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Vecchio marpione dice: Toro in A

Luca Sgarbi
di Luca Sgarbi - "Avessi bisogno di soldi, i mille euro me li giocherei tranquillamente sul Toro", mi dice mentre sorseggia il classico caffè del dopo cena. "Tranquillo, giocateli sul Toro: non c'è pericolo", ribatte qualche secondo...

di Luca Sgarbi - "Avessi bisogno di soldi, i mille euro me li giocherei tranquillamente sul Toro", mi dice mentre sorseggia il classico caffè del dopo cena. "Tranquillo, giocateli sul Toro: non c'è pericolo", ribatte qualche secondo dopo, quasi avesse letto nel movimento impercettibile della mia fronte una specie di dubbio. "Non capisco da dove nasca questa tua sicurezza", gli dico. "Ragazzo, il sistema lo conosco", e d'altronde non lo metto in dubbio.

Da ex dirigente di una squadra che conta, da ex politico dilettante, il mondo del calcio e della B lo conosce bene. "Mettici il pubblico: giocare a Torino, gara di playoff, non è facile per nessuno", e mentre lo dice rivedo nella mente il film del playoff 2010, semifinale di andata. "Le squadre avversarie arrivano condizionate: ce la possiamo raccontare, ma una situazione del genere paralizza". "Vecchio marpione malizioso, non ci sarà altro? Arbitri, scandali e tutto il resto?", penso.

Calciopoli non è lontana. A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si prende, diceva il più furbo di tutti. "No, macchè arbitri. Il sistema calcio è più sottile: sa condizionare senza dir nulla, preme sull'arbitro di turno, ma non serve nemmeno che vada oltre: sai come funziona, la pressione che attanaglia un fischietto quando deve dirigere certe squadre", dice e muove un angolo della bocca, sorridendo leggermente. "Il discorso non è sistemico, però. Se tu dirigi una squadra come il Torino in serie B sai che certe cose non le puoi fare, e lo sai senza che nessuno  t'abbia mai detto niente".

"Varese e Novara sono vittime sacrificali, non di più", aggiunge, "Diverso sarebbe incontrare la Reggina in una ipotetica finale: in quel caso i 15-20mila spingerebbero e il discorso che t'ho appena fatto non vale. Comunque, fidati dello "zio": il Toro in A me lo giocherei", con tanto di occhiolino. "Ma non è che sai qualcosa di più?", chiedo. Sorride, estrae il portafoglio dalle tasche e mi dice: "Il caffè lo pago io". E quando sta per uscire...... driiiiiiiiiinnnnnnn!!! E' la sveglia. Suona. Rompiscatole come sempre. Allora non è vero niente. Sono nel mio letto, la fronte sudata. Mi alzo. E scuoto la testa. E' stato tutto un sogno. O forse no? 

(Foto: M. Dreosti)