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Mal comune, mezzo gaudio

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L’adagio, vecchio come Matusalemme, dice così: “Mal comune, mezzo gaudio”. E il paradosso è proprio questo: non c’è nessuno che va davvero bene, nessuno che non abbia scheletri nell’armadio,...
Luca Sgarbi

L’adagio, vecchio come Matusalemme, dice così: “Mal comune, mezzo gaudio”. E il paradosso è proprio questo: non c’è nessuno che va davvero bene, nessuno che non abbia scheletri nell’armadio, quindi complessivamente il quadro non è così nero per nessuno. Mal comune, mezzo gaudio. Appunto.

A partire da sopra dove nessuno sembra davvero in grado di salutare la compagnia.  Novara, Atalanta e Siena sembrano sempre, per motivi diversi, le tre candidate intoccabili. La “maquina perfecta” di Tesser ha perso punti, per la prima volta, al Piola. Merito di un malato di pareggite: inguaribile, l’Empoli. Pareggia la decima, non perde mai, e piazza un punto di domanda grande come una casa proprio sul Novara: bastano tredici-quattordici giocatori, una turnazione minima, per gestire quarantadue-giornate-quarantadue? Direi no. Discorso diverso, classifica analoga per l’Atalanta: la favorita numero uno del campionato non incanta mai, ma ha preso continuità. L’unica incognita era assorbire la retrocessione e credo che l’atteggiamento spavaldo del presidente Percassi, alias Massimo Decimo Meridio, sia servito eccome. Soprende la Reggina. Meraviglia proprio per la continuità. Regola aurea di chi vuole arrivare in fondo. Passa a Cittadella, così come la Triestina espugna Livorno. C’entra la legge dei grandi numeri: i giuliani non vincevano mai ultimamente, gli amaranto avevano infilato una buona serie, arriva la legge dei grandi numeri e tanti saluti alla logica. Punti pesantissimi. Come quelli che conquista il Toroin casa con l’Albinoleffe: sembrano un brodino, ma saltare fuori da una crisi senza grossi danni è nell’ABC di ogni stagione positiva. La via d’uscita è lontana, ma rimanere lì, grattare il fondo e risalire, in un modo o nell’altro, con le unghie e coi denti, è decisivo. Lo sta facendo il Toro, nonil Sassuolo: crisi gravissima, otto sconfitte in quattordici partite. Otto, tante quante Pioli ne aveva collezionate dopo trentacinque giornate dello scorso campionato. Gli emiliani sono il simbolo dell’imprevedibilità del calcio. Nessun progetto, nessuna programmazione è immune dal puro caso. L’Ascoli, invece, è la conferma che anche l’ultima può vincere e tirarsi fuori. Succede solo al Piano di Sotto. Dove “mal comune è mezzo gaudio”.

(Foto Dreosti)