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gazzanet
Il "Piano di Sotto" è il luogo nel quale il Toro vive precario.Non è il suo habitat ideale, ma deve farci i conti ogni giornata. La serie B non è la sua Arena: è un piano di sotto, appunto, rispetto alla normalità delle cose.
di Luca Sgarbi
Sarà una questione di motivazione. Sarà che quando sei abituato ad essere perdonato, poi credi di potertela prendere comoda. Nel paese del “volemose bene”, della pacca sulla spalla, il Piano di Sotto non fa eccezioni. Un errorino, facciamo pure due, sono tollerati, concessi a tutti. Persino a chi punta al Piano di Sopra, alla serie A. E allora, a partire dalla capolista Siena, il pit-stop fa tendenza. Fermarsi non fa piacere, fermarsi fa arrabbiare, ma fermarsi non costa caro. Quasi sempre. Questione di medie, e quella per sognare, per molti, potrebbe non essere un sogno.Il trend delle ultime stagioni permette a chiunque di farci un pensierino. Considerando la posizione due, quella che autorizza ad andarsene in vacanza a maggio spegnendo la candelina della A, non servono nemmeno due punti a partita. Per informazioni chiedere a Parma e Cesena, seconde negli ultimi due campionati. I 76 del Parma furono ben otto in più del Livorno, terzo; i 74 del Cesena servirono tutti, proprio tutti. Conto semplice: 74 diviso 42 (il numero delle giornate) fa 1,76. Ovvero meno di una vittoria e un pareggio ogni due giornate. Come dire, ogni tanto puoi perdere e giocarti il jolly. E qui basta guardare Siena e Toro. Due kappao pesanti nella sostanza: capibile quello dei granata visto l’avversario – il Livorno - più incomprensibile nelle proporzioni quello dei senesi (erroraccio da matita blu di Coppola sullo 0-0, roba che neanche Nelson Dida…) ad Empoli. Che continua a stupire assieme alla Reggina. Due delle grandi malate della passata stagione che cambiano completamente filosofia e ritrovano la linea: proprio vero, la serie B può regalare un sogno a chiunque. A patto di mantenere quel famoso “quasi due” di media a partita: dopo dieci giornate ci riescono solo il Siena (2.1), la Reggina (2.0), la capolista Novara (2.2) – che vince da grande squadra, facendo le barricate nel finale col Sassuolo – e l’Atalanta (1.8), tre punti in casa con l’Ascoli senza mostrare troppe bollicine. Ma più che il violino, serve la grancassa, come continua a ripetere Gregucci a Sassuolo. La vera malata di lusso sembra staccata quasi irrimediabilmente dal treno promozione, ma c’è sempre il famoso numerino (1.76) che lascia aperta la porta. Quando gli altri viaggiano in terza, se riesci ad inserire la quinta vai che è una bellezza. Fosse facile… Comunque, per il momento, è la (teorica) middle class a prendersi uno spazietto sul palcoscenico: Vicenza, Padova e Pescara, tre che non vogliono regalarsi batticuori e ce la faranno, perché dal Varese in giù tutte le altre hanno qualcosa in meno. I numeri non mentono quasi mai. Anche se nel calcio, a volte, due più due non fa quattro.
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