di Luca Sgarbi
gazzanet
No calcio, sì party
...e ti sei opposto all'onda ed è lì che hai capito che più ti opponi e più ti tira giù.
Lo diceva Ligabue. Rivisitazione. Linguaggio moderno al servizio di un vecchio concetto. Nel 1500 uno dei padri delle letteratura italiana, Niccolò Machiavelli, forgiava, de facto, la società italiana: "Non c'è niente di più difficile da condurre, nè più dubbioso di successo, nè più dannoso da gestire, dell'iniziare un nuovo ordine di cose". A questo punto, mi guarderete dubbiosi ed esclamerete: "Beh, allora? Cosa c'entra con la serie B?" C'entra. C'entra. Perchè il Piano di Sotto è il simbolo della mentalità italiana. Il rettangolo verde sussurra che non c'è alternativa al gioco all'italiana: appoggiarsi sull' avversario, nove o dieci forsennati a chiudere gli spazi dietro la linea della palla. E soprattutto ripartire. Ripartire. Ripartire. E il Toro, come sempre capita, fa scuola. E' il simbolo.
Il "4-2-3-1 brioso" (nelle intenzioni di Lerda) è diventato "4-4-2 solido". Ma è la stessa storia per tutti. Dalla corazzata Atalanta in giù non c'è vergogna a chiudersi e ripartire. Siamo noi. L'Italia. Non piacciamo a nessuno, visti come azzeccagarbugli. Ci siamo compiciuti delle nostre vittorie. Ricche di pathos, spesso bruttine, per gli altri casuali. Da noi, però, paga essere così: Zeman? Un illuso. Un sognatore. Noi siamo più pratici. Primo comandamento: non prenderle. Appunto. Se vuoi salvare la panchina, togli le paillettes. E affidati a chi fa SEMPRE la differenza: in B (ehm, in Italia) si vince prendendone uno di meno e lanciando una preghiera. Se la raccoglie San Rolando è facile che venga esaudita. L'ha capito Lerda, l'hanno capito tutti. Il Toro solido non perde quasi più, non incanta e tira fuori un 1-1 non scontato contro la Reggina di quest'anno. Vince il Novara, la bella eccezione che conferma la regola. Li guardi e ti chiedi come facciano: un mistero. 2-1 di grinta pura a Piacenza, firmato Bertani (su assist di Gonzalez).
E chi sennò? La spavalderia di Colantuono costa caro ad Empoli: 3-0 significa una bella ripassatina alle ambizioni nerazzurre. Prosegue il girone dantesco del Livorno che perde a Crotone, altra adepta del "Primo: non prenderle". Il re inconstrato dell'anti-futbol rimane, però, Sannino: il suo Varese butta l'occhietto in zona playoff battendo 2-1 il Sassuolo: undici gol subiti in quindici giornate, un mare di zero-a-zero. Da noi la chiamano solidità, altrove anti-calcio. Come quello del Portogruaro o dell'Albinoleffe: ma, con tutto il rispetto, quando il massimo che ti propone la vita si chiama Momentè, Cocco o Altinier, lo 0 avversario nel tabellino-gol diventa la tua priorità. 0-0 tra Triestina e Portogruaro che non verrà ricordata come Italia-Germania 4-3. Niente targa commemorativa stile Azteca neanche a Padova, ma è un buon Padova quello che piega 3-1 il Frosinone. L'andazzo è sempre quello: non prenderlo ché tanto là davanti c'è Succi. Lui, i gol, li fa. 14 in 15 gare. Media alla Lionel Messi. Ops, scusate. Quello è Calcio. Questi sono calci. E noi le grandi rivoluzioni, ahimé, le lasciamo agli altri.
(foto Dreosti)
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