeo: quello applicato in Premier League. La principale differenza tra il modello d'Oltremanica e quello nostrano, sta nei criteri d'assegnazione, questi decisamente più legati alla realtà del momento e non tanto a quella storica di ogni club. Se in Serie A - come detto in precedenza - il 40% della torta viene divisa in parti uguali, il 25% in base ai sostenitori, il 5% in base ai sostenitori residenti nel capoluogo in cui gioca la squadra, il 5% in base ai risultati ottenuti nella stagione precedente, il 15% negli ultimi 5 anni e infine il restante 10% in base alla storia del blasone; in Inghilterra tutto è molto più snello è semplice. Il 50% è diviso in parti uguali, il 25% in base al risultato ottenuto nella stagione precedente e infine il restante 25% in base al numero totale di ritrasmissioni in diretta di ogni singola partita che ogni singola squadra ha giocato.

Ma non è tutto, dall'altra parte della Manica viene anche garantito ad ogni società il 100% degli introiti derivati dalle partite trasmesse all'estero. Privilegiando e non poco la capacità comunicativa e di marketing si scala mondiale di ogni singola dirigenza. Una soluzione che garantisce anche al più scarso dei club in tal senso, un buon 4% in più di margine sui diritti tv.